Inflazione e conti pubblici sono le principali incognite, mentre la crescita potrebbe riservare sorprese positive. Possiamo cavarcela, salvo nuovi shock

Il titolo di questa nuova rubrica descrive un atteggiamento troppo comune nel discutere temi economico-politici. Dal canto mio mi impegno a considerarli nel modo più oggettivo possibile (nessuno è perfetto!), nonostante la mia attuale presenza parlamentare.

 

Siamo all’inizio dell’anno, e quindi mi butto nelle previsioni, sperando che i lettori siano tanto clementi nel valutarle ex post quanto lo sono con gli oroscopi. Servono per dare un messaggio sul presente più che per predire il futuro. Cominciamo.

 

Crescita economica: il governo dice che il Pil crescerà dello 0,6%, più della Commissione Europea (0,4%) e del Fondo Monetario Internazionale (-0,2%). Io penso che lo 0,6 sia ragionevole; anzi, potremmo crescere anche di più. La Bce sta stringendo la politica monetaria solo gradualmente e la legge di bilancio, seppure più stretta degli ultimi anni, non lo è in modo drammatico. Incognita principale: l’Ucraina. Io assumo che la situazione non porti a ulteriori shock economico-politici. Se questo avvenisse, salta ogni previsione.

 

Dipendenza dall’Europa: in caso di shock, continuiamo a dipendere dai finanziamenti europei (Ue e Bce). Purtroppo è così e il governo dovrà tenerne conto. Teniamoci buoni, allora, la Francia. Ci potrà servire.

 

Inflazione: abbiamo finito il 2022 con l’inflazione a 2 cifre. L’inflazione scenderà, anche per il calo dei prezzi delle materie prime in corso da metà 2022. Ma il volano dell’inflazione ha una notevole inerzia e la Bce resterà prudente nel combatterla. Scordiamoci di scendere al 2% quest’anno. Più probabile qualcosa intorno al 5-6%.

 

Tassi di interesse: la Bce sarà pur prudente nell’aumentare i tassi, ma li aumenterà. Un tasso di riferimento del 2,5% per la Bce resta basso rispetto all’inflazione e salirà nel 2023. Mi aspetto arrivi almeno al 3 e mezzo per cento a metà anno.

 

Politica di bilancio: i soldi stanziati per caro energia bastano solo fino a marzo. Se i prezzi dell’energia non scendono rapidamente, serviranno più soldi. Il governo prolungherà gli aiuti ma, a meno di nuovi shock, li ridurrà visti i vincoli di bilancio. Se non bastano le risorse che potranno derivare da un maggiore inflazione, uno scostamento di bilancio potrebbe essere necessario. Ma la Ragioneria Generale dello Stato di solito mantiene un po’ di riserve nascoste (sottostima entrate, sovrastima spese) per cui fino a metà anno uno scostamento potrebbe non servire. Poi si vedrà.

 

Politiche economiche di governo: le due questioni principali sono la riforma del fisco e l’autonomia differenziata. Per la prima penso che il governo troverà una certa unità al suo interno, ma incontrerà una forte opposizione parlamentare. Visti i numeri, temo che alla fine l’avrà vinta. Per la seconda, credo sarà più complicato trovare l’accordo anche all’interno del governo, per non parlare dell’opposizione in Parlamento. Prevedo tensioni, ma alla fine il governo terrà. La riforma Mes sarà approvata con una risoluzione, votata dalla maggioranza, che impegna il governo a non usare il Mes mai e poi mai. Promessa che non sarà rotta solo se il governo farà in modo che l’Italia non si trovi mai nella condizione di doverlo usare. Speriamo.