Da Renzi a Meloni, da Di Maio a Grasso, abbiamo chiesto ai leader di impegnarsi a candidare persone al di sopra dei sospetti. L'ex Cavaliere deve pensarci. Mentre gli altri ci hanno risposto

Formate delle liste pulite, prendetevi la responsabilità di distinguere, non rifugiatevi dietro il paravento della magistratura. Questo l'appello che l'Espresso ha rivolto ai leader, nei giorni in cui partiti, movimenti e coalizioni scelgono i nomi per le elezioni del 4 marzo. Hanno risposto, fra gli altri, Pietro Grasso e Giorgia Meloni, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Per il Pd ha dato l'adesione il vicesegretario Maurizio Martina. Nessuno si è sottratto. Nessuno tranne uno: Silvio Berlusconi. Dice che ci deve pensare ancora un po'.


Ecco il testo integrale dell'appello:

Per le prossime elezioni, partiti e movimenti devono assumersi in pieno la loro responsabilità politica nella formazione delle liste.

Rivolgiamo un appello a segretari e leader perché selezionino le persone da candidare guardando soprattutto alle loro qualità personali e morali, senza ripararsi dietro le inchieste ?e le sentenze della magistratura.
Non basta solo il codice etico di autoregolamentazione varato dalla Commissione antimafia - peraltro non vincolante - perché le regole non saranno mai sufficienti se non si punta, sostanzialmente, a far sì che la politica sia un luogo nel quale si pratica anche un’etica di trasparenza e legalità.

Il nuovo sistema elettorale pone in capo ai leader politici una responsabilità in più nella scelta dei candidati, per i collegi territoriali, perché non si potrà attribuire al singolo elettore la colpa di aver scelto un nome piuttosto che un altro: a chi vota viene chiesto di mettere soltanto una croce ?su una persona già scelta.

Il leader politico conosce il territorio ed è capace di distinguere realtà pulite e bacini di voti inquinati. ?In questo senso ne sa anche più del magistrato: conoscenze e informazioni che circolano nella vita interna di partiti e movimenti sono più ampie e pregnanti di quelle a cui può arrivare chi indaga. E rifugiarsi nell’idea che semmai, dopo, ci penseranno i giudici significa tornare indietro di decenni quando questo ritornello serviva a coprire un rapporto collusivo tra mafia e politica i cui esiti disastrosi sono noti. Basta citare per tutti il nome di Salvo Lima, a Palermo mai indagato per mafia, ?e ricordare il ruolo che ha svolto in Sicilia e a livello nazionale.

I partiti si devono quindi impegnare a inserire nelle liste per il Senato e la Camera, le assemblee regionali e i consigli provinciali, comunali e circoscrizionali, solo persone di cui possono assicurare l’indipendenza ?e la moralità pubblica.

È questo il modo giusto che ha ?la politica per legittimarsi.

Se i partiti si rendono autonomi dagli esiti giudiziari, tutelano se stessi e i propri candidati.

Ma i leader hanno il coraggio di rinunciare ai voti inquinati?