Amici bestiali
I setter inglesi, meravigliosi cani da compagnia
Miti, affettuosi, ideali per la caccia. Malgrado l’origine, è l’Italia il Paese in cui questa razza è più presente. Ma in molti li abbandonano
Il setter inglese fa parte di quel gruppo di razze che si contendono ogni anno il primato delle nascite nella classifica stilata dall’Enci per i cani con pedigree. Si parla di una cifra che oscilla tra i tredici e i quattordicimila. Senza contare quelli che non vengono registrati. Supponiamo che la vita media di un cane di questa razza sia sui quattordici anni, immaginate quanti setter ci sono in Italia.
A dispetto del luogo di provenienza, è il nostro Paese quello in cui sono più diffusi, tanto che si potrebbe parlare di setter italiano più che inglese. Sono cani da ferma e vengono usati per la caccia, compito che svolgono alla perfezione. Hanno un carattere mite, sono affettuosi, esuberanti e facilmente addestrabili al richiamo e al riporto, il loro pelo non emana cattivi odori ed è setoso e morbido al tatto. Difficilissimo trovarne di mordaci. Proprio perché sono così buoni, i metodi coercitivi di addestramento non sono indicati. Ma si sa, per fare prima, si cercano le scorciatoie, e allora giù botte, strilli e anche collare elettrico, per renderli perfetti ausiliari nell’attività venatoria o nelle prove zootecniche. Sono centinaia i setter abbandonati e maltrattati perché non rendono come dovrebbero nel loro compito. Un addestramento troppo rigido può provocare traumi irreversibili in questa razza così mite.
Nel 2012 è nato l’Italian Setter Rescue Onlus. La presidente e fondatrice Flavia Guagnelli, insieme a molti altri, si batte perché passi l’idea che il setter è anche un meraviglioso cane da compagnia. E lo è. Quando arrivano da situazioni difficili, soffrono di ansia da separazione e abbaiano se lasciati soli. Ma, come per ogni cane “salvato”, ci vuole un po’ di pazienza. I soggetti, in cui l’uomo non è riuscito a togliere ogni capacità e istinto venatorio, hanno ancora voglia di correre. Se ne adottate uno, sappiate che dovrete portarli in spazi sicuri e grandi, per dare sfogo alla loro energia senza il rischio di perderli.
I primi setter che ho visto erano quelli dei miei zii. Erano molto irruenti e quando entravo nel loro recinto, mi leccavano la faccia e poi si sdraiavano a terra a pancia in su, in segno di sottomissione e, così potevo accarezzarli, senza il rischio di essere travolta dalle loro effusioni. Da adulta ho avuto a che fare con molti setter e ho visto i segni che si portano dentro a causa di un addestramento che non ha tenuto conto della loro sensibilità. Con un po’ di tempo e una buona dose di applicazione e rinforzi positivi, possono uscire dal tunnel e allora non ti lasciano più. I setter sono quei cani che sanno come essere riconoscenti. Esprimono tutto attraverso la fisicità. Quando scoprono le carezze, ti avvolgono con quell’affetto che solo loro sanno regalare.
CAREZZE
Condividere la vita con un setter è un’esperienza unica. I rescue vi ameranno incondizionatamente: sono consapevoli di ciò che hanno vissuto prima. Sono cani da caccia, quindi portateli in qualche riserva se vi accorgete che il loro istinto non è stato soffocato del tutto. Farà bene anche a voi camminare in campagna.
E GRAFFI
Se siete cacciatori, imparate a non usare metodi coercitivi con i vostri ausiliari. Il setter è un cane docile che impara presto. Se sbaglia forse non ha capito. Se ha paura dello sparo, forse non siete stati attenti nella progressione dell’addestramento. Se non risponde al richiamo, forse non vuole stare con voi. Fatevi una domanda.