Sabato il segretario leghista chiama a raccolta tutti gli scontenti. L’appuntamento di Roma è un'occasione per tastare il polso alle sue truppe e giocare un ruolo da leader delle destra italiana. Con l’appoggio dei neofascisti

Da giovane leader della Lega Nord a sfidante premier per la coalizione di destra. Matteo Salvini prova a giocare da protagonista nazionale e a misurare la forza delle sue truppe: l’appuntamento è per sabato 28 febbraio con la manifestazione “Renzi a casa!”. In piazza del Popolo a Roma (teatro di raduni e cortei della sinistra italiana) sfileranno tutte le sigle raggruppate intorno al Salvini-pensiero: «Contro il Governo della disoccupazione, dell’invasione, delle nuove tasse. Il Governo che uccide il Made in Italy». Pochi, chiari, semplici concetti e slogan per aggregare la destra (senza il centro) orfana di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi.

«Se divento premier porterò l’Italia fuori dall’euro, perché c’è più da guadagnarci che da perderci. Anche se quando Salvini diventerà premier, se gli italiani lo vorranno, l’euro non sarà già più la moneta europea perché i tedeschi avranno fatto due conti e penseranno di aver guadagnato già tutto il possibile e quindi deciso di uscire. L’euro è morto», ha annunciato Salvini mercoledì 25 febbraio.

Una partita politica aperta su più fronti: ieri, mentre la delegazione del Carroccio di Camera e Senato saliva al Quirinale per chiedere al capo dello Stato Sergio Mattarella di indurre il presidente del consiglio a rispettare il Parlamento, il segretario con un piccolo gruppo di parlamentari ha inscenato una protesta al Campidoglio contro il sindaco Ignazio Marino.

La sfida, a partire da Roma, sarà aggregare tutti gli scontenti: i giovani disoccupati, gli artigiani, i lavoratori dipendenti e autonomi. Ma anche fare leva (“No Euro, stop immigrazione e prima gli italiani”, le parole d'ordine) su quel blocco di neofascisti che sotto la cenere della sconfitta cova la voglia di riscatto.
Per questa ragione comitato e lista personale “Noi con Salvini” prova a sbarcare al centro e al Sud della Penisola, dove il brand della Lega Nord è visto ancora con sospetto.

Gli unici problemi per il segretario leghista potrebbero arrivare dall’interno: a fargli guerra è il sindaco di Verona, Flavio Tosi, che ha messo in dubbio la ricandidatura del compagno di partito Luca Zaia alla presidenza del Veneto.

Le tensioni arrivano dai nomi e dalle liste per le prossime elezioni regionali, che non verranno decisi a Venezia ma nel quartier generale di via Bellerio a Milano dallo stesso Salvini. Lo scopo? Evitare la guerra tra bande locali che appoggiano Tosi contro Zaia, che potrebbero indebolire la Lega e consegnare la regione alla sfidante Alessandra Moretti, europarlamentare democratica.

LA LETTERA DI MATTEO AI ROMANI

Per convergere sulla Capitale la segreteria organizzativa della Lega Nord sta mobilitando tutti i militanti: sono previsti quattrocento pullman e quattro treni speciali. Dalla Padania, a differenza del 1999 quando migliaia di supporter in camicia verde arrivarono per reclamare la devolution, non ci sarà nessun esodo di massa: le previsioni sono di cinque-seimila adesioni.


Il grosso dei Salvini boys dovrebbe arrivare dal Centro-Sud e in particolare dal gruppo dei romani (Marco Pomarici, consigliere capitolino della lista che porta il nome del capo, assicura una presenza «numerosa ed entusiasta») sui quali si sta riversando un'intensa campagna promozionale tra radio, stampa e tv locali con lo stesso leader protagonista.

E c'è anche una lettera, a firma Salvini, in cui si invitano i cittadini di Roma a scendere in piazza, non solo contro il governo Renzi ma anche contro il sindaco Ignazio Marino. Un messaggio arrivato via email attraverso numerose associazioni di categoria (dagli artigiani ai tassisti passando per avvocati e imprenditori) che hanno già aderito alla lista “Noi con Salvini”.

Il testo parla chiaro: «Cara amica, caro amico, mi permetto di scriverti su una questione che sta a cuore a tutti noi: il futuro nostro e dei nostri figli. Un futuro che Renzi sta distruggendo: disoccupazione, pressione fiscale, tasse insostenibili. Che cosa fanno a Roma Governo e Comune? Peggio di niente: pagano con i nostri soldi campi rom e centri di accoglienza per clandestini!».


Colpire Renzi e Marino, premier e sindaco di Roma, come a voler rinverdire lo slogan caro ai leghisti versione Umberto Bossi:  “Roma ladrona”.

Quello che invece ancora non è chiaro è la partecipazione dei politici. Sia quelli di Fratelli d'Italia, che lo hanno annunciato settimana scorsa, sia la pattuglia degli ex (dal Nuovo Centrodestra a Forza Italia fino ai duri e puri de La Destra) in disperata ricerca di un nuovo padrino politico. Si cerca il più possibile di coinvolgere cittadini, sindacalisti, amministratori locali, evitando però di dare immediata legittimazione a esponenti del vecchio Pdl.

Strategia forse vincente per attirare adesioni tra gli elettori stanchi della politica tradizionale, ma che genera, soprattutto a Roma, falle organizzative dato che il network salvianino non ha ancora un coordinamento cittadino nella Capitale e può contare  solo su un paio di consiglieri comunali in Campidoglio. Tutto è coordinato ancora da Milano: dalle autorizzazioni per la manifestazione al servizio d'ordine, dagli accrediti per i giornalisti fino all'assicurazione da un milione e cinquecentomila euro richiesta dal Comune.

I NEOFASCISTI PUNTANO SU ROMA

Il gruppo neofascista di Casa Pound, sostenitore della vincente campagna elettorale di Mario Borghezio per la corsa all’europarlamento, sarà presente con una folta rappresentanza. I camerati di tutta Italia si sono mobilitati per muovere settemila partecipanti. Per loro gli slogan “No Euro, Stop Immigrazione, Prima gli Italiani” sono battaglie identitarie e imprenscindibili e Salvini è un partner privilegiato.

A fare da capocordata, tra le teste rasate e le camicie nere di ogni latitudine, il movimento Sovranità, comparso per la prima volta lo scorso autunno e dichiaratamente salvinista. E' un raggruppamento che si propone di organizzare tutte le comunità sociali e identitarie e tutti «gli italiani che amano la propria nazione, per formare un grande fronte politico di opposizione a Renzi». «La giornata è storica» annunciano per chiamare all’adunata: «Saranno presenti inoltre gigantografie dei nostri soldati prigionieri in India per ricordare a tutti una vicenda ignobile che grida vendetta».

Marceranno spalla a spalla con “Riva destra”, movimento nato dalle ceneri dell’Msi e  Alleanza Nazionale, presente con delegazioni dalla Sicilia, Puglia, Calabria, Umbria, Marche ed Emilia Romagna.
«Guardiamo alla nascita di un unico fronte nazionale e sociale per salvare la nostra Patria dal renzismo e da un'Europa che non è quella che per decenni abbiamo sognato. Riva destra sta guardando sempre più da vicino la parabola ascendente di Matteo Salvini, come una speranza per chi ha avuto la propria casa bombardata dai fallimenti di Fini e della sua classe dirigente di vecchi colonnelli».

L’INTERNAZIONALE ANTISLAMICA

Nelle intenzioni leghiste, la manifestazione di sabato deve generare una eco che superi anche i confini nazionali. Dopo la presenza di Salvini al congresso francese di Front NationalMarine Le Pen è pronta a restituire il favore: non sarà presente ma un videomessaggio della europarlamentare di estrema destra sarà proiettato dal palco di Piazza del Popolo.

Chi non mancherà il bagno di folla è invece Gotz Kubitschek, uno dei leader di Pegida (acronimo di Patrioti europei contro l'islamizzazione dell'Europa), che da alcuni mesi attira l'attenzione dei media per la sua capacità di mobilitare migliaia di manifestanti nelle città tedesche contro Islam e immigrazione. Tanto da aver monopolizzato buona parte del discorso di fine anno della cancelliera Angela Merkel: «Nei loro cuori albergano troppo spesso i pregiudizi, la freddezza, se non addirittura l’odio». Per le loro posizioni smaccatamente anti-Islam sono finiti nella black list dell'Isis.

In piazza non ci sarà solo Kubitschek a portare i saluti degli anti-islamisti. Al loro fianco i francesi del Bloc Identitaire, sigla parallela al Front National, salito alla ribalta nel 2013 per aver occupato la moschea di Poitiers il cui sgombero costrinse il ministro degli interni Manuel Valls ad impiegare le unità antiterrorismo.  Pegida e Bloc Identitaire saranno ospiti d'onore al mattino a un convegno sull'identità europea con il capodelegazione a Strasburgo del Carroccio, Lorenzo Fontana, a fare gli onori di casa. 

Incerta la presenza dell'olandese Geert Wilders, fondatore e leader del Partito per la libertà, dichiaratamente antislamista. Di sicuro saranno della partita gli austriaci del Fpo e i fiamminghi del Vlaams Belang, alleati europei di vecchio corso della Lega Nord.

Ancora in sospeso la presenza di un testimonial del presidente russo Vladimir Putin (settimana scorsa a Mosca Salvini ha ulteriormente rafforzato i rapporti con il Cremlino), mentre in Piazza del Popolo sventoleranno le bandiere russe dell'associazione Rim, giovani Italo Russi che hanno aderito entusiasti all'evento. L’ultima frontiera del leghismo di casa Salvini.