L’eurodeputata casertana, unica italiana tra 14 vice della popolare Roberta Metsola, è la più votata a Strasburgo dopo l’austriaco Karas (Ppe). In politica dai tempi dei Cicoria Boys di Francesco Rutelli, recordwoman di preferenze, attivissima sul fronte diritti delle donne e violenza di genere, potrebbe incarnare il post De Luca

Giovane, donna, meridionale, innamorata della politica e, adesso, vicepresidente del parlamento europeo con una valanga di voti. Potrebbe essere la brochure di un (immaginario?) Pd di nuovo conio, è il risultato agguantato da Pina Picierno, 40 anni, casertana di San Marco di Teano, europarlamentare del Pd alla seconda legislatura, eletta ieri vicepresidente – unica italiana su 14 vice- con 527 voti, seconda dopo il popolare austriaco Othmar Karas (536) grazie all’appoggio, oltre che dei socialisti di S&D, di Ppe, Verdi, Alde, e al capillare lavoro, dicono gli addetti ai lavori, del capodelegazione dem Brando Benifei.

Un ruolo che l’europarlamentare interpreterà in piena continuità con lavoro svolto da David Sassoli, una candidatura che è stata fortemente voluta da Enrico Letta, oltreché da Dario Franceschini, un nome indicato a suo tempo dallo stesso presidente del Parlamento Ue scomparso una settimana fa.

I vertici europei sono lontanissimi dai tempi dei Cicoria Boys, soprannome affibbiato ai giovani della Margherita di Francesco Rutelli, guidati a metà degli anni Duemila proprio da una venticinquenne Picierno (con lei c’erano fra gli altri Luciano Nobili, oggi parlamentare Iv, e Andrea Casu, deputato dem con le suppletive di settembre). Assai meno lontano è il piglio determinato, appassionato e secchione con il quale Picierno affronta gli incarichi, allora come ora: del resto nel Pd a tendenza gerontocratica non sarebbe sopravvissuta, altrimenti, per tutti questi anni. Recordwoman di preferenze alle europee del 2014 (oltre 200 mila preferenze) e del 2019 (79 mila, con il Pd dimezzato rispetto al 40 per cento dell’era renziana), è nel Pd dalle sue origini: nel 2007 era responsabile giovani nella segreteria di Walter Veltroni, prima di diventare due volte deputata (2008 e 2013) e stare nella segreteria di Epifani e Bersani come responsabile legalità.

Sul fronte europeo Picierno, che si è occupata in questi anni fra l’altro tanto di diritti delle donne e violenza di genere, è chiamata di fatto a bilanciare una presidenza popolare che con la figura della maltese Roberta Metsola si annuncia (nonostante le rassicurazioni) di impronta decisamente conservatrice.

Per quanto riguarda l’Italia, dopo l’interminabile era dei Gianni Pittella e dei Vincenzo De Luca (per il governatore campano, fra l’altro, si intravedono nuove difficoltà sul fronte giudiziario), l’ascesa di Picierno può essere l’annuncio di un cambio generazionale nella classe dirigente dem del sud. Non sarebbe l’unico segnale: proprio di questi giorni è l’elezione, in Calabria, di un altro quarantenne, Nicola Irto, come segretario regionale del Pd, dopo tre anni di commissariamento. Ma certo, ci vorrà ancora parecchio coraggio, ai vertici del Pd, per proseguire sulla strada del largo ai nuovi in un partito che tradizionalmente i giovani, politicamente parlando, li gambizza. Per dire delle resistenze più riferibili: nel 2014, quando l’allora segretario Renzi preferì lei per la corsa europea nella circoscrizione Sud, l’allora sindaco di Bari Michele Emiliano disse che Picierno era «donna competente e giovane dal punto di vista anagrafico, ma politicamente parlando è ben più anziana di me». Infatti: abbiamo visto.