Stress. Abbandono. Ansia da separazione. Dietro ai problemi dei nostri amici spesso c’è un errore umano che un istruttore può aiutare a risolvere. Senza scorciatoie o strumenti di tortura

Non sa un bel niente di cani e adotta un cucciolone di border collie che ha subìto già un paio di abbandoni. Il cane ha circa sei mesi, molto sensibile e pauroso. Se lasciato a casa solo abbaia come un pazzo. Il neo proprietario si rivolge alla più vicina scuola cinofila. Qui gli spiegano che esistono meravigliosi collari a vibrazione che in men che non si dica fanno tacere il cane. Mi si drizzano i capelli in testa quando sento certe cose.

 

Il povero cane soffre di ansia da separazione, cosa che succede a molti soggetti che provengono dai canili ma anche a cuccioli che prendiamo in allevamenti. L’ansia da separazione la provochiamo noi con comportamenti sbagliati. La soluzione non è certo punire il cane. Soffocare la sua angoscia un giorno lo porterà a esplodere e potrebbe mordere per scaricare la tensione. Mi chiedo come si faccia a cercare scorciatoie senza prima analizzare le motivazioni che spingono il cane ad abbaiare in modo anomalo.

 

La nicchia di mercato legata ai pet è consistente. Se ne è accorto anche il mondo sportivo. Aumentano i proprietari di cani e sale la domanda di tecnici che possano accompagnare l’istruzione dei proprietari. Nel momento in cui il cane è entrato nelle case degli italiani e non è più un semplice animale da fattoria o da caccia, ma diventa un membro della famiglia, le necessità cambiano. Scuole e accademie, metodi e specializzazioni, sono cresciute come funghi in meno di dieci anni. Risultato: da un lato abbiamo centinaia di istruttori per cani a cui rivolgerci per imparare a portare Fido al guinzaglio e iniziarlo a qualche disciplina sportiva, dall’altro il rischio di imbatterci in neo istruttori che poco sanno.

 

Non bastano sei mesi di lezioni per trasformarsi in una buona guida per neo cinofili. Lo spiega bene Valentina Balli, la numero uno nel mondo sportivo con i cani, in un suo post su Fb: «Ogni giorno che passo ad addestrare cani, aumenta la mia convinzione che gli stati emotivi siano decisamente più importanti di qualsiasi tecnica». Qui entrano in gioco le sfumature: «Per me l’addestramento è fatto per 2/3 della capacità nostra di trasmettere, costruire e associare la giusta emozione e dedizione a un’attività, il restante, dalla tecnica ovviamente necessaria». E sì, perché insegnare la tecnica è alla portata di tutti, o quasi, il resto è magia, complicità, energia. Pochi sanno insegnare a tirare fuori questa parte. Scegliere una buona scuola quindi non è facile perché l’offerta è vasta. Diffidate di chi propone scorciatoie e strani strumenti di tortura. Il percorso per diventare un binomio è lungo.