La «divina» scala il Coni e il Cio, ma ha aiutato l’ingresso in Europa e in Italia del magnate ucraino Kostantin Grigorishin che con la sua lega privata indebolisce le istituzioni del nuoto. E gli ha pure imposto il suo staff: il ruolo del fidanzato Giunta, del manager Dealessi, grande amico di Malagò, e il groviglio societario che arriva alla cittadina cipriota di Limassol

A Federica Pellegrini, la «divina» Federica Pellegrini, ogni cosa è concessa. Pure le sue profonde contraddizioni. Un giorno rappresenta le istituzioni sportive, un altro supporta chi le vuole sabotare. Al manto dell’ex nuotatrice Federica, acclamata, popolare, iconica, adesso televisiva e mondana, si aggrappano due imprenditori di accenti e visioni diverse, che usano monete e maniere diverse.

 

C’è Konstantin Grigorishin, magnate ucraino con triplo passaporto (anche cipriota e soprattutto russo), formatosi a Mosca in epoca sovietica, produttore di energia elettrica, fondatore di International swimming league (Isl), la lega privata che promuove nel mondo il circo dei nuotatori. E poi c’è Giovanni Malagò, piacione romano col triplo incarico, formatosi ai Parioli in epoca festaiola, produttore di elettriche relazioni, presidente al terzo mandato del Comitato olimpico italiano (Coni). Chiusa la sua carriera di nuotatrice col brillante e celebrato settimo posto nei duecento metri stile libero alle Olimpiadi di Tokyo, Malagò ha apparecchiato per Federica una campagna elettorale istantanea nel villaggio olimpico. Gli atleti l’hanno eletta membro del Comitato olimpico internazionale (Cio) per otto anni fino ai giochi di Los Angeles e di conseguenza la «divina» è approdata nella giunta del Coni. Malagò ha allevato il fenomeno Pellegrini sin dai primi bagliori nel suo Circolo canottieri Aniene, di cui oggi dopo un ventennio è presidente onorario sempre aduso agli onori di casa, e poi l’ha collocata nel ventre delle istituzioni sportive.

 

Grigorishin l’ha contattata, invece, mentre pianificava la sua invasione sportiva in Europa per creare una dozzina di squadre di nuotatori e vendere lo spettacolo nei cinque continenti, una rapida offensiva che ha tramortito le istituzioni impoverite e macchinose. Con la Federazione internazionale del nuoto i contenziosi rimasti aperti sono coreografici e con la Federazione italiana di Paolo Barelli c’è una surreale sintonia. Pellegrini ha accettato l’invito di Grigorishin e ha dettato le sue condizioni: coinvolgere l’allenatore Matteo Giunta, il suo promesso sposo e Stefano Dealessi, il suo procuratore.

 

È un avvincente intreccio, che mescola sport e finanza, amicizie e affari. L’alleanza tra Grigorishin e la «divina» Pellegrini porta al civico 9 di Agia Triada, località di Kariskaki, municipio di Limassol, Repubblica di Cipro. Qui ha sede la Rimland limited, socio forte di Aqua centurions, la squadra italiana capitanata da Pellegrini che partecipa alla lega di Grigorishin. Gli altri azionisti, con pari quota del venti per cento, sono l’allenatore Giunta e Alessandra Guerra, la compagna di Dealessi. Rimland limited è riconducibile al magnate ucraino: i promotori sono sconosciuti legali dello studio Aklaw Services, la solita “cartiera” di società anonime. Sui conti di Aqua centurions sono fin qui transitate poche decine di migliaia di euro, il necessario per giustificare gli ingaggi di base. Il grosso del denaro, 12 milioni di euro per 300 atleti di 10 squadre, è distribuito ai nuotatori con vincite collettive o contrattazioni individuali e prende altri percorsi.

 

Accreditato di un patrimonio personale attorno al miliardo di dollari, Grigorishin controlla il gruppo Energy standard, che produce e distribuisce energia elettrica in varie zone dell’Ucraina. Testa rasata, fisico da atleta, 56 anni compiuti a novembre, il patron di Isl ama descriversi come un imprenditore visionario, un filantropo in prima linea contro la corruzione e un mecenate appassionato d’arte e di sport. La sua carriera ha spiccato il volo negli anni Novanta, quando il giovane Konstantin, reduce dagli studi di fisica a Mosca, ritornò in patria per conquistarsi un posto in prima fila nella grande spartizione dell’apparato industriale ereditato dal regime comunista. Da allora le cronache ne descrivono gli affari milionari collegandolo di volta in volta a una delle consorterie che si contendono le ricchezze del Paese, tra congiure, accuse e inchieste giudiziarie. I Pandora papers, il grande archivio della finanza offshore pubblicato dall’International consortium of investigative journalism (Icij), accosta il nome di Grigorishin a una scuderia di società caraibiche, come per esempio la Rotalsk investment e la Galvoy investment, entrambe registrate nelle British Virgin Island. Al pari di molti suoi ricchi compatrioti, anche il miliardario ucraino incrocia però di preferenza nelle acque di Cipro, paradiso fiscale e societario al servizio dei nababbi dell’Europa dell’Est.

 

 

Comincia proprio da Limassol l’intreccio finanziario che avvolge la Champions league del nuoto. Il marchio Isl compare almeno cinque volte nel registro pubblico cipriota. Cinque insegne differenti che sorreggono il circo di Grigorishin. Difficile azzardare cifre sul giro d’affari. A Cipro non c’è obbligo di deposito dei bilanci. E lo stesso vale per la Svizzera, dove l’International swimming league ha casa nel cantone di Zug, il paradiso fiscale elvetico che ospita un’altra società del gruppo gestita dal manager russo Konstantin Koudriaev, residente a Ginevra, già dirigente della banca d’affari americana Goldman Sachs e prima ancora campione di una particolare specialità del nuoto, quello pinnato. Questo è il filo, un filo lungo e aggrovigliato, che conduce sino alla «divina» Pellegrini, volto e corpo del nuoto europeo e italiano. Grigorishin si è affidato a Federica e al procuratore Dealessi per ottenere sponsor e ascolti televisivi in Italia. Dietro le quinte, per preparare il terreno, si muove Andrea Di Nino, un allenatore che ha fatto carriera in Russia dirigendo la squadra olimpica di Londra 2012. È Di Nino a presentare la campionessa al miliardario ucraino. Nella primavera del 2017 li troviamo insieme per la prima volta a Roma, in occasione di Energy for swim, l’evento di beneficenza in cui molti grandi nomi del nuoto mondiale hanno gareggiato tra loro divisi in squadre, una a continente. Grigorishin venne addirittura ricevuto in Campidoglio dalla sindaca Virginia Raggi. Erano le prove generali per la futura International swimming league, uno spettacolo itinerante racchiuso in una sorta di campionato lungo tre mesi, con girone, spareggi e finali. «Vogliamo creare una nuova narrativa, per regalare emozioni a un pubblico che chiede sempre qualcosa di straordinario», ripete Grigorishin.

 

L’iniziativa prende il via nel 2019 e com’era prevedibile la Federazione internazionale (Fina) da principio ha boicottato l’idea di un circuito privato alternativo alle competizioni ufficiali. Infine, le due parti sono arrivate a un accomodamento e agli atleti è stato permesso di partecipare alle gare targate Isl. In Italia tutto ruota attorno a Pellegrini, non solo perché il suo tuffo in piscina basta a riempire le tribune, come è successo a Napoli nel 2019 e poi quest’anno, tra agosto e settembre, durante la tappa italiana che si è svolta ancora nella città campana. Lo staff di Aqua centurions, la squadra tricolore, coincide con quello della campionessa. Il responsabile tecnico è Giunta, l’allenatore e fidanzato della «divina». E Dealessi, il procuratore che la assiste da sempre, ha avuto un ruolo centrale nelle manovre finanziarie che hanno plasmato la nuova Lega. L’agenzia sportiva Dao di Dealessi l’anno scorso ha curato a Budapest l’unica tappa europea (causa pandemia) della International swimming league e anche la finale di Las Vegas del 2019. E la stessa Dao ha messo a disposizione i suoi uffici romani per dare una sede ad Aqua centurions e alla filiale italiana della lega che Grigorishin ha lasciato in gestione all’amico Di Nino.

 

Il nome di Dealessi affiora anche dalle carte cipriote. Un documento consultato da L’Espresso rivela che Rimland ha rilasciato una procura al manager per partecipare alla costituzione di Aqua centurions srl a cui, come detto, fa capo l'omonima squadra. Per lo sbarco in Europa, dunque, il magnate ucraino deve ringraziare Pellegrini e Dealessi.

 

 

All’indirizzo di Limassol dove ha sede Rimland sono domiciliate anche le altre cinque società col marchio Isl del neonato circuito sportivo. «Ho finanziato di tasca mia anche le squadre», ammette il magnate ucraino interpellato da L’Espresso: «La nostra lega è partita da poco e sono pronto a coprire le perdite fino a quando i conti non andranno in pareggio», spiega. Insomma, tutti nuotano nella stessa vasca, riempita dagli stessi soldi, quelli di Grigorishin, l’organizzatore delle gare che paga gli atleti e salda a piè di lista anche le spese dei club iscritti al campionato. Il magnate ucraino ha pazienza, invece Dealessi si è sfilato a maggio, ma continua a fornire i suoi atleti, gli assistiti di Dao, alla lega.

 

Ex nuotatore, torinese, assai discreto, circa vent’anni fa Dealessi ha saggiato la piazza di Roma e la Roma calcio con la multinazionale francese Havas, specializzata in comunicazione, ai tempi di Fabrizio Lucchesi direttore generale e Daniele Pradè vice. Poi si è messo in proprio. Il calcio è soltanto la Roma, il resto è l’acqua: nuoto, tuffi, vela. E poi pallavolo, con Paola Egonu, tennis, con Fabio Fognini e basket, con Luigi Datome, per citare solo i campioni più famosi della scuderia Dao, fondata da Dealessi nel 2004 col socio Edoardo Ottaviani, da cui si è separato di recente. Il primo incontro fu con Giovanni Malagò, allora rampante presidente del Circolo canottieri Aniene. Il primo incarico fu nel 2005 con l’Europeo maschile di pallavolo organizzato da Malagò. Il primo assistito fu un prodigio. Nel 2007 la Dao si è assicurata la gestione in esclusiva dei diritti di immagine di una giovane nuotatrice che per il circolo di Malagò era una garanzia sul futuro, veneziana di nascita, residente a Verona, appena maggiorenne: si chiamava Federica Pellegrini. E ovviamente la Dao venne ingaggiata dal comitato promotore guidato da Malagò per i Mondiali di nuoto di Roma nel 2009: mediatore “advisor” commerciale. Lo stesso ruolo che ha assunto al Coni dal 2013 quando si è insediato il nuovo presidente Malagò. Un’azienda che vuole il suo marchio sulla giacca di un campione o sui cartelloni di una manifestazione sportiva deve passare per la Dao. La tuta con la pizza tricolore di Armani, sfoggiata dalla delegazione italiana a Tokyo, è un’operazione di Dealessi e Malagò. E sono decine gli affidamenti diretti, relativi allo stadio Olimpico, ai giochi di Rio, a premiazioni, consulenze, coordinamenti, che Dao ha ricevuto da Coni servizi, la borsa della spesa del Coni, da un paio di anni sottratta a Malagò, assegnata al governo e denominata Sport e Salute.

 

Non si fatica a comprendere il sentimento di «riconoscenza» che Dealessi prova per Malagò. La «divina» ha scatenato l’effetto magnete per Dao e una strana coincidenza: tanti tesserati del Circolo canottieri Aniene sono assistiti da Dealessi. Le liste sono quasi sovrapponibili, per fermarsi al nuoto: Simona Quadarella, Nicolò Martinenghi, Silvia Di Pietro, Luca De Tullio, Matteo Rivolta. Alla Dao fa certamente piacere che Pellegrini sia entrata al Coni, anche se alle riunioni di giunta, in quattro mesi, s’è fatta vedere soltanto due volte. 

 

Malagò ha i suoi impegni con le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina 2026, la sua poltrona al Cio e il suo regno al Coni, ma ha ancora frenetiche ambizioni. La più indomabile: fare il capo dello sport nel mondo. Guidare il Comitato olimpico internazionale. Perciò Pellegrini va indirizzata pure verso le istituzioni sportive (quando non è impegnata a indebolirle con Grigorishin). Com’è accaduto per la velista Alessandra Sensini, tesserata Aniene, assistita Dao, vicepresidente Coni. Più che conflitti di interessi o incoerenze, sono abitudini. A Roma si nuota in vasca corta: vicini vicini, stretti stretti, Dealessi, Grigorishin, Malagò. Più potenti. Più ricchi. Venerando la «divina» Federica.