“Quando vota a maggioranza si ottiene sempre un risultato, come per la legge sul Clima. Siamo deboli quando serve esprimersi all'unanimità come sulle tasse, i paradisi fiscali e la politica estera”. Parla Manfred Weber, tedesco leader del centrodestra europeo

Manfred Weber, tedesco della CSU, classe 1972, è il leader del gruppo di centro destra dell'europarlamento, che raccoglie il maggior numero di deputati. Se il Consiglio europeo avesse rispettato il metodo utilizzato per l'elezione di Jean-Claude Juncker nel 2014, sarebbe oggi il presidente della Commissione.

 

Questa settimana è stato lanciato il sito che dal 9 maggio raccoglierà i suggerimenti dei cittadini europei per il Futuro dell'Unione. Sarà un esercizio retorico o porterà a risultati concreti?

«In tempo di Covid la gestione della crisi è dominante. Ma proprio adesso è il momento di pensare ai prossimi passi. Perché il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di smettere di reagire alle crisi, quella finanziaria, quella migratoria, quella sanitaria, e costruire attivamente il futuro. La Conferenza sul futuro dell'Europa è un punto di partenza, un momento di ascolto dei cittadini che dovrà essere seguito da uno scatto di leadership da parte dei politici. Sono orgoglioso del fatto che l'Europa sia all'avanguardia nel mondo per le politiche sostenibili e che stia rispondendo all'attacco trumpiano, ma anche dei 5Stelle, sul digitale con una visione del futuro. E penso che dobbiamo fare di più nel settore della salute, dove abbiamo le competenze, come dimostra il fatto che BioNTech, che ha sviluppato il vaccino anti-Covid, sta da tempo lavorando per fermare il cancro».

 

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Ma tornando all'Europa da cambiare, ritiene che la Conferenza possa essere un'occasione per lavorare finalmente verso un budget comune?

«Al momento abbiamo 280 miliardi di euro non spesi in fondi regionali. Noi siamo ormai tutti pronti a spendere, dalla BCE ai governi. La questione non è avere più soldi ma è la capacità di assorbimento dei fondi, un problema che riguarda da vicino l'Italia. Adesso servono progetti capaci di utilizzare al meglio i fondi. Ad esempio c'è bisogno di costruire un'infrastruttura europea di ricarica delle auto elettriche. Dobbiamo usare i soldi non per consumare ma per investire nel futuro. L'indebitamento massiccio deve essere nell'interesse delle nuove generazioni. Riforme non è sinonimo di perdita di qualcosa ma di cambiamento per il meglio». 

 

Cosa che forse vale anche per l'Unione....

«Ma certo. Sono convinto che il voto all'unanimità in Consiglio vada abolito. Vedo sempre più leader che lo stanno capendo, Angela Merkel, Emmanuel Macron e Sebastian Kurz la pensano nello stesso modo. Quando vota a maggioranza l'Europa ottiene sempre un risultato, come per la legge sul Clima, sulla quale hanno votato a maggioranza sia Consiglio che parlamento. Invece l'Europa è debole quando deve votare all'unanimità come si vede sulle questioni che riguardano la tassazione e i paradisi fiscali e la politica estera. Un ambito quest'ultimo su cui Mario Draghi invece è stato molto fermo».

 

Offrendo un esempio di come l'Europa dovrebbe essere?

«Draghi è uno che parla chiaro, e mi piace. Abbiamo bisogno in Europa di leader come lui. Siamo tutti contenti che l'Italia abbia una grande occasione con Draghi, e ho un grande rispetto per la volontà dei partiti di seguirlo nell'interesse del Paese. Un'Europa senza l'Italia è impensabile, l'ho sempre detto, ed è importante che ora l'Italia reagisca al Covid nel migliore dei modi, che sia un esempio di unità nazionale per tutta l'Europa. Soprattutto ora che in altri Paesi ci sono dispute interne tra partiti l'Italia è un simbolo positivo. Dimostra che se si uniscono le forze non si lascia spazio ai radicalismi di destra e di sinistra perché il centro offre le risposte. Sono contento che Forza Italia, che ha sempre avuto un atteggiamento pro-europeo, faccia parte del governo Draghi. E anche che la Lega sia dentro».

 

Al contrario della politica estera europea, che è tutto fuorché virtuosa...

«Per me è chiaro che dovrebbe essere fondata sullo stile di vita europeo, sui nostri valori, su ciò che unisce italiani e danesi. Tutti noi. Dobbiamo stare dalla parte dei giornalisti in carcere in Turchia e dalla parte (dell'oppositore di Putin, Aleksej) Navalny. Lo strumento non può essere quello militare ma quello economico. Mi pare evidente che se la situazione in Russia dovesse precipitare (ndr: con un'invasione dell'Ucraina o la morte di Navalny) il gasdotto NordStrem2 non si potrà più terminare. Dobbiamo far capire a Putin che il prezzo delle sue azioni è alto. Però è vero che questa settimana, non preparando nuove sanzioni contro la Russia in caso di peggioramento della situazione, a causa di alcuni Paesi che erano riluttanti, l'Unione ha inviato un messaggio di debolezza. E che poi parlano di cooperazione transatlantica. Ma non sono pronti ad unirsi agli sforzi di Joe Biden». 

 

Anche dentro casa sua l'Europa ha perso credibilità come sostenitrice dei diritti umani...

«Sono orgoglioso che ora abbiamo un nuovo strumento che permette di legare il disborso dei fondi al rispetto dei diritti umani. A differenza dell'articolo 7 che è una procedura debole e burocratica, cambierà tutto perché non si basa su decisioni politiche ma giudiziarie. Sarà la Corte europea a decidere non i politici. Io sono sempre stato critico di Fidesz però devo dire che il gruppo dei socialisti europei ha in casa il partito di governo di cui sono esponenti i mandanti dell'uccisione della giornalista Daphne Caruana Galizia, e io non ho mai chiesto loro di espellerli come hanno fatto loro con Fidesz. Il mio lavoro non è giudicare ma trovare lo strumento con cui fare rispettare i diritti fondamentali dell'Unione».

 

Sono mesi di grande attesa in Europa per le elezioni tedesche di settembre, che potrebbero cambiare gli equilibri politici in seno al Consiglio europeo. Il suo partito di centrodestra. La CDU ha perso molto terreno, soprattutto a vantaggio dei Verdi. Non è che l'alto consenso per la CDU fosse più un successo personale di Angela Merkel che del partito?

«Dopo 15 straordinari anni di Merkel, i cittadini guardano alle possibilità del futuro e la CDU deve offrire un piano convincente. La cosa positiva di questa competizione serrata è che non lascia spazio all'estrema sinistra e all'estrema destra, e dunque, qualunque governo si formerà in settembre, sarà europeista. La Germania di domani non cesserà di essere solidale. Questo non cambierà. E spero che avremo una nuova forte leadership europea insieme a Macron e Draghi che ci permetterà di essere propositivi e non solo reattivi di fronte alle crisi». 

 

Magari cambiando anche gli ostacoli decisionali a Bruxelles...

«Dobbiamo pensare in grande e non rimanere dei burocrati. Magari dalla Conferenza dell'Europa uscirà l'idea di un'elezione diretta del presidente europeo».

 

Se il consiglio europeo due anni fa avesse rispetto il criterio dei candidati dei gruppi parlamentari a quest'ora sarebbe lei presidente della Commissione europea. Non varrebbe la pena ripensare tutto il sistema elettorale, includendo anche delle liste transnazionali?

«Noi riteniamo che i parlamentari debbano essere conosciuti dai cittadini che li eleggono e per questo siamo sempre stati contrari. Ma ora siamo pronti a considerare nuove prospettive».