Per diventare una star del web posono bastare dei brevi sketch buffi caricati sulla app. E con la pubblicità e migliaia di follower, c'è anche chi si è arricchito o è sbarcato poi in tv

Nash Grier è un ragazzo di 17 anni che non sa fare nulla. Deve saperlo fare però molto bene, visto che ha più di 4 milioni di iscritti al suo canale YouTube, altri 4 milioni di follower su Twitter, più di 7 su Instagram e 11 su Vine. Nash è una di quelle giovani star per cui le ragazzine si strappano i capelli, un po’ come Justin Bieber, gli One Direction e James Franco, con la differenza che non sa né cantare né ballare né recitare. È una tipica star globale nata e cresciuta su internet, una di quelle “social media sensation” diventate famose con video che mostrano la loro personalità, spesso attraverso scherzi o piccoli sketch di vita quotidiana, dalle routine alle uscite con gli amici.

Il successo di Nash Grier, soprattutto, sembra dirci qualcosa sui suoi coetanei, sulla cosiddetta “Millennial generation”. Anche nella versione italiana, visto che su Twitter è ammiratissimo anche dalle ragazzine nostrane. Quando vedete vostra figlia ipnotizzata dallo smartphone e vi chiedete cosa l’abbia rapita, dunque, sappiate che la risposta in qualche caso può essere proprio questa: Nash Grier.

I suoi filmati ne hanno fatto il personaggio più seguito su Vine, una specie di YouTube che è stato acquistato da Twitter nell’ottobre del 2012, appena quattro mesi dopo la fondazione. Vine si differenzia dalla più nota piattaforma di condivisione di video perché i suoi filmati possono durare al massimo 6 secondi, e poi perché, oltre che un sito, è una app che sullo smartphone ti permette facilmente di montare quei micro-filmati e di postarli subito anche su altri social network, come Facebook oppure appunto Twitter.

I tre giovani fondatori lo pensavano come un luogo dove pubblicare video di luoghi, atmosfere particolari, ma l’introduzione di una telecamerina per i selfie ha lanciato la moda degli sketch comici. Così Vine è diventato una specie di Mtv social, territorio dei clown scolastici, dei Jim Carrey e degli Eddie Murphy di strada. Così il profilo di Nash Grier, con i suoi 11 milioni di follower, è il più seguito al mondo su Vine.

Ma che cosa c’è in questi famosi filmati, tutti festosi e frenetici, tutti sempre di sei secondi? C’è Nash che impazzisce e smonta il divano perché non riesce a trovare il cellulare, o fa la telecronaca della fuga di uno scarafaggio, oppure fa facce strane. Spesso compare l’adorabile sorellina Skylynn, 5 anni, che canta in modo buffo le canzoni del momento.

Ma i più amati sono sicuramente quelli che gira insieme ad altre star di Vine, come Cameron Dallas e King Bach. Il loro humor è parecchio superficiale, di facile consumo. Ecco ad esempio Cameron lanciare senza successo da un balcone un sacco di rifiuti dentro un camion della spazzatura. Ecco King Bach inquadrarsi mentre piange disperato con un sottofondo di musica drammatica, prima di voltare la telecamera verso il rotolo della carta igienica, che è finita. Spesso giocano con gli stereotipi fino a rischiare l’offesa, come a Nash è successo con gli asiatici, le donne, i gay e, soprattutto, i malati di Hiv.

Nash è molto carino e ha un successo incredibile, dunque. A qualcuno potrebbero venire in mente fenomeni come Paris Hilton o Nicole Richie o Kim Kardashian. Ma le regine del gossip americano, che peraltro sono molto televisive, rappresentano stili di vita irraggiungibili, come ha mostrato Sofia Coppola in “The Bling Ring”. I Nash Grier, i Cameron Dallas e i King Bach sono invece nati online, e soprattutto sono dei ragazzi nella media, che però ce l’hanno fatta. A fare che? A diventare famosi essendo se stessi, essendo ragazzi qualunque. E dunque l’ennesima incarnazione dell’American Dream.

Prendiamo appunto Nash Grier. È nato nel dicembre del 1997 vicino Charlotte, in North Carolina. Bianco, occhi azzurri, faccia pulita, ciuffo sbarazzino, è un piccolo James Dean in versione Disney Channel, insomma non molto lontano dalla descrizione di un Justin Bieber o di uno degli One Direction.

Nell’aprile del 2013 aveva 15 anni e scelse di frequentare una piccola scuola privata. «C’erano solo 200 studenti, ed era molto diverso dalle tipiche esperienze di high school che si vedono nei film o in televisione», ha raccontato: «Gli standard sociali erano duri. O eri dentro o eri fuori. Per la maggior parte del primo anno io ero fuori. Non facevo sport, in ogni classe c’erano solo 10 alunni, io vivevo una vita solitaria da emarginato».

In primavera, però, qualcosa cambiò: «Una nuova moda si diffuse a scuola, una nuova forma di social media, Vine. Tutti lo scaricavano e ci facevano video di sei secondi, di solito prendendo in giro un insegnante o facendo qualcosa di spericolato». Nash ci vide un’opportunità: «Cominciai a fare esperimenti. All’inizio erano solo scherzi per pochi amici, ma poi tutta la classe si accorse di me. Finalmente mi sentivo accettato».

Il numero di follower aumentava giorno dopo giorno, complice anche una intervista televisiva a “Good Morning America”: «In un anno ne avevo già fatto una carriera».

Sì, perché il successo attira contratti e sponsorizzazioni, «meeting di affari, consulenti, viaggi», ed è così che oggi Nash Grier si ritrova con un successo davvero planetario, se è vero che una volta a Reykjavik è bastato un tweet in cui annunciava la sua presenza in un centro commerciale per veder spuntare dal nulla 5mila ragazzine urlanti. Il sindaco della capitale islandese ha detto - si spera esagerando - di non aver mai visto nulla di simile, «nemmeno quando arrivarono i Beatles».

Nash non è affatto l’unico nel suo genere. Nella classifica di Vine è ad esempio tallonato da vicino da altri due fenomeni, idoli di due fette di mercato diverse dalla sua. Nash, 11 milioni di follower, punta infatti ai suoi coetanei bianchi. Al secondo posto c’è King Bach, ovvero Andrew Bachelor, 27 anni, africano-americano, con 10,8 milioni. Al terzo c’è infine una ragazza, Brittany Furlan, con 8,5. Tutti specializzati in facce buffe, situazioni bizzarre, scherzi da prete, più in generale degli sketch un po’ “slapstick”: gag che insomma ricordano il cinema comico muto.

Il bello però è che tutti ormai si conoscono, fanno video insieme, si citano a vicenda. E hanno pure delle “spalle”, come Cameron Dallas (20 anni, 6,9 milioni di follower).

I tempi sono già cambiati. Fino a pochi mesi fa erano degli adolescenti di provincia, dei casinari che sembravano usciti da “American Pie”, oggi sono diventati un’industria globale.

Forse allora non è corretto dire che non sanno fare niente. Stanno diventando a modo loro degli attori, dei comici.

L’apparente spontaneità dei video di Nash, per esempio, è il prodotto di scene girate parecchie volte e montate con cura, e pubblicate verso le 3 del pomeriggio, quando i suoi follower escono da scuola. Nash ha una compagnia di pr e tre manager, incluso suo padre Chad. Grandi brand sono pronti a pagarlo tra i 25 e i 100mila dollari per inserire un prodotto nei suoi video. Insieme al suo amico e collega Cameron Dallas si è trasferito dalla scorsa primavera a Los Angeles, in un condominio e in un quartiere dove vivono un po’ tutte le principali star di Vine. Hanno inoltre lanciato una linea di abbigliamento e hanno siglato un accordo con la società AwesomenessTv, di proprietà della DreamWorks Animation e di Hearst Corporation, che li farà debuttare al cinema (Cameron ci è già arrivato a dicembre come protagonista di “Expelled”, un film per adolescenti ambientato in un liceo, mentre intanto King Bach e Brittany Furlan sono sbarcati in televisione).

Ma in che modo Cameron e soci rappresentano la loro generazione, i cosiddetti Millennials? La prima risposta degli esperti è nella tanto deprecata scarsa durata dell’attenzione, che qui troverebbe perfetta espressione nei 6 secondi di Vine (che fanno sembrare già di un’altra era i famosi «15 minuti di celebrità» di cui parlava Andy Warhol). Quindi c’è la preferenza per il web e lo smartphone rispetto alla tv, uno strumento che le nuove generazioni stanno rapidamente abbandonando. Poi c’è l’adesione a uno standard estetico carino, conformista e commerciale, sicuramente né maledetto né stimolante la critica, diciamo, tant’è che lo spazio per i commenti Vine lo indica con la scritta «Di’ qualcosa di carino», e il “mi piace” lo si esprime premendo una faccetta che sorride.

È un mondo per gente positiva, non c’è spazio per i lagnoni, e infatti Nash suggerisce: «Sii felice. Non fare un Vine su qualcosa che non è felice» («Sogno che il solo pronunciare il mio nome possa portare felicità», dice King Bach). «Immaginano un mondo in cui l’alienazione non esiste. Guardare un loro video è come prendere una pillola contro l’ansia», ha scritto il “New York Magazine”, secondo il quale il filmato più paradigmatico è quello in cui Nash si lava i denti tutto soddisfatto.

Nei loro video si rispecchia infine quella democratizzazione della fama che abbiamo in verità visto all’opera già in tv con i vari reality, ma che qui raggiunge nuove vette. I ragazzi peraltro non se la tirano, visto che spesso rispondono su Twitter ai loro fan e come detto li incontrano nei centri commerciali oppure in eventi itineranti come Magcon, una specie di festival delle celebrities di internet. Nei loro Vine compaiono le famiglie, gli amici, le stanze, le piscine, i videogiochi, insomma non coltivano l’aura misteriosa che invece circonda le leggende di Hollywood. Nash Grier e soci sono degli amici famosi, che i giovani sentono parte della propria comitiva.

Da questa comunità sono esclusi ovviamente gli adulti, che infatti si interrogano sul web sul perché di tanto successo. «Come il punk e i piercing prima di loro, questi video sembrano esser stati progettati espressamente per far scoppiare la testa dei genitori», ha scritto di recente il “New Yorker”. E cosa dire allora del fatto che su YouTube i video più seguiti dagli adolescenti sono i cosiddetti “unboxing”, ovvero gente che scarta giocattoli, o i “let’s play”, coetanei che si mostrano mentre sono impegnati in un videogioco e commentano le proprie gesta virtuali? Pensate che la star di quest’ultimo passatempo, il biondino svedese PewDiePie (Felix Kjellberg, 25 anni), guadagna quattro milioni di dollari l’anno grazie ai suoi 32 milioni di follower globali, e nel 2014 il suo canale è stato il più seguito al mondo su YouTube, proprio davanti a un canale “unboxing”, DC Toys Collector.

Nash Grier, intanto, sogna il cinema. Vuole diventare un Leonardo DiCaprio che sia partito dal web. Nel frattempo coltiva un suo pubblico, che potrebbe accompagnarlo anche in futuro. Ma deve stare attento: internet è un ambiente tremendamente competitivo. «La mia più grande paura è il fallimento», ha infatti già detto lui. Il viaggio che va dalla North Carolina a Hollywood può prevedere anche un biglietto di ritorno.