La Russia sospende l'accordo contro un'escalation in Siria: aerei militari Usa a rischio. Kortunov: "stavamo segnalando disponibilità a collaborare sulla strage di Idlib". La delusione della diplomazia. Washington ha avvertito dell'attacco? Nessuna conferma, ma i danni limitati sembrano una prova. Ancora in calendario gli incontri Lavrov-Tillerson martedì a Mosca

La reazione della Russia all’attacco missilistico americano sulla base dell’areonautica di Bashar al-Assad a Shairat, in Siria, è stata più dura di quanto si potesse prevedere, perché l’azione è arrivata del tutto inaspettata proprio mentre il Cremlino inviava segnali per una ricomposizione della crisi sulle armi chimiche.

La decisione di rompere le comunicazioni militari con Washington sul teatro di guerra del Paese mediorientale cambia l’agenda diplomatica, rendendo più complicato un accordo comprensivo tra Vladimir Putin e Donald Trump sulle questioni aperte. Nel prossimo futuro, sarà solo la Siria il tema di discussione, e arginare i danni sarà il principale obiettivo. 
 
DANNI IRREVERSIBILI?
“[L’attacco a Shairat], è deprimente e dannoso per le già scarse relazioni russo-americane. Spero che queste provocazioni non provochino danni irreversibili”, ha detto il ministro degli Esteri Lavrov parlando in diretta sulle Tv nazionali. Dello stesso tenore e sempre più pesanti col passare delle ore le altre dichiarazioni arrivate poi dal Mid, dal ministero della Difesa (Minoborony) e dalla Presidenza. Saranno ulteriormente rafforzate le difese aeree di Assad, è stato annunciato. Una fregata russa è entrata nel Mediterraneo ed è in rotta verso la Siria, secondo il sito Bosforo Observer, che monitora le navi provenienti dal Mar Nero attraverso lo stretto. Il presidente Putin ha convocato il comitato per la sicurezza. La Russia ha chiesto la riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu.
 
SOSPESO L'ACCORDO CRUCIALE
La risposta concreta più forte per il momento è stata l’immediata sospensione dell’accordo contro l’escalation del conflitto siriano firmato da ministero della Difesa di Mosca e Pentagono nell’ottobre 2015, e che crea una procedura per evitare incidenti tra gli aerei militari russi e americani.

“Era un memorandum che doveva servire a evitare incidenti proprio in momenti di tensione come quello attuale”, dice all’Espresso Andrey Kortunov, direttore del Consiglio russo per gli affari internazionali del Mid (il ministero degli Esteri, ndr). Sospendendolo, si dichiara nel modo più chiaro possibile la gravità della situazione, secondo Kortunov. 
 
Il memorandum contro l’escalation era soprattutto una garanzia offerta da Mosca agli americani: i russi e l’esercito di Assad loro alleato hanno di fatto il controllo dello spazio aereo sulla Siria, grazie al dispiegamento dei sistemi di difesa missilistica S400 che possono individuare e abbattere qualsiasi velivolo che stacchi le ruote dal terreno da Damasco alla Turchia. “Infatti l’attacco americano è arrivato da due navi (entrambe di stanza a Napoli, ndr) e non da caccia-bombardieri”, nota Kortunov. 
 
SEGNALI DI DISGELO TRASCURATI
 
Alla vigilia del bombardamento della base aerea di Shirat, il Cremlino aveva lanciato a Washington un classico “ballon d’éssai” diplomatico: il supporto della Russia ad Assad e al suo regime “non è incondizionato”, aveva detto il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov. Aggiungendo che “Assad non prende ordini da Mosca”.

Era un segnale di disponibilità a “qualche tipo di cooperazione” per chiarire chi sia responsabile per le vittime causate dal gas sarin a Idlib, spiega ancora il direttore del Consiglio affari internazionali del Mid. Evidentemente il segnale non era abbastanza chiaro. O comunque si è voluto non vederlo. “Per questo siamo rimasti così fortemente delusi”. Kortunov aggiunge che negli ambienti diplomatici russi “in molti erano rimasti esterrefatti, confusi per la vicenda del sarin a Idlib, e al di là delle dichiarazioni ufficiali ritenevano che la responsabilità fosse tutta di Assad”.
 
THE DONALD, L'ACTION MAN CHE OBAMA NON FU
 
Sulle motivazioni di Trump, a Mosca sono tutti d’accordo: “Ha colto l’occasione della crisi sulla guerra chimica per far vedere agli americani che lui non è come Obama, che è un uomo di azione”,  dice Kortunov. “Doveva dimostrare ai suoi critici che non ha rapporti speciali con Mosca”, secondo  quanto detto in un’intervista con Rossiya 24 Sergey Rogov,  direttore dell’Istituto di studi su Usa e Canada (Iskran) di Mosca.

Rogov considera “isterica” la campagna anti-russa degli oppositori di Trump, e al contempo stigmatizza l’amministrazione Usa per aver reagito “mettendosi dalla parte dei terroristi” in Siria. Il responsabile del Centro per l'analisi dei conflitti in Medio Oriente dello stesso istituto Iskram, Aleksandr Shumilov, concorda con l’interpretazione secondo cui  “per Trump il primo obiettivo è il consenso interno”, ma sottolinea all’Espresso le conseguenze militari-politiche dell’azione: “E’ il ritorno degli Usa a un ruolo decisivo nella regione, e Trump ha scelto un momento favorevole, perché il dispiegamento russo in Siria ha raggiunto il limite delle sue potenzialità”.
 
La Russia adesso ha imparato che "se secondo Trump sono minacciati gli interessi degli Stati Uniti o calpestati alcuni principi che gli Stati Uniti difendono, ora non mostrano i pugni ma colpiscono subito”, riassume il direttore del think thank Carnegie di Mosca Dmitri Trenin. “Trump vuol fare politica estera da posizioni di forza,  e per questo il il generale James Mettis è un ministro della Difesa ideale”. 
 
DANNI LIMITATI

Resta un particolare non da poco, a frangere questa ondata di negatività piombata sui rapporti russo-americani. E’ un particolare che le nostre fonti al Mid evitano di commentare, anche off the record: probabilmente gli Usa hanno davvero avvertito Mosca dell’attacco missilistico su Shairat. E Mosca ha avvertito Damasco. Per questo le vittime dell’attacco missilistico americano si contano sulle dita delle mani - con tutto il rispetto per ogni vittima di questa assurda carneficina - e i danni inflitti alla forza aerea di Assad sono minimi.

Il corrispondente militare di “Rossiya 24" Evgeny Poddubny, che si trova presso l'aeroporto colpito, scrive su Twitter, che non tutti gli aerei sono stati distrutti, ma solo nove che si trovavano in un hangar. Secondo il giornalista, la pista non è danneggiata, anche se piena di schegge. Poddubny ha  postato alcune foto su Instagram. Nelle dichiarazioni in diretta Tv, Lavrov ha sottolineato che “non ci sono russi tra le vittime”. Le parole del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, secondo cui si è trattato “un’azione limitata e non di un escalation”, alla luce di tutto questo hanno parecchio senso.
Per ora nessuno ha cancellato gli incontri tra Lavrov e segretario di Stato Rex Tillerson in calendario l’11 e 12 aprile a Mosca. Il vertice diventa adesso ancora più importante. La Siria certamente riempirà l’agenda. Ma l’attenzione del mondo sarà talmente alta che potrebbe fare di quei colloqui il luogo ideale per dichiarazioni di quelle che cambiano la Storia. Speriamo in meglio.