L’attività extraveicolare è prevista alle ore 16 di giovedì. Con lei il cosmonauta russo Oleg Artemyev, a conferma di una inopinata distensione degli attriti internazionali

È previsto che la sua prima “passeggiata spaziale”, più propriamente Extravehicular Activity (o Eva) - visto che è tutto, fuorché una scampagnata nel vuoto siderale -, inizi il 21 luglio quando in Italia saranno le 16. In quel momento, Cristoforetti dovrebbe emergere dal segmento russo della Stazione spaziale internazionale, attraverso il modulo di attracco Poisk, insieme con il cosmonauta Oleg Artemyev, comandante e space walker veterano (è alla sesta uscita della sua carriera).

Durante l’attività, che secondo la Nasa potrebbe durare fino a sette ore, i due astronauti posizioneranno un braccio telescopico dal modulo Zarya a Poisk per fornire supporto alle future passeggiate spaziali e lanceranno manualmente dieci nanosatelliti progettati per raccogliere dati radio-elettronici: due Tsiolkovsky-Ryazan e otto YuZGu-55, realizzati dagli studenti della Ryazan Radio Engineering State University e della South-Western State University di Kursk, nell’ambito del programma scientifico “Radioskaf”.

La maggior parte del tempo trascorso all’esterno della Iss sarà però dedicata alla preparazione, per le sue prime operazioni sul segmento russo, dello European Robotic Arm (o Era), il braccio robotico portato in orbita nel luglio del 2021. Gli astronauti sposteranno il suo pannello di controllo esterno, lavoreranno sull'isolamento e installeranno un adattatore temporaneo per l’arto meccanico. Cristoforetti controllerà che la protezione della telecamera di Era sia abbastanza nitida da consentire a un laser di guidare il braccio nelle operazioni di presa e spostamento.

L’astronauta italiana dell’Agenzia spaziale europea sarà anche la prima occidentale a uscire dalla Iss indossando una tuta Orlan, ideata in epoca sovietica e impiegata la prima volta nel 1977 (durante la diretta televisiva, su Nasa ed Esa Web tv, Artemyev sarà riconoscibile per le strisce rosse sullo scafandro, Cristoforetti per quelle blu).

Due aspetti, il lavoro su Era e la conferma della space walk congiunta, non secondari nemmeno dal punto di vista politico, visto che pochi giorni fa Roscosmos, l’agenzia spaziale della Federazione, aveva ufficialmente dichiarato conclusa la collaborazione internazionale proprio sull’arto meccanico, un “manipolatore a remoto” attraccato sul segmento russo e in grado di spostarsi attorno alla stazione in modo automatico.

Proprio l’attività extraveicolare condivisa con un cosmonauta potrebbe invece essere la seconda significativa testimonianza, in pochi giorni, di una inopinata distensione degli attriti internazionali, almeno oltre l’atmosfera: il primo a ribadire rapporti di continua e pacifica collaborazione sulla Iss era stato l’amministratore della Nasa, Bill Nelson, intervenuto a fine giugno con la sua vice, l’ex astronauta Pamela Melroy, al Consiglio dell’Agenzia spaziale europea ospitato nei Paesi Bassi: «La collaborazione degli astronauti in orbita, Samantha Cristoforetti compresa, con i cosmonauti russi dimostra una eccezionale professionalità” aveva sottolineato il numero uno della Nasa, «anche quella fra i centri di controllo della Iss, a Houston e a Mosca, non sta subendo alcuna conseguenza e questo nonostante la drammatica situazione in Ucraina». Una situazione, bene precisarlo, con evidenti ricadute anche oltre l’atmosfera.

Ben più inaspettato era poi arrivato, il 15 luglio, l’annuncio di un accordo fra Nasa e Roscosmos circa la ripresa di voli “misti” con astronauti e cosmonauti seduti nella stessa capsula: dal prossimo settembre i russi voleranno con le Crew Dragon di SpaceX, mentre gli americani raggiungeranno la Stazione spaziale internazionale a bordo delle Soyuz. Lo scambio avverrà alla pari, senza passaggi di denaro tra le due agenzie. È la prima volta nella lunga storia di cooperazione alla base della Iss: finora, i 71 astronauti americani ed europei che avevano usato il veicolo russo per raggiungere l’avamposto orbitante avevano pagato un biglietto, il cui costo era salito nel corso degli anni assestandosi intorno a un valore medio di 56 milioni di dollari.

Non va nemmeno sottovalutato come l’accordo fra Nasa e Roscosmos sia stato reso ufficiale contestualmente all’annuncio del cambio al vertice dell’agenzia russa, che al mediaticamente bollente Dmitry Rogozin – fedelissimo di Vladimir Putin e spesso interprete di una retorica anti-occidentale inaspritasi dopo l’inizio della guerra in Ucraina – ha visto succedere Yuri Borisov.

A onor del vero, per non cadere nell’illusione semplicistica di un avvicendamento punitivo, basterebbe ricordare quanto la strategia spaziale dipenda comunque dalle indicazioni governative – in primis da Putin –, oltre che il curriculum di Borisov: 65 anni, formazione militare, coinvolto nell’industria bellica dai tardi anni Novanta, il nuovo direttore dell’ente spaziale russo è stato vice ministro della Difesa (dal 2012 al 2018) e, proprio come Rogozin, vice primo ministro della Federazione, dal 2018 a poche settimane fa, periodo in cui gli era affidata la sorveglianza degli affari militari e dello spazio. Non è però marginale che la sua nomina sia arrivata a qualche ora dall’accordo con la Nasa, un’intesa ambìta da anni, ma mai raggiunta fino a venerdì scorso. È quindi opportuno caricare la prima attività extraveicolare di una europea anche di un portato simbolico.

Lanciata da Cape Canaveral lo scorso 27 aprile sulla Crew Dragon “Freedom” di SpaceX, Cristoforetti è alla sua seconda permanenza di lungo periodo sulla Iss, avamposto di cui solo un cambio di programma le ha impedito di non essere la prima comandante europea (l’astronauta italiana è responsabile del segmento non russo della stazione).

Dopo la missione “Futura”, dell’Agenzia spaziale italiana, che fra il 2014 e il 2015 l’aveva vista in orbita per 199 giorni, oggi Cristoforetti è impegnata in “Minerva”, che si concluderà a fine settembre. Durante la sua permanenza in orbita, prenderà parte a 41 esperimenti, alcuni già iniziati e di cui sei italiani.

A chi, pochi giorni prima di partire, le aveva chiesto quali conseguenze sulla missione avrebbe avuto il conflitto in Ucraina, aveva risposto: «Ci concentreremo su ciò che ci unisce, non su ciò che ci divide. Credo che il nostro lavoro sia un faro di speranza per la comprensione fra Paesi». La “passeggiata” spaziale che inizierà fra poche ore potrebbe darle ragione nella maniera più impegnativa ma bella.