I capi partito hanno troppa paura di impegnarsi per i diritti civili. Per questo serve ancora una volta la mobilitazione dal basso

F. è malata terminale di cancro, entro poche settimane sarà morta, mi ha chiesto aiuto per ottenere l’eutanasia e risparmiarsi l’agonia degli ultimi giorni. Se fosse «tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale» avrebbe diritto a farsi aiutare dai medici dell’Asl per la somministrazione di un farmaco letale. Ma i pazienti oncologici come lei, pur se sottoposti a sofferenze insopportabili e irreversibili, sono esclusi da questo diritto introdotto dalla Corte costituzionale nella sentenza del 2019 sul processo a mio carico per l’aiuto a Fabiano Antoniani. In questi due anni il numero di persone che ha ottenuto l’aiuto alla morte volontaria è zero.

Le Asl hanno sempre negato il rispetto della volontà del malato anche quando rientra nei criteri stabiliti dalla Corte. Con Filomena Gallo e l’Associazione Luca Coscioni forniamo assistenza legale e informazioni, con il Numero Bianco sul fine vita 0699313409, ma servirebbe una legge per definire procedure, scadenze e responsabilità. La stessa Consulta aveva rivolto un «monito al legislatore affinché provvedesse all’adozione della disciplina necessaria al fine di rimuovere il vulnus costituzionale riscontrato», perché «l’esigenza di garantire la legalità costituzionale deve prevalere su quella di lasciare spazio alla discrezionalità del legislatore». Ma il Parlamento ha fatto orecchie da mercante.

Già, il Parlamento. Nel 1984 Loris Fortuna, già padre della legge sul divorzio, firmò la prima proposta di legge per la legalizzazione dell’eutanasia. Il Parlamento non la discusse. Nel 2006, in occasione della lotta di Piergiorgio Welby per la propria “morte opportuna”, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrisse che davanti alla richiesta di Welby «l’unico atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio». Il Parlamento restò muto. Nel 2013 abbiamo depositato una proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale, il Parlamento non ne ha discusso nemmeno per un minuto. Alla fine della scorsa legislatura, nei giorni del processo “Cappato-DJ Fabo”, fu adottata la legge sul consenso informato e le dichiarazioni anticipate di trattamento: un’ottima legge ma sconosciuta ai più.

Da allora sono arrivati due richiami della Corte costituzionale e le assoluzioni di Mina Welby e mie nei processi per altre azioni di disobbedienza civile. E in Parlamento? Forza Italia ha bloccato la discussione senza che dai vertici del Pd né da quelli del M5S sia stata spesa una parola di impegno a discutere la legge. I sondaggi danno costantemente i favorevoli alla legalizzazione oltre il 70%, viene da chiedersi perché i capi dei partiti - inclusi quelli in teoria più favorevoli - continuino a impedire il dibattito. Se un tempo si sarebbe potuta attribuire la responsabilità al Vaticano, oggi Papa Francesco, che non ha cambiato posizione sulla “morte naturale”, non organizza truppe parlamentari come i suoi predecessori.

Le ragioni vanno piuttosto ricercate nella paura dei capi partito che temi relativi ai diritti civili non rientrino nelle logiche di coalizione, o fazioni e correnti, che occupano strutturalmente gruppi sempre meno rappresentativi di realtà sociali. Il Governo di larghissime intese di Mario Draghi, nato per fronteggiare la pandemia e risollevare il Paese, dovrebbe suggerire al Parlamento la libertà di assumersi la responsabilità di decisioni slegate dalle sorti dell’esecutivo. Il fine vita sarebbe un tema su cui esercitarle, ma le possibilità di approvare una legge per l’eutanasia, come accaduto il mese scorso in Spagna, non si materializzeranno prima della fine della Legislatura. F. non ha tempo, come non ne hanno decine di migliaia di malati che nei prossimi anni, senza un intervento legislativo, si troveranno a subire condizioni di tortura insopportabile.

L’Associazione Luca Coscioni ha promosso un referendum per depenalizzare l’aiuto attivo a morire e aprire la strada a una legge sul modello olandese, belga e spagnolo. La raccolta inizia a luglio per finire a settembre. Se i partiti non vogliono decidere, lo potranno fare gli elettori.


Marco Cappato è tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni