Nella resa dei conti di via Bellerio piegato il dissidente della Liga Veneta. Che potrebbe presentare delle sue liste con gli alfaniani. Sul tavolo anche l’ipotesi che il sindaco di Verona possa lasciare il Carroccio

Matteo Salvini non ha cambiato idea e il consiglio federale della Lega Nord ha ratificato all’unanimità: candidatura di Luca Zaia a presidente del Veneto. A sostenerlo nella corsa contro la democratica Alessandra Moretti saranno le liste del Carroccio e di Forza Italia, oltre alla lista personale di Luca Zaia, fotocopia di quella di Maroni in Lombardia.

Il faccia a faccia tra Salvini e il “ribelle” Flavio Tosi, deciso ad avocare a sé la composizione delle liste in Veneto, si chiude con la vittoria del segretario federale: il sindaco di Verona vota in linea con il partito. La guerra in casa tra i due leader del Veneto, per ora, registra un punto a favore di Zaia.

Vittoria che però non chiude la vicenda delle candidature e degli alleati alle regionali. Sullo sfondo l’accordo con i berlusconiani e l’esclusione del Nuovo centrodestra che potrebbe far saltare il banco delle alleanze. Per il momento sembra scongiurato il contraccolpo in Lombardia dove sembra tenere il patto del centrodestra tra leghisti, azzurri e alfaniani.

La palla adesso passa al sindaco di Verona, che nei prossimi giorni riunirà la segreteria nazionale della Liga Veneta, la costola regionale del partito di Maroni e Bossi. L'idea di Tosi sarebbe di mantenere quanto previsto nello statuto federale, ovvero che la composizione delle liste è appannaggio della segreteria da lui guidata. Ma in queste ore molti esponenti dati vicini al sindaco di Verona si starebbero defilando preferendo accodarsi alla decisione di via Bellerio.


L’idea potrebbe essere di affiancare alle liste “ufficiali” una serie di liste civiche in cui far confluire segmenti di centrodestra, inclusi esponenti del Nuovo centrodestra, di fatto bypassando così il divieto arrivato da Milano. Un azzardo che il sindaco di Verona avrebbe concordato con il leader di Nuovo Centrodestra Angelino Alfano, incontrato a Roma settimana scorsa.

Proprio per evitare altri mal di pancia e gestire la “grana veneta” Salvini ha puntato su un mediatore-commissario in grado di redimere le divisioni in vista delle elezioni regionali. Un uomo fidato, espressione del leader, chiamato a traghettare l'attuale presidente veneto verso la rielezione, evitando che una frattura nella culla del leghismo del Nord-Est e i rigurgiti polemici nel Carroccio possano avvanttaggiare le candidata del Pd.

La scelta è caduta su Gianpaolo Dozzo, ex parlamentare trevigiano e uomo legato a Zaia di cui è stato sottosegretario quando il governatore veneto era Ministro dell'Agricoltura. Una colomba dei salviniani, capace, secondo il segretario federale, di poter gestire la crisi senza creare ulteriori lacerazioni tra la dirigenza veneta del partito. E farà probabimente discutere anche il tema dell'incompatibilità tra la carica di segretario della Liga e presidente della sua fondazione “Ricostruiamo il Paese” attualmente ricoperte da Flavio Tosi. Tema sollevato da più esponenti leghisti, non da oggi, ma che nella riunione della segreteria federale è tornato di attualità.

A Tosi viene sollecitata una risposta in tempi brevi, una settimana al massimo: «È una questione di coerenza - ha spiegato Salvini - e in base allo statuto, tutti faranno la scelta più saggia: non prendo in considerazione ipotesi che qualcuno esca dalla Lega».

Veti incrociati, dunque, e parole al veleno con il rischio di presentarsi divisi alle elezioni regionali. Un rebus complicato che il segretario Salvini deve giocare anche con gli alleati di Forza Italia. Soprattutto per il "niet" agli alfaniani che mette in difficoltà gli alleati di Forza Italia, che, come ripercussione, temono di perdere i voti centristi in Campania.

«Una mancata alleanza in Veneto metterebbe in discussione anche l'esperienza della Lombardia», aveva annunciato il consigliere politico di Berlusconi Giovanni Toti la settimana scorsa: «Chi vuol costruirsi un piccolo successo personale sulle macerie del centrodestra, distruggendolo, non fa né la fortuna sua, né quella del Paese».

Cosa farà Flavio Tosi lo si scoprirà nelle prossime ore quando convocherà i suoi fedelissimi per non rimanere nell’angolo. Una sua uscita dal Carroccio, a questo punto, non è affatto impossibile.