In vista delle prossime elezioni amministrative, in città una delle poche certezze è la ricandidatura dell’attuale primo cittadino. Che può contare sulla sua distanza dai partiti. Ma che chiude questo mandato con un bilancio altalenante
Lo attacca il Partito Democratico, con Francesco Nicodemo che qualche settimana fa l’ha ribattezzato “Giggino ‘a menzogna”. E forse anche Matteo Renzi studia come tagliargli l’erba sotto i piedi, se è vero che vorrebbe contrapporgli Giovanni Corona, il pm intervenuto sul palco dell’ultima Leopolda. Ma pure Antonio Bassolino, l’ultima spina nel fianco del Pd, gli ha assegnato un quattro in pagella. A rincarare la dose, poi, ci pensano gli oppositori storici come Gianni Lettieri. Eppure lui, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, non sembra curarsi molto delle critiche, convinto che alle elezioni amministrative della prossima primavera sarà riconfermato primo cittadino. Perché - ama ripetere - il popolo è dalla sua parte e perché in questi ultimi cinque anni la città ha cambiato volto.
Della vicinanza alla gente il sindaco ha sempre fatto uno dei suoi punti di forza. Partendo dal bagno di folla in cui s’immerse, munito di bandana arancione, per festeggiare la sua vittoria nel maggio 2011. Passando ai momenti difficili della condanna per abuso d’ufficio e della sospensione dalla carica imposta dalla legge Severino. Per arrivare all’espediente del “sindaco di strada” e all’assoluzione in appello che, lo scorso ottobre, gli ha permesso di mettersi al riparo dalle vicende giudiziarie almeno per un po’. Così, la legittimazione popolare è diventata la sua arma di difesa preferita, mentre le battaglie di principio condotte a favore di diritti civili e beni comuni si sono trasformate nello strumento con cui raccogliere consenso. Nella speranza che magari i cittadini chiudano un occhio sui disservizi della vita quotidiana e sul fatto che nel 2015 Napoli s’è posizionata al 101° posto su 110, nella classifica sulla qualità della vita nelle province italiane stilata dal “Sole 24 Ore”.
Di sicuro c’è che, mentre i principali partiti sono alla disperata ricerca di candidati e sono concentrati sulle sfide di Milano e Roma, de Magistris può vantare una certa distanza da un sistema politico che mostra evidenti segni di crisi. Per l’inquilino di Palazzo San Giacomo è arrivato il momento buono per rimarcare l’antica vocazione di sindaco rivoluzionario. E proprio per la sua adesione alle esperienze movimentiste e di sinistra, ha incassato sia il sostegno di Nichi Vendola sia l’apprezzamento (da lui ricambiato) di Sinistra Italiana, la nuova formazione capitanata da Stefano Fassina.
Se si parla di bilanci, però, le cose si complicano. Stabilire quali siano i risultati concreti ottenuti dall’amministrazione de Magistris e quali invece siano rimaste conquiste “immateriali” non è sempre facile. Il cavallo di battaglia del primo cittadino resta la pedonalizzazione del Lungomare, che di Napoli ha regalato una nuova e incantevole cartolina. Ed è innegabile che l’immagine della città stia migliorando. I viaggiatori in transito dall’aeroporto di Capodichino e i turisti sono in aumento: 40 mila presenze negli alberghi solo per il ponte dell’Immacolata. E in crescita è anche l’affluenza ai siti museali più importanti. Un successo che rende orgoglioso il sindaco, ma che andrebbe sostenuto con misure adeguate. Gli operatori del settore chiedono più attività promozionali, maggiore offerta di eventi per i visitatori e un’accoglienza più organizzata per i crocieristi che sbarcano alla Stazione marittima.
Secondo de Magistris, comunque, uno dei motivi per cui Napoli attrae di nuovo è la scomparsa dei sacchetti di “monnezza” dalle strade. A suo tempo, la scelta di portare i rifiuti all’estero via nave ha permesso di risparmiare e di liberare la città dall’emergenza perenne. Ma qualcosa ancora non va. La raccolta differenziata porta a porta è limitata a pochi quartieri. Mentre la Campania nel complesso si avvicina all’obiettivo del 50 per cento di riciclo fissato dall’Ue per il 2020, a frenare il dato regionale è proprio la situazione di Napoli. In base alla ricerca realizzata da Legambiente in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e “Il Sole 24 Ore”, la percentuale di differenziata nel capoluogo si è assestata nel 2014 al 22,2 per cento. E, anche se il Comune replica che la percentuale esatta è il 29 per cento, l’opposizione è partita lancia in resta: “Luigi, non eri tu che in campagna elettorale promettevi di arrivare al 70?”, ha rinfacciato Lettieri.
Ma è sul fronte dei diritti civili che il sindaco si è più speso. Anche se i detrattori lo accusano di gettare fumo negli occhi all’opinione pubblica con trovate di grande impatto mediatico, lui rivendica il merito d’aver generato dibattito su questi temi. E dal 2012 il Comune di Napoli tiene un registro delle unioni civili, mentre dall’anno scorso anche i matrimoni gay celebrati all’estero possono essere trascritti nei registri di stato civile. Su queste trascrizioni, tuttavia, pende la spada di Damocle di una sentenza del Consiglio di Stato, secondo la quale in Italia solo le nozze tra persone di sesso diverso sono valide. Lo scorso settembre, intanto, l’anagrafe partenopeo ha trascritto l’atto di nascita di un bimbo, figlio di due mamme sposate in Spagna. Ma il prefetto ha annullato parzialmente il provvedimento, intimando di cancellare sia l’assegnazione del doppio cognome al piccolo sia l’inserimento del cognome della madre non biologica al posto di quello del padre. De Magistris si è adeguato all’ordine, annunciando ricorsi e rivendicando il fatto che solo così il bimbo ha potuto ricevere la cittadinanza italiana e il diritto all’assistenza sanitaria.
Anche la battaglia contro la costruzione di un inceneritore nella zona est di Napoli sembra aver dato i frutti che de Magistris auspicava. L’area su cui la Regione guidata da Stefano Caldoro voleva costruire l’impianto, infatti, è stata restituita al Comune e lì dovrebbe sorgere un nuovo eco-distretto dotato di impianto di compostaggio. Non solo. Palazzo San Giacomo s’impegna anche a realizzare un sistema di compostaggio diffuso, nei parchi, nei giardini e nei condomini della città. Mentre a Scampia, dove da tempo si parlava di costruire l’impianto, il Comune intende portare a compimento un vasto progetto di riqualificazione urbana e ambientale. Chissà. Certo è che le periferie reclamano interventi da tempo immemore, ma finora poco s’è visto.
E ci sono altre sfide da definire. Innanzitutto, il braccio di ferro con uno dei poteri forti della città: il presidente del Napoli Calcio Aurelio De Laurentiis. In gioco ci sono il rinnovo della convenzione per l’utilizzo dello stadio San Paolo e i finanziamenti per la ristrutturazione del malandato impianto di Fuorigrotta. “Un cesso”, l’ha definito De Laurentiis, “un cesso in cui Maradona vinse due scudetti”, ha risposto il sindaco. Dopo mesi di litigi e dopo la minaccia da parte del patron azzurro di costruirsi uno stadio privato fuori città, il Comune ha concesso una convenzione temporanea. In cambio, la società dovrà presentare un progetto per il nuovo San Paolo entro la fine del campionato. Con l’assicurazione che allora verrà stipulata una convenzione definitiva e che, dopo i lavori, De Laurentiis potrà utilizzare l’impianto abbastanza a lungo da recuperare gli investimenti effettuati. Il presidente, però, pretende che lo stadio non venga più usato per concerti o eventi organizzati dal Comune, richiesta che l’amministrazione ha finora respinto.
Anche la battaglia per l’acqua pubblica, che il sindaco credeva vinta, potrebbe ricominciare. All’inizio del mandato de Magistris era riuscito a trasformare l’Arin spa, società di diritto privato che gestiva il servizio idrico a Napoli, in un ente di diritto pubblico, l’Abc: “Acqua Bene Comune”. Una vittoria storica perché questo tipo di trasformazione societaria era inedito in Italia e perché le azioni della nuova società diventavano non vendibili sul mercato. Lo scorso novembre, però, quando la Regione Campania ha approvato una legge che centralizza le decisioni in materia di acqua, l’Abc s’è rivelata una scatola vuota, priva dei requisiti legali per poter esercitare la sua funzione. Se per la legge regionale la concessione del servizio idrico non spetta al Comune ed è soggetta a gara, il nuovo ente rischia di perdere la gestione dell’acqua a Napoli perché Palazzo San Giacomo viene scavalcato nelle decisioni da Regione e città metropolitana. Nei giorni scorsi, comunque, la Giunta comunale ha approvato una delibera che mira a rafforzare le competenze dell’Abc in base alla norma regionale.
Oltre ai risultati in bilico, restano poi i nodi irrisolti. Come la manutenzione stradale e urbana. Dai giardini della Villa comunale ai vicoli del centro, spesso l’incuria la fa da padrona. Ed è sempre latente la psicosi da crollo che si scatenò per la prima volta dopo la morte di Salvatore Giordano, il tredicenne ucciso da un pezzo di cornicione che si staccò da un ingresso della Galleria Umberto nel luglio 2014. Da allora le impalcature impacchettano Galleria, Palazzo Reale e Teatro di San Carlo. Qualche monumento, come quello ai Caduti del mare, è stato ripulito grazie all’avvio del progetto “Monumentando”, ma in campo per finanziare i lavori sono scesi anche gli sponsor privati.
E sono ancora alle fasi inziali i lavori per i grandi progetti di riqualificazione: da quello che interessa via Marina e la direttrice costiera verso l’area orientale della città, a quello che riguarda la Riviera di Chiaia, dove nel marzo 2013 crollò un’ala di Palazzo Guevara. Si spera, poi, che non ci siano ulteriori ritardi per il completamento delle linee 1 e 6 della metropolitana. Discorso a parte merita il caso della bonifica di Bagnoli: il sindaco aveva alzato le barricate contro il commissariamento dell’area disposto dal Governo e aveva presentato ricorso al Tar, chiedendo la sospensione cautelare del provvedimento. Qualche giorno fa, però, ha deciso di rinunciare alla sospensione e di attendere la sentenza di merito, che prevedibilmente non sarà pronunciata a stretto giro. E qualcuno sospetta che il dietrofront sia solo una mossa per non addossarsi, in vista delle elezioni, la responsabilità di rallentare i lavori.