In Francia si protesta contro la costruzione di mega-bacini e contro l’accaparramento del bene più prezioso da parte dei colossi dell’agricoltura intensiva. Mentre la siccità mette a repentaglio la nostra sopravvivenza

Nel suo discorso al Kenyon College nel 2005, David Foster Wallace parlava della facoltà di decidere a cosa pensare come lo scopo più alto dell’istruzione: «Decidere con coscienza che cosa ha significato e che cosa non lo ha». Nelle sue parole, imparare a pensare significa potere – e aggiungo io – avere il privilegio di scegliere a cosa prestare attenzione. Per argomentarlo inizia raccontando la storia di due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, andando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice: «Buongiorno ragazzi, com’è l’acqua?». I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede: «Cosa diavolo è l’acqua?». Partendo da questo aneddoto, il discorso di Wallace esplora la libertà di poter definire la realtà in cui siamo immersi, di poter dire con certezza: «Questa è l’acqua».

 

Tra il 24 e il 26 marzo, quasi trentamila persone sono confluite a Sainte-Soline, nella Francia occidentale, per protestare contro la costruzione di mega-bacini idrici. Il progetto, spinto da una minoranza di agro-industriali del mais, ha lo scopo di amplificare l’agricoltura intensiva e ad alto capitale della zona drenando le falde acquifere. A fronte dell’imminente siccità estiva, l’industria agroalimentare della zona vuole conservare l’acqua, estraendola dal terreno, così da poter irrigare durante l’estate. Nel secondo giorno di mobilitazione, si sono mossi dal campeggio tre cortei: “l’otarda”, “la lontra” e “l’anguilla,” ovvero le tre specie maggiormente a rischio nella zona a causa della costruzione del progetto.

 

Lo scopo della mobilitazione è intervenire contro la costruzione dei bacini e quindi contro l’accaparramento dell’acqua da parte dei colossi dell’agro-business anche e soprattutto visto il loro legame con la crisi climatica e la conseguente siccità. L’accentuarsi degli eventi climatici estremi mettono a repentaglio la nostra sopravvivenza e, in quest’attesa, il futuro è più presente del presente: come andrà il raccolto questa primavera? Cosa succederà quest’estate? L’anno scorso sapevamo che la situazione, nell’inazione, si sarebbe aggravata, nonostante questo i governi hanno aumentato gli investimenti fossili.

 

In Francia, lo scorso agosto, è stato messo in discussione l’accesso all’acqua potabile in più di 100 comuni. Sulla stampa francese ci si chiede se la «guerra dei bacini» simboleggi la fine dell’abbondanza d’acqua, ma non c’è mai stata acqua in eccesso: c’è sempre stato un potere capace di deciderne il destino, anche a costo di esaurirla e mettere a repentaglio la vita sulla Terra. L’Europa si prepara a un’estate di emergenza idrica e di razionamento dell’acqua, in Italia già in questi giorni iniziano a essere emessi i divieti di riempire le piscine in alcuni comuni della Toscana durante la stagione estiva.

 

“Soulèvement de la terre”, una delle realtà che ha chiamato la mobilitazione, è stata definita dal governo Macron «eco-terrorista», definizione non, come sarebbe intuitivo, riferita a chi destina la Terra alla desertificazione, ma usata nei confronti di chi la protegge, con tutti i mezzi necessari, e anche gli ultimi che abbiamo a disposizione. Nonostante la scienza ci sostenga e direzioni, non dobbiamo per forza conoscere il funzionamento ingegneristico dei mega-bacini idrici per arrivare alla semplice consapevolezza di cosa è reale ed essenziale, per poterci guardare intorno e affermare «questa è l’acqua» e aggiungere: «Faremo di tutto per proteggerla».