La denuncia di una coppia di giornalisti ha scoperchiato la sciatteria burocratica sulle mancate trascrizioni. E il loro non è un caso isolato: unioni considerate inesistenti dallo Stato, figli che diventano “conviventi” e donne che figurano celibi o nubili a seconda dello Spid usato. SE È SUCCESSO ANCHE A VOI SEGNALATECELO

Ci sono unioni civili non trascritte, figli riconosciuti dai tribunali trasfigurati in “conviventi”, donne unite civilmente con altre donne che diventano uomini e viceversa. Non è il fantasma del gender. Ma l’anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), la piattaforma digitale che consente di scaricare autonomamente a casa i certificati anagrafici, evitando le file degli uffici comunali. Uscita solo due giorni fa ha rivelato tutta la sciatteria della burocrazia italiana.

 

Quella di Danilo Fastelli e Cesare Bonifazi è stata la prima coppia a denunciare pubblicamente l’errore. Scoperto per caso: “Faccio il giornalista” racconta Cesare Bonifazi: «Seguivo una storia sull’Anpr quindi ho cercato di capire come funzionasse questa innovazione digitale. Ho visto subito che venivo riconosciuto come celibe/nubile». Cesare e Danilo si sono uniti civilmente nel 2017, pochi mesi dopo l’approvazione della legge Cirinnà. Per cinque anni lo Stato ha considerato inesistente quell’unione. L’inceppo va da ricercarsi nella mancata comunicazione di una PEC, persa da un comune all’altro. «Voglio immaginare –  spiega Cesare – che il personale non fosse formato all’epoca. Era pur sempre il 2017. Ma scoprirlo a distanza di anni è stato un caso. Quante persone richiedono un certificato all’anagrafe della propria unione? Pochissimi. E se fosse successo qualcosa a me o a Danilo? Per lo Stato quell’unione civile non esisteva».

 

 

 

È una storia ma non è un caso isolato: da Livorno a Perugia, dalla Lombardia alla Sicilia, è un pullulare di errori e manomissioni di parole. Silvia è unita civilmente con Francesca dal 2017, mentre racconta la sua disavventura cita “Il triangolo” di Renato Zero: “Lui chi è?” e ride mentre sullo schermo legge che la sua compagna viene identificata dall’anagrafe con il genere maschile: “Se io accedo con il mio Spid il maschio è lei. Se lei accede con il suo, il maschio sono io”.

 

Facciamo una prova al pc. Accede al sito anagrafenazionale.interno.it. Entra con il proprio Spid e una volta autenticato eccola, la pagina servizi al cittadino dell’anagrafe nazionale con tanto di codice fiscale di Silvia. Tutto corretto. Tra le scelte: “Servizi Attivi”, “Misura e Autocertificazioni”, “Certificato2. Silvia clicca alla voce “Misura e Certificazioni”, consulta i dati anagrafici. Tutto scorre. Le generalità sono corrette e anche lo Stato Civile dove risulta, effettivamente, unita civilmente. Scorre ancora più giù fin alla voce “Unione civile”. Si legge: Unito Civilmente con Francesca, Sesso: M. Proviamo a stampare l’autocertificazione. Il genere non compare. Proviamo un’altra volta ma clicchiamo alla voce “Certificati”, richiediamo uno per “Società sportive”. Altro errore. Alla voce Stato Civile si legge: Celibe/Nubile. “È un terno al lotto. Una cosa che funziona malissimo. Forse devono allenarsi un pochino, forse sono rimasti all’era pre-Cirinnà”.

 

Daniel Baciarelli è invece un ingegnere informatico di Perugia, unito civilmente con il suo compagno Giuseppe Barbieri: “Dovevo scaricare dei certificati” racconta “In genere lo faccio dal sito del Comune ma volevo provare l’anagrafe digitale. Mi serviva uno stato di famiglia. L’ho estratto. Tutto tranquillo. Poi ho detto: facciamo un giro nel sito. Nello stato civile risultavo Celibe/Nubile. Mentre nello Stato di Famiglia risulto “unito civilmente”.

 

È un bug. Culturale o tecnico, forse la verità sta nel mezzo come spiega Angelo Schillaci, docente Diritto pubblico comparato a “La Sapienza” di Roma: «Sulle unioni civili il quadro normativo è chiarissimo vanno iscritte nei registri dello stato civile e danno luogo a un cambiamento di stato civile. L’infrastruttura digitale della PA deve essere prettamente responsiva. Il fatto che non lo sia rappresenta nel migliore dei casi una sciatteria. Nel peggiore dei casi è il punto terminale di un vero e proprio bug culturale che continua a rendere invisibili le coppie dello stesso sesso del nostro paese».

 

Invisibili del resto sono anche, come sempre, i figli delle coppie omogenitoriali. “I figli adottati con adozione in casi particolari all’interno dell’anagrafe digitale risultano come conviventi con vincoli di adozione o affettivi” racconta Michele Giarratano, avvocato dell’associazione Famiglie Arcobaleno: “Quindi se accedi allo Sato di Famiglia come genitore il figlio risulta un convivente. E viceversa. Se accediamo allo Stato di Famiglia con i dati del figlio, in questo caso è il genitore a risultare convivente”. In poche ore l’associazione Famiglie Arcobaleno ha registrato moltissimi casi simili. “È immediato l’effetto di tipo discriminatorio perché non viene riconosciuto legame genitore-figlio ma viene declassato a convivenza. Da un punto di vista legale, invece, tutto questo pone interrogativi rispetto al legame giuridico tra genitori e figli”.

 

Per la senatrice del Pd, Monica Cirinnà, madre della legge sulle unioni civili: “È incredibile che, a cinque anni e mezzo dall’entrata in vigore della legge sulle unioni civili, ci siano ancora problemi applicativi di questo genere. L’anagrafe digitale è un passo avanti per il nostro paese, una semplificazione attesa: ma non è accettabile che non riconosca una parte importante delle famiglie italiane. Se si vuole essere al passo con i tempi, se si vuole portare l’Italia su standard europei, lo si faccia fino in fondo. Non possono esistere cittadine e cittadini a metà” e annuncia: “Sto facendo le opportune verifiche, e non escludo di presentare una interrogazione urgente al ministro Colao e alla ministra Lamorgese”.