Matteo Renzi stringe i tempi per l'applicazione del Foia italiano: sarà pronto entro l'anno. Ma non si conoscono i dettagli del progetto. Che saranno decisivi, come dimostrano i pareri di tre esperti internazionali

Il Freedom of Information Act troverà presto accoglienza anche in Italia. Ma la legge potrebbe fare la fine di Dorando Pietri: mesi di sforzi vacillano a pochi passi dal traguardo. Lo scorso agosto, con un emendamento inserito nel ddl sulla Pa, il governo Renzi ha ricevuto dal Parlamento il mandato di scrivere entro sei mesi un decreto che regoli l’accesso da parte dei cittadini ai documenti, alle informazioni e ai dati in mano alla Pubblica amministrazione.

C'è tempo fino a febbraio 2016 ma, a 120 giorni dalla scadenza, afferma l'associazione Foia4Italy, “il governo non ha dato alcuna indicazione su come intende tutelare questo diritto e quali saranno le disposizioni del tanto atteso Freedom Of Information Act”.

Al momento, l'unica traccia è il ddl firmato dalla deputata del Pd Anna Ascani. Che però mostra delle crepe significative, evidenziate dai pareri (che saranno presentati il 29 ottobre alla Camera) richiesti da Foia4Italy a tre esperti: Toby Mendel (Chair di FOIAnet, network internazionale di attivisti del diritto di accesso ed Executive Director del Centre for Law and Democracy); Helen Darbishire (Executive Director di Access Info Europe) e Ben Worthy (docente della University of London).

Oggi, si legge nel parere di Mendel, “l'Italia è uno dei pochi Paesi in Europa che non ha ancora una vera legge che garantisca a chiunque il diritto di accesso all'informazione”. Nel punteggio assegnato dall'associazione Right to information, il nostro Paese ottiene 57 punti su 150 ed è relegato al 97esimo posto sui 102 analizzati.

La legge firmata da Anna Ascani ha avuto il merito di portare il Foia sul tavolo del governo. Ma, secondo Helen Darbishire, segnerebbe “un miglioramento minimo”. I punti passerebbero da 57 a 65. E la posizione in classifica dalla 97 alla 85.

La norma ha luci e ombre. Worthy la definisce “chiara, sintetica e ben formulata”, in grado di sottolineare “l'importanza della trasparenza per il funzionamento della democrazia”. Il maggiore punto a favore quindi è il fatto stesso che esista, colmando così una lacuna storica.

Mendel loda la presenza di “innovazioni interessanti nell'ambito dei ricorsi”, ma anche “notevoli mancanze in termini di sanzioni, tutele e misure di promozione”. La promozione dovrebbe passare anche per “elenchi aggiornati dei documenti posseduti dalle pubbliche amministrazioni”. Le sanzioni attraverso una penalizzazione delle amministrazioni e dei funzionari che non rispettano o ostacolano la legge.

Le procedure per fare richiesta sono “relativamente semplici”, ma non ci sono indicazioni chiare sulla “necessità di assistenza da parte dei funzionari pubblici”. In sostanza, c'è il rischio che la burocrazia disincentivi l'accesso. Anche perché, sottolinea Worthy, il progetto di legge prevede “una tempistica inadeguata”: la risposta ai cittadini va fornita entro 30 giorni. L'indicazione di un termine è positivo, ma un mese sarebbe un tempo “troppo breve”: “Il pericolo – scrive Worthy – è che si accumulino ritardi, rallentando il sistema con un conseguente effetto negativo sulla fiducia”.

Il ddl Ascani parla di accesso consentito solo ai cittadini italiani. È forse questo il maggiore difetto, perché, dice Mendel, “il diritto dovrebbe aprirsi a tutti, compresi soggetti giuridici e cittadini stranieri”. Un punto decisivo, che – dice Anna Ascani all'Espresso – “sarà corretto”, garantendo l'accesso a “chiunque”.

Buona parte dell'efficacia del Foia italiano si gioca sulle eccezioni, ossia i casi in cui il diritto di accesso può essere limitato. I pareri dei tre esperti concordano sul fatto che i limiti siano ancora troppo vaghi. “È il fronte più delicato”, conferma Ascani. “Il governo sta approfondendo il tema”.

Il Foia si farà. “Nel partito c'è l'unanimità”, afferma la deputata. Matteo Renzi sembra infatti intenzionato a stringere i tempi. Il testo di riferimento “sarà pronto entro l'anno”. La preoccupazione delle associazioni che hanno spinto il Foia, a questo punto, non è tanto arrivare a febbraio senza una legge. Ma essere a due mesi dalla fine dell'anno senza conoscere i dettagli. Tra i quali, come dimostrano Mendel, Darbishire e Worthy, mai come in questo caso potrebbero nasconde il diavolo.  

Twitter @paolofiore