Sono gruppi informali che si ritrovano per protestare contro il progetto di legge anti omofobia. Spaventati e contrari all’adozione da parte di coppie omosessuali, fecondazione eterologa e unioni civili scendono in piazza per difendere la famiglia tradizionale. Apartitici sì, ma spunta la Nuova Destra
L’immagine-simbolo delle Sentinelle in piedi che vegliano per la libertà è il ragazzo vestito da nazista dell’Illinois.
Piazza Sant’Anna, Bergamo, domenica 5 ottobre. Tra il movimento che si batte contro la proposta di legge anti omofobia e contro l’estensione dei diritti alle coppie gay riunendosi per leggere un libro, si infila Giampietro Belotti vestito con la divisa resa celebre dalla commedia musicale “The Blues Brothers”.
In mano una copia del “Mein Kampf” di Hitler, ai piedi un cartello con al scritta:«
I nazisti dell’Illinois stanno con le Sentinelle».Una provocazione per esprimere silenziosamente il suo dissenso nei confronti degli attivisti ultra conservatori. Sul petto la spilla arcobaleno del gruppo «Rompiamo il silenzio», schierato contro l’omofobia.
Sì perché chi scende in piazza per la veglia decide per il silenzio contro le parole. Mentre chi organizza le contro-manifestazioni, accusandoli di omofobia e intolleranza di genere, grida il proprio dissenso con proteste, slogan e lancio di uova.
Un muro contro muro tra chi difende i diritti della comunità Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) e vede come una prova di civiltà la prima legge per punire l’omofobia e chi difende i valori della famiglia tradizionale e non accetta nessun cambiamento.
Come “formazione permanente” le Sentinelle in piedi hanno scelto la lettura condivisa e di gruppo. Un’ora in silenzio, a due metri di distanza uno dall'altro. Tutti girati nella stessa direzione. Senza segni di appartenenza, se si escludono i segnalibri griffati.
Un rigido protocollo anche per la comunicazione. «
La scelta è parlare solo in piazza, unico momento di presenza pubblica. Non abbiamo rapporti con al curia e altri mondi, siamo semplici partecipanti
. È una roba venuta dal nulla», spiega una militante milanese, Raffaella Frullone.
La reunion della scorsa domenica è solo l’ultima ondata di una marea crescente. Centinaia di persone si sono ritrovate negli ultimi mesi in piazze grandi e piccole. Un network informale con ottanta città. Milano, Roma, Bologna, Napoli ma anche centri minori come Ivrea, Varese, Reggio Emilia, Verona, Treviso, Arezzo e Lecce.
Ovunque lo stesso copione per affermare la libertà di pensiero, riassunta in questo manifesto onnipresente nei ritrovi:«Difendiamo la centralità della famiglia nata dall’unione dell’uomo e della donna. Manifestiamo in silenzio oggi affinché non ci venga tolta la libertà di parola domani».
LE SENTINELLE TRA DI NOIÈ una rete che si autodefinisce aconfessionale e apartitica ispirata al gruppo francese
Manif Pour Tous, défilé di piazza contro il matrimonio per le coppie omosessuali voluto dal governo Hollande.
I nemici giurati che spingono alla mobilitazione sono le battaglie per l’adozione da parte di coppie omosessuali, la fecondazione eterologa, le unioni civili e soprattutto lo spauracchio del progetto di legge Scalfarotto: allargare l'intera legge Mancino - che condanna l'istigazione all'odio e alla violenza - a omofobia e transfobia, cercando di tutelare
la comunità Lgbt vittima di discriminazioni, insulti e botte. Troppo per i conservatori di casa nostra che sono passati al contrattacco dopo la prima approvazione alla Camera (settembre 2013) e anche se oggi la legge rimane arenata al Senato.
«Se dovesse passare, introducendo il reato di omofobia –
spiega Francesco Bellotto, portavoce delle Sentinelle in piedi - chi dice che la famiglia naturale è composta da un uomo e una donna rischia sino a un anno e mezzo di reclusione».
Stessa linea di pensiero per Pietro Invernizzi, rappresentante milanese: «
Non vogliamo andare in carcere o essere denunciati per dire che un bambino ha diritto ad avere una mamma e un papà».
Un crescendo di paure anche per questa sentinella romana: «Sono preoccupata perché questa legge introduce il reato d’opinione. E omofobia può essere interpretato il fatto che io domani dirò ai miei figli che un bambino per crescere sano deve crescere con una mamma e un papà».
Un altro partecipante delle veglie aggiunge:«Avremo un regime totalitario. Non potremo educare i nostri figli secondo la nostra libertà di educazione».
A replicare a queste esagerazioni è Ivan Scalfarotto: «Si tratta di osservazioni che dimostrano una conoscenza molto superficiale, di seconda mano. La legge di cui parliamo, la cosiddetta Mancino che punisce razzismo, antisemitismo, xenofobia, è in vigore da vent’anni e non ha mai causato problemi di limitazione della libertà di opinione. Non si capisce perché dovrebbe crearli ora che viene estesa all'omofobia e alla transfobia. Inoltre, la Camera ha introdotto nella legge ben due norme che salvaguardano la libertà di opinione. È veramente preoccupante che ci sia qualcuno che investe una significativa parte del proprio tempo per opporsi a una norma contro l'odio e la violenza».
IL FORZISTA ORGANIZZA VIA SOCIALSe avessero meno di vent’anni e facessero parte della net generation, le Sentinelle direbbero che organizzano un flash mob. Invece sono molto più adulti ma sono entrati subito nell'idea liquida di incontri informali, senza nemmeno conoscersi tra loro.
Filippo Cavazza a Pavia è un attivista cattolico piuttosto conosciuto, ma giura che le letture collettive sono nate spontaneamente: «Abbiamo avuto due riunioni organizzative di 40 minuti l'una per l'evento di domenica scorsa. Eravamo in dieci e non l’abbiamo nemmeno comunicato ai giornali. Nemmeno il settimanale della diocesi ne ha parlato. Tant'è che temevo ci trovassimo solo noi organizzatori. Ero già pronto a tornare a casa, invece in piazza eravamo 300, arrivati grazie al passa parola».
Di professione addetto stampa dell'Avis, con un passato da dirigente dell'Apolf (l'azienda provinciale che si occupa di formazione) in quota Forza Italia, per nomina dell'ex sindaco Alessandro Cattaneo, Cavazza della sua partecipazione non ne fa una questione politica. «Apprezzo Mario Adinolfi e le sue analisi che punzecchiano la sinistra e pongono temi che non chiama etici, ma essenziali».
In città la sinistra era schierata dall'altra parte, con il sindaco di centrosinistra Massimo De Paoli che sfilava con il contro corteo dell'Arcigay.
«Siamo persone con idee diverse - continua Cavazza - mentre so che a Brescia hanno partecipato anche degli islamici alle nostre letture. Il bello di questo movimento è la sua spontaneità.
Io mi sono avvicinato tramite i social network, come tutto il gruppo pavese. Sappiamo che c'è un coordinamento nazionale, ma molto piccolo e con il quale non abbiamo mai avuto contatti. Siamo solo cittadini che chiedono di tornare a parlare di alcuni temi. Crediamo che i figli non siano un diritto e lo dico io stesso che sono sposato senza averne e da anni vivo questo dolore, ma mi chiedo perché insistere sulla fecondazione eterologa e non sulle adozioni».
In Italia pur avendo grandi sponsor tra il mondo cattolico (in testa il settimanale ciellino Tempi), non sembrerebbe molto strutturato. Si sono dati un piccolo sito, ma non esiste una pagina wikipedia.
Via Facebook i seguaci si scambiano messaggi tipo questo:«L’unione di coppie omo non può essere istituzionalmente equiparata al matrimonio che costituisce la cellula della società. Senza la famiglia la società si condanna all'autodistruzione».
PER EVITARE PROBLEMI IL MANIFESTO Un libro in mano è il loro biglietto da visita. I titoli scelti sono vari:“Il castello interiore”, “Diario di un dolore”, classici come “Delitto e castigo” e “Orgoglio e pregiudizio”, o il best seller “Io sono Malala”.
Gettonatissimo “Voglio la mamma” dell’
ex parlamentare Mario Adinolfi in cui distrugge i falsi miti di progresso come aborto, eutanasia, matrimonio omosessuale e utero in affitto. Proprio lui, ex onorevole e fondatore del Pd è diventato l’ideologo del movimento.
«È stata violenza cieca che otterrà un solo risultato. Renderci più decisi nella battaglia al fianco dei soggetti più deboli della società a partire dai bambini e dalle mamme». Così ha replicato agli scontri di domenica scorsa quando si sono presentati in massa per contestare la loro intolleranza ed è finita ad urli, spintoni e lancio di uova.
Eppure per evitare problemi si sono scritti anche un manifesto di comportamento:«La Sentinella esprime il suo disaccordo politico mediante la sua postura statica e pacifica, ad ogni ora del giorno e della notte. Affinché non si possa configurare il reato di manifestazione non dichiarata le sentinelle non formano dei gruppi compatti, al contrario, fanno in modo di essere distanziati di qualche metro e non turba mai l’ordine pubblico.
Essa non cerca di farsi notare altro modo che per la sua presenza, in totale assenza di segni distintivi. Interrogata dai passanti o dalle forze dell’ordine la sentinella parla tassativamente in suo proprio nome e non in quelli di altri».
I LEGAMI CON LA GALASSIA NERANonostante queste decalogo ai primi appuntamenti ecco spuntare l’estrema destra. A Milano, lo scorso dicembre, quando a due passi dal Duomo
si presenta la sezione milanese di Forza Nuova, partito neofascista con un migliaio di seguaci.
Sono trenta e vengono ripresi dai presenti per i titoli dei libri che vorrebbero leggere: “Omofollia”, il cui scopo è «contribuire alla buona battaglia contro l'ideologia omosessualista» e la rivista di estrema destra Ordine Futuro.
Passano tre mesi ed eccoli rispuntare in Veneto. «Nonostante i divieti della prefettura 100 forzanovisti sono sbarcati a Venezia sotto la Chiesa della Salute di fronte a piazza San Marco. Rivendichiamo la libertà di pensiero, la libertà di essere patrioti. La nostra idea diventa azione». È domenica 30 marzo quando in Laguna spuntano le prime teste rasate, sciarpe e libro in mano.
Una Sentinella si copre il volto con la bandiera di Forza Nuova. Stesso copione a Bologna, domenica scorsa con otto esponenti della stessa sigla della galassia nera tra le fila dei guardiani della tradizione. Finisce a botte, sputi e insulti.
Dall’estrema destra le Sentinelle prendono le distanze: «Non accettiamo “adesioni” di gruppi, partiti o associazioni. Rifiutiamo fermamente e categoricamente ogni forma di violenza. Non possiamo per questo permettere che gruppi di estrema destra cerchino di strumentalizzare la nostra presenza di piazza per ottenere visibilità o per legittimare azioni che nulla hanno a che vedere con la nostra resistenza».
Il rischio da correre quando l’anno scorso non c’era quasi nessuno alle veglie e nell’ultimo week-end si sono ritrovati in diecimila.