I finanziamenti alle Fondazioni. La crisi 5Stelle  a Quarto. Banca Etruria. Tre casi accomunati  da un’opacità che oggi è sempre più inaccettabile

Trasparenza. Se ne intravede poco, quasi nulla, nel sistema politico italiano. Nell’era dei social, delle dirette streaming, delle consultazioni via web, dell’informazione in tempo reale la trasparenza dei meccanismi decisionali, quelli davvero importanti per la vita dei cittadini, è ancora scarsa. Prevale l’opacità.

Prendiamo il caso delle fondazioni politiche. È stato il nostro tema di copertina della scorsa settimana; torniamo a parlarne anche in questo numero. Sono casseforti personali dei notabili, fuori da qualsiasi controllo. Possono ottenere finanziamenti senza obbligo di rendicontazione, aggirando le norme sul finanziamento pubblico. Dopo la nostra inchiesta l’ex ministro Gaetano Quagliariello ha scritto a “l’Espresso” per far sapere che la sua “Magna Carta” sta lavorando a una proposta di legge che «prescriva meccanismi di controllo e trasparenza, approdi all’istituzione di un registro delle fondazioni e introduca finalmente quella linea di demarcazione dalla cui assenza derivano le parole di Raffaele Cantone e la perenne attualità delle inchieste giornalistiche sui cosiddetti “pensatoi” e su chi li finanzia: la linea di demarcazione tra le fondazioni che lavorano, che producono ricerca, che realizzano cultura, e le scatole vuote che servono solo a drenare finanziamenti a beneficio (nel migliore dei casi!) dell’attività politica dei loro “dominus”. Perché - sottolinea Quagliariello - se il discredito finisce per investire anche le prime, è a queste ultime che va attribuita la responsabilità». Ben venga allora una legge sulla trasparenza delle fondazioni politiche. In tempi rapidi e con norme facilmente applicabili. Il nostro giornale su questo tema continuerà a informare puntualmente l’opinione pubblica. C’è da augurarsi che la futura proposta di legge abbia il sostegno del presidente del Consiglio. A Matteo Renzi infatti fa capo “Open” il cui sito pubblica centinaia di nomi di sostenitori. È la più ricca tra le fondazioni con due milioni 800mila euro, ma quasi un terzo delle donazioni è coperto dalla riservatezza.

La trasparenza ha creato un cortocircuito a Quarto, paesone dell’area napoletana da lungo tempo infiltrato dalla camorra. Qui il Movimento 5 stelle ha sperimentato a sue spese come nel mondo reale la democrazia del web possa sfociare nell’opacità. Persino due giovanotti svegli come i deputati Luigi Di Maio e Roberto Fico, nati e cresciuti in quel difficile ambiente, sono rimasti prigionieri dell’ambiguità dilagante. Costretti a giustificarsi agli occhi del movimento: o sapevano e hanno fatto finta di non capire; oppure davvero non hanno capito quale concentrazione di veleni si stesse addensando su Quarto e una tale sottovalutazione mina la loro capacità di visione. Figuriamoci che cosa può capitare con un sindaco pentastellato in città come Napoli o Roma.

Trasparenza è tema delicato in casa Boschi. La ministra Maria Elena si è difesa con passione alla Camera, lo scorso 18 dicembre, sul caso della Banca Etruria. Il padre, che dell’istituto di credito è stato vicepresidente nei mesi caldi precedenti il fallimento, non parla per ora. Non è indagato. Dunque non sente la necessità di chiarire il proprio operato. Questione di punti di vista. La ministra Boschi invece non si sottrae - e come potrebbe farlo - ai riflettori. Firma una riforma costituzionale destinata a trasformare l’assetto istituzionale della Repubblica. Ne parlava con orgoglio in un’intervista al “Corriere della Sera” il 10 gennaio. È materia sua. Per poi scivolare in un giudizio sulla fusione mancata tra la banca toscana e la Popolare di Vicenza. Questione su cui il governo non può esercitare poteri, né quello in carica né i precedenti. Materia da consiglio d’amministrazione, dove era seduto il padre. E che quegli amministratori abbiamo combinato un disastro è un dato di fatto. Le quattro banche fallite (oltre all’Etruria, Banca Marche e le Casse di risparmio di Ferrara e di Chieti) custodivano non solo soldi dei risparmiatori. Vi era depositata la coesione sociale di un Paese. Valore senza prezzo.

Più la politica si personalizza, insomma, più la trasparenza dei comportamenti dovrebbe essere totale. Un auspicio per la prossima incerta Terza Repubblica.

Twitter @VicinanzaL