Le bozze che circolano pongono molti limiti al diritto del cittadino. Ernesto Belisario, avvocato e tra i principali promotori dell’iniziativa Foia4Italy: “Questo non è un vero Foia”. Guido Scorza: "Formulazione ambigua, vaga e generica"

Per la trasparenza della macchina pubblica rischia di essere - di nuovo - un’occasione persa. Il decreto del Freedom of information act, nelle bozze che circolano in queste ore, sta sollevando proteste feroci degli addetti ai lavori. E proprio mentre tutto sembrava congiurare per il meglio, dato che il Parlamento si era prodigato per produrre ben due disegni di Legge con cui dare anche all’Italia - come già altri 90 Paesi democratici - un Freedom of information act (Foia). Ossia il diritto dei cittadini, a qualsiasi titolo e senza darne motivo, di accedere a informazioni detenute dallo Stato. Una legge particolarmente utile in Italia, dato che ci confermiamo tra i peggiori Paesi per livelli di corruzione.

I disegni di legge sono poi confluiti nella Legge delega del Parlamento per la Riforma della Pubblica amministrazione, approvata, in via preliminare la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri. Il testo ancora non c’è, ma quello che circola pone molti limiti al diritto del cittadino, tanto che un esperto come Ernesto Belisario, avvocato e tra i principali promotori dell’iniziativa Foia4Italy, ha commentato “quello non è un vero Foia”. È proprio dall’attivismo del Foia4Italy che è stata promossa l’iniziativa parlamentare su questo tema.

Il problema, in sintesi, è che l’attuale testo offre molte scappatoie all’amministrazione per rifiutare l’accesso agli atti senza nemmeno dover dare spiegazioni e senza subirne effettive conseguenze. Le amministrazioni hanno facoltà di negare l’accesso agli atti - anche con la formula del silenzio-diniego entro trenta giorni dalla richiesta - in base a un ampio numero di eccezioni. Ben oltre quelle già previste dalla Legge madre sulla trasparenza, la 241/1990. Ossia sicurezza pubblica, sicurezza nazionale, difesa, relazioni internazionali, politica e stabilità finanziaria ed economica, conduzione di indagini, svolgimento di attività ispettive; ma anche per la protezione dei dati personali, libertà e la segretezza della corrispondenza, interessi economici e commerciali di una persona fisica o giuridica.

Ora, è vero che “anche nei Foia degli altri Paesi ci sono eccezioni”, come fanno sapere dalla Funzione Pubblica-Presidenza del Consiglio, ma «nel nostro testo la formulazione è ambigua, vaga e generica. Che significa per “relazioni internazionali”? La storia dei famosi Rolex o quella delle statue velate c’entra o no?», dice l’avvocato Guido Scorza, esperto di diritti digitali.

La discrezionalità è troppo grande, insomma, e dà un potere ampio e soggettivo di rifiuto alla pubblica amministrazione. In più, come confermato dalla ministra alla PA Marianna Madia nella conferenza stampa con cui ha presentato la Riforma, non sono previste sanzioni per le amministrazioni inadempienti. Un’altra lacuna, rispetto ai Foia di altri Paesi, è che non è previsto l’obbligo della PA a pubblicare, sul proprio sito, i dati molto richiesti dai cittadini (collegando quindi il diritto del Foia a quello degli open data).

Va detto che c’è ancora margine per cambiare il testo (a proposito, da Funzione Pubblica fanno sapere che quello trapelato non è l’ultima versione ma non possono indicarne le modifiche), che tra l’altro dovrà ricevere i pareri (non vincolanti) del Parlamento e poi tornare in Consiglio per l’approvazione finale. Il tutto entro il 28 febbraio, per restare nei termini della Legge delega. Insomma, è vero che già l’attuale testo amplia le facoltà del cittadino oltre il recinto angusto del decreto sul diritto di accesso civico del 2013; ma è troppo poco, soprattutto per via delle tante scappatoie concesse alle amministrazioni che vogliono nascondere qualcosa.

Tra le forze politiche, i più critici sono il M5S. Una nota dei deputati della Camera dice che “il decreto presentato dalla Madia tradisce lo spirito e la lettera della legge delega e va cambiato. Non consentiremo l’ennesima presa in giro a danno dei cittadini! Il Governo dia piena attuazione alla delega conferita dal Parlamento recependo le indicazioni del progetto Foia4Italy che da anni aspetta di essere realizzato”.

Tra i promotori del Foia4Italy anche Paolo Coppola (Pd), consigliere politico del Governo per l’Agenda digitale. “Non ho cambiato idea sulle caratteristiche che dovrebbe avere un buon Foia, ma preferisco non commentare una bozza”, dice a “l’Espresso”. Certo è che ben poche di quelle caratteristiche si trovano nel testo ora disponibile.

Per ricordare quanto sia importante un testo che allinei davvero l’Italia agli altri Paesi democratici, si può concludere appunto con le indicazioni di Foia4Italy: “Con il Foia puoi sapere a che punto sono i piani per gli asili nido del tuo comune, ma anche dove sono gli investimenti promessi per contrastare la violenza domestica e avere dati certi sulla situazione sanitaria nella tua zona. Puoi sapere quanti sono davvero gli esodati; conoscere finanziamenti, incarichi e conflitti di interessi di eletti e dirigenti pubblici”, spiegano sul proprio sito. “Con il Foia potresti scoprire la corruzione che si cela dietro a un appalto prima che sia troppo tardi, per evitare gli enormi sprechi e ritardi che abbiamo visto negli ultimi anni. Ma più semplicemente, il Foia ti serve quando vuoi sapere a che punto è la tua richiesta di visita specialistica all’ospedale o quando non sai perché il tuo permesso di soggiorno tarda a essere rinnovato”. Un diritto di accesso fondamentale per tutelare i diritti dei cittadini “nei confronti della pubblica amministrazione, conoscerne l’operato, pensare migliori politiche pubbliche, analizzare problemi sociali ed economici, contrastare corruzione e criminalità organizzata”.