Crollano le accuse di corruzione giudiziaria e falsa testimonianza. Per la Procura di Milano la sconfitta è totale

Assoluzione trionfale per Silvio Berlusconi nel terzo processo per il caso Ruby. La settima sezione del tribunale di Milano ha scagionato tutti e 29 gli imputati da tutte le accuse di corruzione giudiziaria e falsa testimonianza. Quando i giudici hanno letto il verdetto, nell’aula bunker davanti al carcere di San Vittore, è comparsa anche la protagonista del caso, Karima El Mahroug detta Ruby, la ragazza marocchina che il leader di Forza Italia fece rilasciare dalla questura, il 10 maggio 2010, presentandola come la nipote di Mubarak.

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Per la Procura di Milano la sconfitta è totale. I pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio avevano chiesto di condannare Berlusconi a 6 anni e a un risarcimento di dieci milioni. L’indagine aveva ricostruito una lunga serie di pagamenti, per un totale di oltre dieci milioni di euro, alle ragazze che avevano partecipato alle cosiddette serate «bunga-bunga» nella villa di Arcore. Secondo l’accusa, erano tangenti pagate in cambio di testimonianze false o reticenti, comprovate dalle intercettazioni, audio e video delle ragazze stesse. Per la difesa, erano invece donazioni a persone danneggiate dallo scandalo mediatico.

«Noi non neghiamo che il dottor Berlusconi abbia versato denaro alle persone coinvolte nei processi Ruby, ma sosteniamo che non l’ha fatto per finalità corruttive», aveva riassunto nell'arringa l'avvocato Franco Coppi.

I tre giudici del collegio avevano posto le premesse dell’odierna assoluzione plenaria già nel novembre 2021, con un'ordinanza a sorpresa che ha dichiarato «inutilizzabili» i verbali delle ragazze: secondo il tribunale non andavano sentite come testimoni, ma come indagate, almeno dal marzo 2012, con conseguente diritto non solo di farsi assistere da un avvocato, ma anche di tacere e perfino di mentire. Di qui il crollo delle accuse di falsa testimonianza e corruzione di testimoni. 

L’avvocatura dello Stato aveva invece appoggiato la Procura nelle richieste di condanna, spiegando che il reato si realizza già con l’accordo corruttivo, prima delle deposizioni. Due giorni fa, però, la presidenza del consiglio ha revocato la costituzione di parte civile, proprio alla vigilia del verdetto.

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Berlusconi era già stato assolto nel processo principale, dove era finito sotto accusa per due reati: prostituzione con una minorenne e «concussione per induzione», per la telefonata in questura con la bugia su Mubarak. Condannato in primo grado a 7 anni, è stato scagionato dalla corte d’appello: non è provato che sapesse che Ruby era minorenne, mentre la chiamata in questura non era qualificabile come pressione illecita, ma solo come «raccomandazione».

Dopo più di dieci anni di indagini e processi, gli unici condannati per il caso Ruby sono Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, dichiarati colpevoli in tutti in gradi di giudizio di aver favorito e gestito il traffico di prostitute nella villa di Berlusconi ad Arcore.