Renato Accorinti, ex sindaco di Messina, è il simbolo della lotta contro l’opera che dovrebbe unire Calabria e Sicilia. A portarla avanti, ora che il governo riesuma il progetto, ci sono i giovani. «S’investa, piuttosto, nella messa in sicurezza del territorio»

Sono passati vent’anni da quando un professore di educazione fisica messinese, pacifista e ambientalista, Renato Accorinti, poi sindaco di Messina dal 2013 al 2018, decise, simbolicamente, di arrampicarsi sul Pilone di Torre Faro per dire “no” al Ponte. Era il 25 giugno del 2002: «La passerella di Matteo Salvini a Bruxelles – dice Accorinti, che oggi ha 68 anni – conferma ciò che tutti sapevamo già: non esiste un’idea di finanziamento. Il Ponte è sempre stato solo uno spot elettorale. Uno slogan. Andrò a Bruxelles a spiegare il perché il Ponte sullo Stretto non andrebbe assolutamente finanziato e costruito, ma anche e soprattutto per dire cosa realmente servirebbe al Sud».

Accorinti per Messina non è stato un sindaco “ordinario” ma il simbolo di una battaglia che ha accomunato tanti cittadini: «Puntiamo sulle opere necessarie per il Meridione – ribadisce – quelle che da sempre ci sono state negate. Il no al Ponte non è ideologico, ma tecnico. Perché sorgerebbe su un territorio altamente sismico e non rappresenterebbe una rivoluzione per la viabilità».

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Necessaria invece la messa in sicurezza del territorio. «Ogni volta che arriva una bomba d’acqua, dobbiamo contare i morti, come a Ischia o a Giampilieri nel 2009. Pensiamo a migliorare le nostre ferrovie e le nostre autostrade. In un tratto della Messina-Catania si viaggia in emergenza, perché sette anni fa, all’altezza di Letojanni, è crollato un costone roccioso. E non è certo più semplice arrivare a Palermo tra interruzioni e tratti disastrati. Per raggiungerla in treno ci vogliono tre ore. Il nostro campione Vincenzo Nibali, in bicicletta, ci mette meno».

Dietro Accorinti la nuova generazione di “nopontisti”. A cominciare da Giampiero Neri, suo ex alunno: «Renato è sempre stato un esempio per tutte le battaglie pacifiche». «Il Ponte? Assolutamente no, non ci serve», taglia corto Mauro Marino, avvocato. I “No Ponte 2.0” trovano altri riferimenti nell’impegno dell’anarchico messinese Claudio Risitano o in Ciccio Mucciardi, già attivo sul fronte della violenza contro le donne.

Tra i volti più giovani, c’è quello di Giuseppe Ialacqua, classe 1996, che tra i manifestanti è praticamente cresciuto: «Papà e mamma mi portarono all’ormai famosissima manifestazione del 2006. Il movimento deve aggiornarsi, bisogna ripartire e fare rete. Il Ponte sullo Stretto non serve a niente. Se devono essere investiti dei soldi, allora investiamoli in opere realmente utili a un Sud che ha voglia di rinascere».