Se la Germania, presto alle urne, si fa forte del letargo e dell'eterna Merkel, l'Italia sembra uno zombie nella palude del proporzionale. Un sistema che solo in apparenza ci riporta alle logiche della prima Repubblica. Nei fatti è il contrario: trasforma la paura dell'uomo forte nel pericolo di tanti ometti deboli. Che scelta faremo?

Alla vigilia del voto tedesco, il filosofo Peter Sloterdijk racconta sull’Espresso la forza della “letargocrazia”. La sensazione che la democrazia sia una bella addormentata nel bosco globale, incapace senza grandi capi di compiere la sua missione, è falsa. Ma se la Germania è forte proprio del suo letargo - l’eterna Merkel - l’Italia somiglia invece a uno zombie nella palude del proporzionale. Sistema che solo all’apparenza ci riporta alle logiche e ai contrappesi della Prima Repubblica. Nei fatti è il contrario: trasforma la paura dell’uomo forte nel pericolo di tanti ometti deboli. Che scelta faremo?

Lo scenario che si prefigura con le politiche 2018 è l’assenza di un vincitore (come avviene in Francia) e al tempo stesso l’assenza di partiti “coalizzabili” fra loro (come avviene in Germania). Se dal punto di vista teorico la legge elettorale somiglia, infatti, a quella con cui la Dc gestì crisi e tensioni per cinquant’anni, nella pratica succederà l’opposto. Manca infatti la premessa politica che fa funzionare il proporzionale: i partiti, pur nelle diversità valoriali, riconoscono l’esistenza di un terreno comune, un’uscita d’emergenza democratica che consenta - se nessuno vince - di allearsi fra loro. Senza generare traumi negli elettori.

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Perché a Berlino è possibile che lo scontro Merkel-Schultz non escluda un governo Cdu-Spd, mentre a Roma questa ipotesi genera senso di disappartenenza? Perché il berlusconismo ha eretto un muro interiore negli elettori del centrosinistra. Un muro il cui collante non è un pregiudizio sugli avversari, ma un giudizio politico sulle loro scelte: un modello monocratico che ha sacrificato l’interesse generale a quello del singolo cittadino Berlusconi, generando storture istituzionali profonde che ancora persistono. Nemmeno dopo la caduta del Cav, è stato fatto nulla per superare questo. A destra non si è lavorato per rifondare un partito conservatore di stampo europeo. Dall’altra parte, i partiti del centrosinistra non hanno incassato davvero la caduta politica e culturale del Cav e del suo sistema, anzi. Dopo il flop elettorale di Bersani nel 2013 hanno assistito inermi al suo ritorno, quasi un “credito aggiuntivo” di sopravvivenza politica, che gli consente ancora oggi - benché ridimensionato - di sedere al tavolo delle decisioni.

La domanda è: sarà ancora possibile evitare questo pareggio che prefigura il caos e apre la strada al Movimento 5 stelle, forte della sua dichiarata repellenza alle alleanze con altri partiti?
La sinistra ha il dovere di rispondere. E, per quanto comprensibili siano i dubbi di Matteo Renzi dopo il flop del Rosatellum e della riforma Fiano, spetta al Pd fare una mossa. Affermando tre principi nella legge elettorale: i parlamentari non sono sce lti nelle segrete stanze ma dai cittadini; il Parlamento può sostenere qualsiasi governo, sulla carta, ma c’è un dovere verso gli italiani di chiarire prima i paletti da non abbattere; fermo il diritto delle minoranze di essere rappresentate, i grandi partiti non possono essere ostaggio dei piccoli.

Se “l’allenatore” Renzi - come ama definirsi - lo farà, forse anche l’Italia sfrutterà un po’ il letargo teorizzato da Sloterdijk. E invertirà la sensazione di una partita giocata da tanti solisti. Non farlo sarebbe un autogol che non solo farebbe perdere le elezioni al centrosinistra, ma negherebbe la ragione stessa su cui nacque il Pd. Creare un nucleo caldo nell’area laica e progressista. Un grande pianeta capace di attrarre altri corpi nella propria orbita, regolati da una legge superiore: i valori fondanti, pur in fase di modernizzazione. Un passaggio ancora incompiuto dall’era tolemaica a quella copernicana. Dove al centro non c’è più un’ideologia del passato, ma un’idea di futuro.

Twitter @Tommasocerno