Teatro, musica, ambiente, cucina. Per parlare di qualsiasi cosa alla luce del dialogo tra le culture. Compie 25 anni il festival di Peirolero & Co. Dalla newsletter de L’Espresso sulla galassia culturale arabo-islamica

La chiamavano “La Señora” ma il suo nome di battesimo era Grazia: un battesimo forzato, il suo, come successe a tanti ebrei nella penisola iberica del XVII secolo. Grazia Nasi nacque a Lisbona nel 1510, ma come moglie di un ricco mercante visse tra Belgio e Francia, Italia e Turchia. In questi Paesi vide le traversìe causate dall’antisemitismo: e quando fu vedova e poté disporre del patrimonio, lo dedicò ad aiutare chi fuggiva da persecuzioni e schiavitù. La sua storia la racconta, con testi e musica, uno spettacolo ideato da Alessandra Ravizza, cantautrice e scrittrice (ha scritto con Ramy Balawi "Il Maestro di Gaza", ha inciso con il duo Rebis formato insieme ad Andrea Megliola due cd, “Naufragati nel deserto” e “Qui”).

 

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Il testo, realizzato insieme a Carla Peirolero, fondatrice e anima del Suq, è dedicato a due antenate di Ravizza, due donne ebree sefardite impegnate in politica e cultura. La musica, curata con Franco Minelli e protagonista anche di un dopotreatro musicale, riprende canti della tradizione sefardita in ladino o giudeo-spagnolo: la lingua degli ebrei di Spagna, una lingua romanza di derivazione castigliana con prestiti da turco, greco, arabo, ebraico e francese.

 

“La Señora” è solo uno degli appuntamenti in programma al Suq, la grande festa della cultura e dello spettacolo multiculturali che si tiene per il 25esimo anno a Genova, intorno al Porto Antico. Da lunedì 15 a domenica 25 giugno, per chi è interessato ai temi di questa newsletter c’è davvero l’imbarazzo della scelta.

 

“La luce intorno” di Nicola Bonazzi racconta le tribolazioni di Sekou, migrante africano che per ricostruire la sua vita deve ricostruire anche la storia della sua famiglia. “SID. Fin qui tutto bene” di Alberto Boubakar Malanchino trasforma in musica e commedia le traversie di un quartiere multietnico di Torino, tra bullismo e droga, consumismo e speranze. L’inaugurazione però parla di un paese immaginario, ben conosciuto e molto amato dal pubblico televisivo: il Pojanistan di Andrea Pennacchi, Italia immaginaria fin troppo somigliante a quella reale, in uno spettacolo irriverente che porta lo spettatore a ridere ma anche a fare un esame di coscienza.

 

Ci porta in Ucraina la rassegna di musica e canti curata dalla Comunità ucraina della Liguria, in Perù la danza “Marinera Nortenha” mentre “I racconti di Penda” uniscono sullo stile dei griot leggende e storie africane: dalla raccolta dal grande antropologo ivoriano Ahmadou Hampate Ba, sono raccontate da Bintou Ouattara accompagnata da Souleymane Diabate (voce, kora, n’goni e tama). Il graphic novel “Allargo le braccia e i muri cadono” di Claudio Calia (Feltrinelli), presentato in occasione della Giornata del Rifugiato del 20 giugno, è invece un omaggio per i dieci anni dalla morte di Don Andrea Gallo, ispiratore e nume tutelare del festival.

 

In arrivo anche due presentazioni di libri di autori che i lettori affezionati a L’Espresso ricorderanno bene. Cinzia Leone presenta il nuovo romanzo, “Vieni tu giorno nella notte” (Mondadori): una seconda avventura legata a ebraismo e Medio Oriente dopo “Ti rubo la vita”. Si parla di immigrazione invece con “Nato sul confine” di Fabrizio Gatti (Rizzoli): il viaggio di una famiglia siriana raccontato da un bambino non ancora nato: Mabruk, che significa Benedetto, un nome molto amato su tutte le sponde del Mediterraneo.

 

Con “Noi donne di Teheran” (Jouvence) invece la storica irano-piemontese Farian Sabahi ci porta alle radici della protesta iraniana. Ma non di soli libri vive il dialogo interculturale: Eleonora Jaibi presenta saponi e cosmetici provenienti da diversi Paesi africani per far conoscere “Una pelle che sa di cacao e caffè”.

 

Diventa una “Tragedia con canzoni” la storia di Antigone nel nuovo spettacolo del Teatro dei Borgia, diventa una commedia la passione per lo sport in “Liberatutti” di Marta Abate e Michelangelo Frola, diventa uno spettacolo il graphic novel di Gianluca Costantini e Francesca Mannocchi (“Libia. Il racconto di un paese oltre la notizia”).

 

Per la musica, si va da un omaggio a Enzo Bosso (con la sorella Ivana e l’orchestra Trillargento) a uno per Italo Calvino (“Altre città invisibili” di Federico Sirianni, Marco Piccirillo e Valeria Quarta), da una esibizione di breakdance e hip hop “alla genovese” (Zena City Street Dance Show) a un dance party costruito con strumenti africani e loop station da Marzouk Mejri, Charles Ferris e “Ghiaccioli e Branzini”, da una serata swing a un concerto gipsy.

 

In programma anche appuntamenti ambientalisti per grandi e piccoli (dalla raccolta delle cicche al riciclo del vetro, alla ricerca di uno stile di vita minimalista e di un’alimentazione sana per inquinare il meno possibile). Per cena un menu multietnico curato da Vittorio Castellani e Chef Kumalé. E per aprirsi alle altre religioni, martedì alle 17 giovani di fedi diverse possono partecipare allo “Speed date della conoscenza” ideato da Federico Giacobbe, che riprende una formula “da bar” per il dialogo tra religioni in un momento in cui la guerra, anche religiosa, è alle porte dell’Europa.

 

Il programma completo, con i link per prenotazioni e acquisto dei biglietti, è al link www.suqgenova.it.