Trascrivo alcune frasi che mi sono rimaste impresse del romanzo “Il passeggero” di Cormac McCarthy. Non aggiungo altro

I giorni si alternano veloci, succede di tutto, eppure sembra che non succeda niente. Omicidi, nascite, lo scudetto del Napoli, il governo, il cordoglio per qualcosa. Passerà il nostro tempo e noi con esso. Di noi, di noi oggi, resteranno alcune testimonianze, dei lasciti. Uno di questi è “Il passeggero” di Cormac McCarthy (Einaudi). Potrei scrivere di altro, ma non riesco a pensare ad altro da quando l’ho letto e il motivo non è riassumibile nella trama, ma nelle vette di pensiero che toccano i personaggi del romanzo. La mia copia è tutta sottolineata.

 

Scelgo alcune delle frasi che mi sono rimaste più impresse e ve le trascrivo, tralasciandone altrettante. Lascio volentieri a lui più spazio possibile, così sarà la cosa più bella che leggerete oggi.

 

«Esiste l’odio di massa e il cordoglio di massa. La vendetta di massa e il suicidio di massa addirittura. Ma non c’è il perdono di massa. Ci sei solo tu».

 

«È nella natura delle persone immaginare che il vinto debba aver fatto qualcosa per meritare la propria rovina. La gente vuole che il mondo sia giusto. Ma il mondo su questo non si esprime».

 

«E cosa siamo noi? Dieci per cento biologia e novanta per cento mormorio notturno».

 

«Quanto è malvagio il mondo? La verità del mondo costituisce una visione raccapricciante a tal punto da far impallidire le profezie del più funereo degli indovini che mai l’abbiano abitato».

 

«Dovunque tu scenda, la destinazione del tuo treno è sempre stata quella. Ho studiato molto e imparato poco. Penso che uno come minimo dovrebbe augurarsi di vedere una faccia amica. Qualcuno al tuo capezzale che non ti auguri di bruciare all’inferno. Più tempo non cambierebbe niente e quasi sicuramente quello cui stai per rinunciare per sempre non fu mai quello che credevi».

 

«La sofferenza fa parte della condizione umana e bisogna accettarla. Ma l’infelicità è una scelta».

 

«Nasciamo tutti dotati della facoltà di vedere il miracoloso. Non vederlo è una scelta».

 

«Difficilmente vorremmo conoscere noi stessi come eravamo in passato e tuttavia piangiamo i tempi andati».

 

«Sapeva che alla fine era impossibile sapere. Impossibile afferrare il mondo. Che si tratti di un toro sulla parete di una grotta o di un’equazione differenziale non cambia niente».

 

«Non ho mai capito perché la giustizia non possa essere messa in vendita. Magari includendo un piano di credito. Cos’ha di tanto speciale la giustizia?».

 

«A lui gli piacevano le belle donne. E lei era la più bella. Il che non è stato di grande aiuto, o sbaglio? È raro che lo sia. Lo credi davvero? Certo. La bellezza fa promesse che non può mantenere».

 

«Bisogna credere che nel mondo c’è del buono. Direi che bisogna credere che se nella vita ti rimbocchi le maniche poi ti arriva. Uno può sbagliarsi, ma se non ci crede, allora una vita non ce l’avrà. Magari la chiamerà pure vita. Ma non sarà una vita».

 

«Condividere la lettura anche di solo qualche decina di libri costituisce un vincolo ben più potente del sangue».

 

«In una società i veri guai cominciano quando la noia diventa il suo tratto più diffuso. La noia spingerà anche i più tranquilli a imboccare strade che mai avrebbero immaginato».

 

«Senza malfattori il mondo dei giusti è completamente spogliato di senso».

 

«Mi sento vecchio. Qualsiasi conversazione riguarda il passato».