Per la Bce quel vecchio contratto è un derivato e contribuisce al deficit di capitale della banca. Un giudizio opposto a quello formulato da Banca d'Italia e Consob

Nei risultati degli stress test europei sul Monte dei Paschi di Siena, c'è un passaggio che riapre una vecchia ferita nei conti dell'istituto. Si tratta di una valutazione che la Banca Centrale Europea e la European Banking Authority hanno fatto sul contratto firmato nel 2009 fra il Monte e Nomura, noto come Alexandria e finito al centro del processo per ostacolo alla vigilanza appena concluso al Tribunale di Siena nei confronti dell'ex presidente Giusppe Mussari e di altri dirigenti. «The Nomura transaction is beaing treated as a derivative», scrive la Bce nel rapporto, ovvero: l'operazione Nomura è stata considerata come un derivato. È questa una delle ragioni che hanno spinto le autorità europee a stimare in 2,1 miliardi di euro il deficit di capitale del Monte e a chiedere una ricapitalizzazione per ripristinare i livelli di patrimonio necessari.

Sotto la gestione del presidente Alessandro Profumo e dell'amministratore delegato Fabrizio Viola, infatti, il Monte aveva scelto di non classificare come un derivato lo strumento, potendo così limitare gli effetti immediati sul patrimonio e sul conto economico che ne sarebbero seguiti sia nel bilancio 2012 che nel bilancio 2013. Come ricostruisce il settimanale “l'Espresso” nel numero in edicola venerdì 14 novembre, il giudizio della Bce è del tutto opposto a quello della Banca d'Italia e della Consob, che sulla questione avevano tenuto un tavolo tecnico, avvalorando l'impostazione scelta da Profumo e Viola. Dai documenti depositati nel corso del processo a Mussari, tuttavia, si può vedere come questo via libera non fosse per nulla scontato, anzi. Perché nell'aprile 2012, quando la questione Alexandria non era ancora divenuta pubblica e le indagini della procura di Siena non erano ancora entrate nel vivo, gli ispettori della Banca d'Italia avevano stilato un loro rapporto su Alexandria, definendolo esattamente come fa oggi la Bce: «un derivato creditizio».

L'articolo completo su l'Espresso in edicola venerdì 14 e, da oggi, online su Espresso+