Andare o non andare all'evento in cui ci sarà anche la casa editrice vicina a CasaPound? Da Michela Murgia a Zerocalcare le nostre firme si schierano. Pubblichiamo i loro interventi scritti sui vari profili social e vi invitiamo a partecipare al dibattito

ZEROCALCARE

Ciao, in effetti ho annullato tutti i miei impegni al Salone del libro di Torino, sono pure molto dispiaciuto ma mi è davvero impossibile pensare di rimanere 3 giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale. 
Non faccio jihad, non traccio linee di buoni o cattivi tra chi va e chi non va, sono questioni complesse che non si esauriscono in una scelta sotto i riflettori del salone del libro e su cui spero continueremo a misurarci perché la partita non si chiude così.
Sono contento anche che altri che andranno proveranno coi mezzi loro a non normalizzare quella presenza, spero che avremo modo di parlare anche di quello.
Ciao
PS: non è che io so diventato più cacacazzi negli ultimi tempi, anzi so pure molto piu rammollito, è che oggettivamente sta roba prima non sarebbe mai successa. Qua ogni settimana spostiamo un po' l'asticella del baratro.

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MICHELA MURGIA

Se Casa Pound mette un picchetto nel mio quartiere che faccio, me ne vado dal quartiere? 
Se Forza Nuova si candida alle elezioni io che faccio, straccio la tessera elettorale e rinuncio al mio diritto di voto?
Se la Lega governa il paese chiedo forse la cittadinanza altrove? 
No. Non lo faccio. 
E non lo faccio perché da sempre preferisco abitare la contraddizione piuttosto che eluderla fingendo di essere altrove.
Per questa ragione al Salone del libro di Torino io ci andrò e ci andranno come me molti altri e altre. Lo faremo non "nonostante" la presenza di case editrici di matrice dichiaratamente neofascista, ma proprio "a motivo" della loro presenza. Siamo convinti che i presidii non vadano abbandonati, né si debbano cedere gli spazi di incontro e di confronto che ancora ci restano. Ci sono casi - casi come questo - in cui l'assenza non ci sembra la risposta culturalmente più efficace. Per questo motivo non lasceremo ai fascisti lo spazio fisico e simbolico del più importante appuntamento editoriale d'Italia. Saremo invece l'uno accanto all'altra per leggere, parlare, testimoniare e incontrare i lettori e le lettrici in un momento in cui ogni spazio democratico va difeso palmo a palmo.
Personalmente non cancellerò alcun incontro, ma userò l'unico in cui presentavo un libro mio per leggere un testo che ricordi cosa ha fatto il regime fascista in questo paese, chi ha perseguitato, chi ha ucciso, chi ha mandato al confino e quale responsabilità mai affrontata si porta addosso chi lo rimpiange. 
Chiedo ai lettori e alle lettrici che verranno a sentirmi SABATO 11 ALL'ARENA BOOKSTOK ALLE 18:30 di venire con un libro che per loro incarni e rappresenti i valori della democrazia, dell'umanità e della convivenza offesi dal fascismo e dal nazismo. Alla fine del reading vorrei vedere quei libri sollevati come uno scudo silenzioso, come un argine di storie potenti da contrapporre a chi la storia la vorrebbe negare e riscrivere. L'unica difesa contro un presente senza coscienza è ricominciare a proteggere la memoria insieme.

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FRANCESCA MANNOCCHI

Ho osservato tutto da qui, dalla Libia.
Ho letto comunicati ufficiali, dimissioni. Prese di distanza.
E' il mio turno.
Non sarò al Salone di Torino a parlare del mio libro e di migrazioni, dell'oblio dei morti nel Mediterraneo e delle politiche che l'hanno generata.
Ho deciso di annullare la mia presenza il prossimo dodici maggio.
Sarebbe stato troppo il disagio, personale e politico.
Il privato è ancora politico?
Il nostro paese non è il paese di dieci anni fa, di venti anni fa. 
E' il paese dei grembiuli, delle armi, dei balconi.
E' la Macerata di Traini, candidato con la Lega Nord a Corridonia e degli stupratori di Viterbo, targati Casa Pound.
E' il paese della sparatorie a Napoli e dei selfie del Ministro dell'Interno con Orban davanti al filo spinato.
E' il paese in cui Salvini di fronte alle minacce razziste ('ammazza il negro') scritte sul muro della casa di Bakary Dandio e delle sua famiglia adottiva a Melegnano risponde: "Rispetto il dolore e condanno il razzismo, ma la signora rispetti la richiesta di sicurezza degli italiani“.
La sicurezza degli italiani.
Salvini ha scritto un libro intervista con la casa editrice di Casapound, Altaforte. 
E anche qui, il passaggio rispetto a pochi anni fa è chiaro. 
Non è più Rizzoli, come il libro precedente, non serve più mascherarsi dietro editori rispettabili.
Significa che Altaforte è sdoganata, del tutto. 
Anche al Salone, più degli anni precedenti.
Tutto questo è accaduto mentre la timidezza dei troppi, la ritrosia della zona grigia, l'opportunismo dei camaleonti di stato consentiva a gruppi fascisti (e partiti appoggiati da gruppi fascisti) di essere sostenuti dalla maggioranza del paese.
Perciò no, annullo l'evento cui ero stata invitata e non sarò al Salone di Torino a far parte del 'cartellone antifascista'.
Continuerò a fare il lavoro che faccio, come lo faccio.
Che è la mia resistenza, il mio privato e politico antifascismo.

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EVELINA SANTANGELO 
#iovadoaTorino

Io andrò al Salone perché quei 10 metri non diventino 12, 13, 14...
Io andrò al Salone perché vengo da una terra, la Sicilia, e da una storia, la lotta alla mafia, in cui le lotte si fanno sul campo non a casa propria.
Io andrò al Salone perché so che saremo in migliaia a presidiare i valori antifascisti e democratici in un momento delicatissimo e rischiosissimo non solo per il nostro Paese, ma per l'Europa intera.
Io andrò al Salone perché la mia assenza, come quella di ogni ospite che rinuncia, crea un vuoto, e io non voglio lasciare vuoti di pensiero democratico e antifascista.
Io andrò al Salone perché da molti anni studio la rete neonazista e ho capito quanto sia sempre più pericolosa e capillare. E quel che so intendo continuare a testimoniarlo con la sostanza delle verità, non con proclami.
Io andrò al Salone perché il Salone è patrimonio della cultura democratica di questo Paese, cui non intendo rinunciare.
Io andrò al Salone perché se non andrò, la loro voce avrà già vinto sul mio silenzio.
Per il resto, ognuno si assuma la responsabilità delle proprie scelte.
Ps: E, sì, come dice Michela Murgia ognuno venga con un libro che per loro incarni e rappresenti i valori della democrazia, dell'umanità e della convivenza offesi dal fascismo e dal nazismo.

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CHIARA VALERIO 
io vado, come ogni anno. e penso che quest’anno presidiare il dissenso sia il gesto che più somiglia alla cultura e alla libertà. o comunque è quello che sono io. i libri, tutti i libri, non sono mai il problema. #iovadoatorino 

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HELENA JANECKZEK 
Vengo al Salone per celebrare l'eredità di Primo Levi nella città dov'è nato, un'eredità che oggi è quanto mai preziosa.
Vengo al Salone per presentare un romanzo e un pamphlet dello scrittore austriaco Robert Menasse che illustra come la crisi dell'UE sia stata scatenata dalla prevaricazione degli interessi economici e politici delle nazioni più potenti, molto prima che prendessero la deriva "populista" e "sovranista".
Vengo al Salone anche per presentare un mio libro. 
Ma nonostante questo libro rifletta, per esempio, sul fatto che di recente dei bambini stranieri siano stati esclusi dalle mense scolastiche, identifcati come nemico, "Cibo" non sarà l'unico oggetto dell'incontro.
Portate i vostri libri - come vi invita a fare Michela Murgia -  e le vostre domande, io porterò qualcosa che parli di cos'è stato il nazifascismo ieri e che cosa sono oggi i processi già largamente in corso di esclusione e disumanizzazione. E se è di questo che parleremo per tutto lo spazio che mi è concesso, a me sta molto ma molto bene.