Il 14 marzo 2018 veniva ammazzata la consigliera comunale di Rio de Janeiro. Nera, bisessuale, cresciuta nella favela, il suo esempio ispira altre donne. Con l’ombra dei narcos e della famiglia Bolsonaro

Lo scorso 8 gennaio migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro hanno attaccato il Parlamento brasiliano e le immagini dell’assalto hanno fatto il giro del mondo. Il Paese è velocemente sprofondato nel caos e a livello internazionale si è sollevato un coro di indignazione a sostegno del neoeletto presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Da subito è iniziata a circolare la domanda: quanto è coinvolto in questo assalto l’ex presidente Bolsonaro? Chi sono stati i mandanti? La giustizia brasiliana sta indagando sull’accaduto, ma non è la prima volta che si ipotizza che l’ex presidente e la sua famiglia potrebbero finire nei guai.

 

Lula, nel suo discorso di insediamento, ha assicurato che la sconsiderata gestione della pandemia portata avanti da Bolsonaro durante il suo mandato, che ha causato oltre 650 mila morti, non rimarrà impunita. E si sono sollevate molte polemiche quando, pochi giorni dopo l’elezione di Lula, si è scoperto che i figli di Bolsonaro – Eduardo e Flávio, rispettivamente deputato e senatore federale – nel 2019 avevano avviato le pratiche per ottenere la cittadinanza italiana, dato che la loro famiglia ha origini venete e toscane.

Ma le morti dovute al Covid-19 non sono l’unico spettro che insegue Bolsonaro e la sua famiglia. Il nome del figlio Flávio, già politico di lungo corso, è stato spesso associato a un crimine che ha sconvolto la società brasiliana: l’omicidio della politica Marielle Franco, uccisa ancora prima d’aver compiuto 39 anni assieme al suo autista Anderson Gomes. Era la notte tra il 14 e il 15 marzo del 2018, a Rio de Janeiro, quando sono stati sparati contro di loro 13 colpi d’arma da fuoco.

Ancora oggi, a cinque anni dall’accaduto, per le loro morti non è stata fatta giustizia. Non sono stati trovati i mandanti né sono state chiarite le ragioni dell’agguato, ma la pista ritenuta più plausibile finora è che Franco sia stata uccisa dalle milizie del narcotraffico per il timore che potesse ostacolare i loro traffici (secondo la polizia brasiliana, 850 favelas su 1.025 sono oggi base per il narcotraffico). Nel 2019, però, è stato fatto un importante passo avanti per scoprire la verità: l’arresto di cinque persone legate alla più sanguinaria milizia di Rio de Janeiro, Escritório do Crime. Fra loro Fabrício Queiroz e Adriano Magalhães da Nóbrega (rimasto ucciso nel 2020 per mano della polizia), entrambi legati a Flávio Bolsonaro.

Ma chi era Marielle Franco? Per dirlo con le parole della sua compagna Monica Benício: «Era una stella nascente della politica brasiliana». Nera, bisessuale, madre single, cresciuta in una favela, Franco si è fatta le ossa come attivista prima di buttarsi in politica. Candidata nel 2016 con il Psol (Partito socialismo e libertà) come consigliera comunale a Rio de Janeiro, ha ottenuto ben 46 mila preferenze, diventando la quinta più votata. Franco è stata la terza donna nera e proveniente da una favela a occupare un seggio nel Consiglio comunale di Rio: un risultato storico.

Alta, con i capelli sempre raccolti in pettinature afro o turbanti coloratissimi, Franco faceva del suo corpo un’arma politica in una società, quella brasiliana, in cui la discriminazione razziale è ancora fortissima. Originaria di Maré, una delle più grandi favelas di Rio de Janeiro, in politica rappresentava un’eccezione: a livello federale, su 811 eletti nel 2017, le donne nere sono solo 32 (il 3,9 per cento).

Ma come dice Valeria Ribeiro Corossacz, docente di Antropologia culturale all’Università di Roma Tre: «Essere una politica di alto livello, se si nasce in un contesto come quello di una favela in Brasile, è ancora oggi difficile. Ma ci sono stati cambiamenti sostanziali nella società che lo hanno reso possibile. È stato fondamentale per esempio inserire le quote di studenti neri che devono essere ammessi, in un Paese dove l’istruzione pubblica di qualità è stata riservata a una maggioranza di studenti bianchi».

Come ricordano i suoi familiari e collaboratori, Franco era popolarissima. Il suo programma politico era incentrato sui problemi quotidiani delle fasce più povere e discriminate della società. Portava avanti quella che lei definiva una «politica fatta con affetto», facendo campagna nelle zone più povere, parlando e scherzando con chiunque volesse darle la sua opinione o il suo supporto.

Al suo omicidio la società brasiliana ha risposto in modo molto forte, riversandosi dal giorno dopo nelle strade al coro di: «Marielle, presente!». Nonostante la sua morte, il suo lascito nella politica brasiliana è stato fondamentale: sono decine le politiche che oggi la prendono a esempio e lo scorso dicembre il presidente Lula ha nominato sua sorella Anielle ministra dell’Uguaglianza razziale. Come nota Ribeiro: «Una decisione importantissima. Prima di tutto perché la scelta è stata fatta in base al profilo di Anielle, per la sua storia di militanza antirazzista; ma anche perché rimarca l’impegno che questo nuovo governo metterà nel cercare giustizia per l’omicidio di Marielle».

A continuare a chiedere che vengano trovati i colpevoli della sua uccisione è Marcelo Freixo, ex deputato e politico del Psol, con cui nel 2008 Franco aveva cominciato la sua carriera politica. «È inaccettabile che a cinque anni dall’omicidio non si sappia la verità. Non possiamo tollerare che la violenza sia strumento d’azione politica. Oggi Marielle è un riferimento per milioni di donne nere brasiliane che lottano per una vita migliore e per un mondo più giusto. Perciò lo Stato brasiliano deve chiarire quello che è accaduto».