Dopo 14 anni di 'regno', Francesco Bistoni lascia il posto di comando all'università di Perugia. Sulla successione è buio fitto. Tra rinvii, ricorsi, proroghe ed esclusioni eccellenti

L'università degli studi di Perugia è Francesco Bistoni. Lo è stata, perlomeno, per ben quattordici anni. Incredibile a dirsi, ma tanto è durato il suo rettorato. Fin dal 1999. Uno dei mandati più lunghi d'Italia. Meglio di lui, forse, è riuscito a fare solo Giovanni Cannata dell'università del Molise, andato in pensione quest'anno dopo essere stato rettore addirittura dal 1995, anno di nascita dello stesso ateneo.

Eppure, all'indomani del baronato a firma Bistoni, le acque non sono affatto tranquille. Quello che è accaduto e che sta accadendo a Perugia ha dell'unico. Dell'incredibile. Le elezioni del nuovo rettore, previste nel mese di giugno, sono infatti state rimandate, a suon di ricorsi al Tar, ad ottobre. Fa niente se quello perugino sarà l'ultimo ateneo a recepire la riforma Gelmini con il conseguente congelamento dei fondi pubblici destinati all'università (come ci confermano dal ministero).

Un problema non da poco considerando che i rubinetti non siano poi così aperti. Ma torniamo ai fatti. Perché questo disastro? Colpa, dicevamo, di alcuni ricorsi al Tar - presentati da diverse associazioni a cominciare da quella di area Pd dell'Udu (Unione degli Universitari) - per via (anche) di un regolamento decisamente caotico e confuso.

"Diverse erano le criticità - ci dicono - si passava da un regolamento che aveva un punto, com'era nel vecchio regolamento, a uno che ne aveva più di 45. I criteri non erano assolutamente chiari, non erano tesi a permettere una forte partecipazione attiva degli studenti". Per dirne una: per la presentazione di ogni singola lista erano necessarie cinquanta firme. Un numero elevatissimo se si pensa che ci sono anche dipartimenti molto piccoli dove gli iscritti sono anche solo 180. "Una percentuale che a livello giuridico non esiste da nessuna parte", commenta Tiziano Scricciolo, segretario dell'Udu perugino. Per questi ed altri motivi (alcune liste, nonostante fossero state ammesse "senza colpo ferire" dalla commissione elettorale dell'ateneo, avrebbero consegnato i plichi ben oltre i termini previsti. Anche ore dopo) il Tar ha riammesso le associazioni studentesche alla corsa elettorale.

Non è stato questo, però, l'unico ricorso presentato. All'inizio di agosto, infatti, ancora il Tar di Perugia ha riammesso la candidatura del professore Mauro Volpi (ex componente laico del Csm), il quale era stato escluso dalla commissione elettorale per la corsa al rettorato per sopraggiunti limiti di età. Il giudizio di merito, infatti, resta sospeso perché il Tar ha rimesso alla Corte costituzionale la questione di legittimità relativa all'articolo 2 comma 11 della legge Gelmini che non consente a Volpi di partecipare alle elezioni per difetto del requisito previsto per l'elettorato passivo, ossia "assicurare un numero di anni di servizio pari almeno alla durata del mandato prima del collocamento a riposo". Il fatto è che Volpi ha 65 anni e il mandato da rettore ne dura sei, mentre la legge Gelmini mette fuori dell'università gli ultrasettantenni. La questione non è affatto di poco conto: nel caso in cui Volpi venisse eletto e la Consulta dovesse nel frattempo stabilire che l'articolo 2 non è incostituzionale, chiunque potrebbe presentare un ulteriore ricorso e si dovrebbe tornare al voto nel giro di uno o due anni. Un disastro completo, insomma.

E i paradossi non finiscono qui. Un'altra delle conseguenze dei vari pronunciamenti del Tar è che le matricole non potranno partecipare al voto. Il motivo? I giudici amministrativi hanno di fatto congelato le elezioni e hanno disposto che proprio da quelle si dovrà ripartire. Ergo: gli aventi diritto saranno gli stessi che lo erano a giugno 2012. E, dunque, matricole fuori mentre - paradosso dei paradossi - anche coloro che nel frattempo si sono laureati potranno partecipare al voto, sebbene ora fuori dall'università. Una situazione che definire assurda è poco.

Ma ecco la ciliegina sulla torta: viste le tante stranezze di queste elezioni, se qualcuno dovesse, all'indomani del voto, decidere di ricorrere nuovamente al Tar e questo dovesse dargli ragione, la strada che potrebbe aprirsi sarebbe quella del commissariamento. E quale nome sarebbe il più indicato se non quello di Francesco Bistoni vista l'esperienza maturata? Non c'è dubbio che il magnifico accetterà. Per il bene dell'ateneo, certo. Ma anche per arrotondare a cifra tonda i suoi anni di rettorato.

Ipotesi remota, forse. Ma che, come ci confermano in tanti, rimane in piedi.