Crescita potente, più capitale di rischio, bilanci pubblici migliori. Dalla Malesia al Brasile ecco la strada delle soluzioni vincenti

Come cambiano i tempi! È da un po' che Gli economisti stanno richiamando l'attenzione dei paesi emergenti, dal Brasile alla Malesia, sulla trappola del reddito medio, ovvero la sfida a trasformare i paesi esportatori a basso salario in paesi che, incorporando un alto grado di tecnologia, siano in grado di fare la concorrenza ai paesi ricchi.

Ora che i mercati emergenti continuano a fare passi avanti mentre i paesi ricchi sono intrappolati in una crisi finanziaria - la cui fine è tutto fuorché vicina - vale la pena forse di chiedersi se non ci siano delle lezioni che gli ultimi possano imparare dai primi.

Il punto non è ovviamente spingere i paesi ricchi a copiare ciò che fanno quelli poveri. A parità di potere di acquisto, il reddito pro capite dei paesi ricchi supera quello dei paesi emergenti di 2-5 volte. Quello degli Stati Uniti supera il reddito pro capite cinese di 8 volte.

Tre sono le differenze palesi tra i paesi ricchi e quelli emergenti che aiutano a spiegare questa curiosa inversione delle fortune.

Primo, i motori fondamentali della crescita sono più potenti nei paesi emergenti: la forza lavoro cresce a un ritmo che è più veloce rispetto a quello dei paesi ricchi di un 1 per cento; i risparmi e gli investimenti in termini di percentuale del Pil superano quelli dei paesi ricchi di un 5 per cento circa; le economie emergenti stanno adattando tecnologie innovative che provengono dalle economie avanzate e fanno risparmiare sulla necessità di crearle da zero.

Secondo, i mercati emergenti hanno settori bancari molto meno sviluppati (il rapporto credito-Pil è inferiore del 50 per cento rispetto a quello dei paesi avanzati e contano di più sul capitale di rischio). Particolare che, insieme alla loro più limitata integrazione nei mercati finanziari globali, li protegge in una certa misura dai cicli del credito.

Terzo, i mercati emergenti hanno bilanci pubblici molto migliori di quelli delle economie avanzate. In questi paesi il rapporto debito-Pil è dimezzato rispetto a quello dei paesi ricchi, così come lo è anche il peso del settore pubblico nell'economia. È significativo che i Cds (derivati che assicurano contro un default) sul debito pubblico cileno costino in questo momento meno di quelli giapponesi, e che quelli brasiliani siano più bassi di quelli francesi.

Le differenze appena elencate sollevano tre domande fondamentali: si possono rafforzare i fondamentali della crescita e, se sì, come? Che cosa si può fare per diminuire la dipendenza dei paesi avanzati da un sistema bancario ad alta leva e ciclicità e promuovere i finanziamenti al settore produttivo con capitale di rischio o con emissioni obbligazionarie? È necessario che, per fornire i servizi pubblici che tanto apprezziamo, il settore pubblico e il fisco debbano avere un peso così grande?
Per affrontare questi interrogativi occorrerebbero delle riforme strutturali che, regolarmente, richiedono che si affronti il problema rappresentato dai gruppi d'interesse. Adottare invece piani di stimolo di tipo keynesiano è molto più semplice, in particolare in prossimità di appuntamenti elettorali, anche se l'impatto di questo tipo di stimolo (mai a costo zero) può estendersi solo nel breve periodo. Nei momenti più bui della crisi finanziaria, le misure di stimolo sono state sia necessarie sia alla portata dei bilanci, ma non possono diventare una strategia per la crescita.
Le riforme strutturali possono aiutare anche a mitigare la sofferenza inflitta dalle misure di austerità. Una maggiore concorrenza nei mercati dei prodotti e del lavoro, per esempio, può promuovere degli aggiustamenti dei prezzi e dei salari più facili da digerire che un'eccedenza di manodopera e una disoccupazione diffuse.

La maggior parte degli uomini politici tuttavia è restia a impegnarsi in confronti con i gruppi d'interesse su riforme strutturali lunghe e complesse, riforme che, sotto la pressione perché si taglino i bilanci, porterebbero a tagli della spesa superiori a quelli necessari.

Diversamente dai loro vicini più poveri, i paesi ricchi si sono costruiti da soli le trappole.

Senior Associate del Carnegie Endowment of International Peace
traduzione di Guiomar Parada