La nuova Kate Moss? E' Cara Delevingne. Mix di classe, spirito ribelle, aristocrazia e modernità

Sopracciglia folte, ripassate a colore e pelle effetto porcellana. Cristalli adesivi, paillettes sulla palpebra, smoky eyes. Chignon raccolto e parrucca punk. È sempre lei, Cara Delevingne, proclamata “nuova Kate Moss” mentre l’originale è ancora in circolazione. Cara Delevingne che si dichiara bisex, bacia Rita Ora, va in vacanza con Rihanna: biondo infantile, carnagione lattea, innocente e furbissima, spontanea e calcolatrice (specie per i cachet), pop e snob. Bellezza tagliente e spigolosa che la fa emergere tra le belle, le ragazze della sua età - 21 anni - ne sono affascinate, sociologi e studiosi del costume cercano di spiegare il fenomeno.

A New York si è fatta aspettare, poi è comparsa come una dea alla sfilata di Marc Jacobs. La moda la ama o la detesta (le definizioni variano da “icona” a “ragazzetta qualsiasi”) ma il succo è: piace a quelli che contano. In passerella a 18 anni, volto di Burberry, 50 sfilate in due anni, con brand di grande prestigio: Gucci, Chanel, Fendi, Saint Laurent. I suoi lussuosi padrini, Karl Lagerfeld e Hedi Slimane, hanno avuto il loro peso perché fosse consacrata mannequin dell’anno negli ultimi due British Fashion Award.

«Cara sprigiona un’energia moderna col suo viso piccolo, le sopracciglia e la silhouette di uccello gracile, ma è la forza della personalità che la rende unica», dice Lagerfeld: «Non è affettata. Mangia hamburger a pranzo e pizza a cena, e se è affamata diventa di cattivo umore, fa un sacco di faccette simpatiche e smorfie su Twitter, adora i cappelli, sa ballare, è una party girl. Però ha un’aura trasgressiva - non le importa di sembrare carina, ha avuto il suo coca-affaire, una bustina di polvere bianca venuta fuori da una borsa, già dimenticata - che corrisponde all’estetica grunge introdotta da Slimane nel “suo” Saint Laurent.

La stessa ragazza, due anime diverse: che affiorano negli occhi verdi, seducenti e pericolosi. Regale e altera mentre esibisce le iniziali CJD - Cara Jocelyn Delevingne - sulla mano destra o quando si toglie le scarpe (39 e mezzo) per mostrare la scritta “made in England” sulla pianta dei piedi. Inglesissima, su questo non si discute. Come scrive Alison Boshoff sul “Daily Mail”, a parte la sua splendida giovinezza, c’è da considerare il non irrilevante pedigree. Gli inglesi sono classisti. Ricordano che mentre Kate Moss viene da Croydon e Naomi Campbell da Streatham (periferie) Cara Delevingne arriva da Chelsea, via Belgravia, la zona top di Londra, dove si trova, guarda caso, Buckingham Palace.

La mamma di Cara, Pandora, ex it-girl londinese negli anni Settanta, aveva una rubrica su “Vogue UK”, il padre Charles è un ricco immobiliarista, il nonno materno, sir Jocelyn Stevens, presidente dell’English Heritage, ha fondato l’emittente pirata Radio Caroline. Il nonno del papà era visconte e politico, la zia, Doris Delevingne, era amica di Winston Churchill. La madrina di Cara è Joan Collins, il padrino è Nicholas Coleridge presidente del gruppo editoriale Condè Nast, e nel giro delle amicizie e dei tè delle cinque c’è Sarah Ferguson, duchessa di York: le principessine Beatrice ed Eugenie sono di casa. Da ragazza di buona famiglia, ha frequentato la Frances Holland School for Girls, privata naturalmente, diventando la migliore amica di Genevieve Garner, detta Gen, figlia di Sarah Doukas, Ceo della Storm Model Management, quella che ha tirato fuori Kate Moss dall’oscurità, l’ha offerta alle luci della passerella e già da un po’ si affanna a trovarle un’erede. Non ci voleva molto a farla entrare nella moda, anche perché Poppy, sorella di Cara, sei anni più grande, si era già fatta un nome come modella di Agent Provocateur, Diesel, Chanel, Louis Vuitton. Cara si è evoluta in questa doppia discendenza aristocratica e popolare di cui gli inglesi hanno il segreto, come si evince dall’ossimoro coniato per lady D: “principessa del popolo”.

Le sue amiche, Georgia May Jagger (il papà è Mick) e Pixie Geldolf (il papà è Bob) fanno parte del serraglio di “figlie di”, capaci di affrontare il red carpet come se ci fossero nate e i riflettori esistessero solo per far brillare la loro insolente giovinezza. Ma è Cara la ragazza del momento: cristallizza i desideri di una generazione. Appare sempre, parla poco. È molto legata a Poppy e un po’ meno alla sorella maggiore Chloè, proprietaria di una discoteca, odia i tacchi e il pesce, è carnivora, vuole diventare primo ministro, si sente un ragazzo mancato, non si prende sul serio. Non c’è giorno in cui non posti un look che fa impazzire le quindici-venticinquenni. Usa lo smartphone come altri usano gli occhi e inonda la Rete di immagini, dalla testa di leone tatuata sull’indice della destra - suo segno zodiacale - al bacio sulla bocca con Sienna Miller.

Fa parte di quella Generazione Z nata nei ’90, cresciuta a Facebook, Instagram, Twitter, Tumblr, perennemente connessa. Quest’estate era in vacanza con Rihanna (25 anni, 100 milioni di album venduti) a Saint Tropez, lontano dalla folla ma non abbastanza da passare inosservata. Quando affitti uno yacht da 400 mila euro e ne spendi altri 200 mila tra cene e party a bordo, è ovvio che i paparazzi arrivino a sciami. La top e la popstar li hanno fregati postando foto ovunque tra tuffi e coppe di champagne. Ragazze 2.0., si amministrano da sole. Lei dice che al lavoro di modella non aveva mai pensato, in realtà il primo servizio fotografico su “Vogue Italia” l’ha fatto a 10 anni con Bruce Weber: broncino invidiabile, attitudine ribelle, stupendamente fotogenica. Quando l’ha voluta Burberry, quando sono arrivate la cover di “Vogue” e “W”, e i soldi, che non disprezza, si è arresa all’evidenza, anche se è convinta sia una fase transitoria.

Vorrebbe evolversi come attrice, recitare con Meryl Streep (perché porsi limiti?), l’abbiamo vista nel piccolo ruolo della principessa Sorokina in “Anna Karenina”. Vorrebbe cantare, incide un’improbabile cover col cantautore londinese Will Heard, accarezza l’idea di una band al femminile e un album con Rock Nation, etichetta fondata da Jay-Z. Quasi sempre circondata da donne che abbraccia castamente, si è affrancata dallo sguardo degli uomini e dice con franchezza di non essersi mai innamorata. In aprile ha lasciato il fidanzato Jake Bugg, in maggio, a Cannes, ha rifiutato le avances di Leonardo DiCaprio («Troppo vecchio»). Poi ha flirtato in segreto con Harry Styles degli One Direction («Siamo solo buoni amici») e adesso le attribuiscono qualcosa con Aki Omoshayb, co-star del nuovo film che sta girando, “Kids in Love”: le scorribande di un gruppo di ragazzi nella Londra di oggi, tra vita selvaggia, feste e molta droga. All’età in cui Kate Moss era l’invidiata (dalle donne) fidanzata di Johnny Depp, Cara pensa a provocare e a farsi notare, e questo infastidisce. Se è vero che si trascina dietro un’orda di fan - tutte vorrebbero essere come lei, o essere lei - c’è chi, nel più stretto anonimato, la giudica esasperante e sovrastimata, indifferente a tutte le forme di gerarchia, altezzosa. In una parola, insopportabile. Che sia invidia?