Catacombe. Tunnel. Un teatro sepolto. Una villa sommersa. Sotto la città delle occasioni sprecate e della spazzatura ce n'è un'altra tutta da scoprire. Con una guida d'autore

Andando controcorrente si può frugare tra le ossa del sottosuolo di una Napoli imprevista. Un immenso labirinto, a oltre 40 metri dalla superficie, si snoda per decine di chilometri nel suo ventre sommerso: "Tenebrae" titola un oratorio di Carlo Gesualdo (1560-1613), grande musico la cui vita fu travolta dall'angoscia amorosa e dalla disperazione.

Napoli è fondata sul tufo, una pietra bionda e friabile con la quale sono stati costruiti nei secoli celebri monumenti: da Castel dell'Ovo, proteso sul mare, a Castel Sant'Elmo, che come un'aquila domina la città, alle più umili e sordide case che vide "a occhio nudo" Renato Fucini (1878) e divennero scena del racconto visionario di Matilde Serao (1884). Furono i primi coloni greci nel IV secolo a. C. che cominciarono a cavare pietra per cingere la città di mura e si continuò nei secoli con alacrità. Nel Seicento questi cunicoli furono usati per l'acquedotto del Carmignano che portò acqua in una città assetata e brulicante. A metà Ottocento il re Borbone, sotto Monte Echia, scavò un tunnel come via di fuga da Palazzo Reale; nell'ultima guerra grotte e cunicoli divennero ricovero nel corso dei martellanti bombardamenti sulla città. Essendo allora un neonato non ne ho ricordo diretto, ma quel clima angoscioso l'ho assorbito dal latte di mia madre e l'ho evocato nel romanzo "Terremoti". Un mondo sotterraneo con sciabolate di luci caravaggesche, un dedalo nelle viscere della terra misterioso come le catacombe di Roma e il ventre di Parigi: ma a Napoli assume dimensioni insolite e rivela forme e spazi che avrebbero eccitato la fantasia di Giovan Battista Piranesi e di Francisco Goya.

Se si percorre via Anticaglia - toponimo non casuale, lungo il Decumano superiore - si scorgono due arcate in mattoni d'età romana: bisogna entrare in un "basso" e, con la guida di benemeriti speleologi e archeologi, si scoprono le membra superstiti di uno dei due grandi teatri di Neapolis. Ne riferisce Stazio e in quel teatro si esibì Nerone. Siamo alle spalle dell'agorà della città col tempio dei Dioscuri le cui solenni colonne adornano la facciata della chiesa barocca di San Paolo Maggiore. Questi resti apparvero imponenti e magnifici ad Andrea Palladio che li disegnò per il suo trattato, più tardi fu il celebre architetto inglese Inigo Jones a disegnarli e con loro tanti altri. Negli ultimi anni sono stati condotti scavi importanti, con eccellenti archeologi e architetti che hanno ipotizzato di mettere a nudo la cavea circondata dalla cortina di palazzi stratificati nei secoli. Un progetto suggestivo che ha solo bisogno di risorse per divenire operativo.
Ci sono poi le cavità che divennero le catacombe di San Gennaro (a più livelli come non esistono altrove) e di San Gaudioso, con affreschi paleocristiani, decorazioni e sculture. Altre cavità alle Fontanelle e sotto la chiesa barocca di Santa Maria della Sanità furono aperte per la peste del 1656: divennero cimiteri con montagne di ossa e teschi. Luoghi mitici, magici e di culto dei defunti. In "Viaggio in Italia" Ingrid Bergman ne è sconvolta.

Se si soffre di claustrofobia - capita alle più degne persone - non è necessario scendere sotto terra. Nella Sanità, dove è nato Totò e si aggira Sophia Loren in un celebre film, basta risalire la collina sotto Capodimonte e si scorgono a vista cavità imponenti: fenditure profonde e altissime, vagine nel banco tufaceo. Per questo itinerario si inoltrarono due straordinari pittori, il gallese Thomas Jones e il suo amico Giambattista Lusieri. Andavano del tutto controcorrente al gusto dominante del pittoresco e del bel panorama. Erano degli autentici pionieri per quegli anni Ottanta del Settecento: Jones nel suo "Diary" riferisce che furono abbordati da due lazzaroni, camorristi dell'epoca. Mostrando loro la cartella con disegni, pennelli e matite costoro li lasciarono andare per la loro strada. Anche i banditi di allora erano migliori. Jones di queste cavità sormontate dai ciuffi di pini ci ha lasciato bellissimi acquerelli, oggi alla Tate Gallery di Londra.

Chi voglia vedere un luogo di abbagliante bellezza risalga la collina di Posillipo e imbocchi la discesa Gaiola: conduce all'isolotto omonimo sul quale sorge una villa appartenuta a Paul Lengheim, poi a Gianni Agnelli, oggi in rovina. Fosche leggende avvolgono il sito, ma io che ci vado a fare il bagno fuori stagione, sono vivo e vegeto. Un'associazione organizza visite con una barca che consente di vedere il fondo del mare ricco di fauna ittica che sguscia tra i ruderi archeologici della Villa detta dei Misteri, al lato della Finestrella di Marechiaro resa immortale dalla canzone e dai versi di Salvatore Di Giacomo. Sull'altro lato ci sono i resti della villa di Vedio Pollione, ereditata da Augusto. L'area marina è tutelata e non dovrebbe essere consentito l'accesso a barche e motoscafi... La meraviglia di questo sito è che ci si arriva solo attraverso uno stretto percorso pedonale gradonato che tiene lontani i pigri, i quali, se vogliono, possono accedere per via di mare. A metà percorso s'apre l'antro della Grotta di Seiano che buca la collina di Posillipo: il contrasto tra lo splendore d'acqua marina, la luce accecante del sole e il buio fondo della grotta fu dipinto da Gaspar van Wittel, da Paolo Fabris, da pittori e incisori francesi al servizio dell'Abate di Saint-Non per il suo "Voyage pittoresque". Lo spettacolo ci riconcilia con l'incanto di una città che sembrerebbe del tutto perduto, avvolta come è nel manto venefico e pestifero dei rifiuti. Risalendo la collina si giunge al parco Virgiliano e si scorge un panorama che abbraccia l'intero golfo: sotto l'isola di Nisida e l'anfiteatro naturale di Trentaremi, di fronte la sequenza del Vesuvio, della Penisola Sorrentina, di Capri, Procida e Ischia. Ma purtroppo c'è anche il cantiere permanente della dismessa fabbrica di Bagnoli. Memoria dissipata di archeologia industriale, vergognoso spettacolo di inefficienza, pozzo senza fondo di pubblico spreco. Renzo Piano ed io redigemmo un progetto: fu accolto dal sindaco Bassolino con entusiasmo, e prontamente cestinato dalla Società Bagnoli futura.

Napoli è una città difficile da capire e scoprire: è come un gatto, che non si fa carezzare facilmente e non sopporta le servitù che subisce il cane. Fin qui ho detto di un ambiente naturale fuori dall'ordinario. Ma non verrei che il lettore pensasse che io sia un adepto fuori tempo dell'"Arcadia" di Jacopo Sannazaro. Jacopo aveva un villa a Mergellina e lì trascorse onorato la sua vita. Vorrei indicare qualcosa che pochi conoscono e non richiede fatica. Accanto a Palazzo San Giacomo, sede del Comune, c' è la chiesa madre della potente comunità spagnola: qui le gentildonne spagnole pregavano e scrutavano il mare per vedere l'arrivo o la partenza delle galere con i loro uomini. È la Napoli cantata da Miguel de Cervantes. Si attraversa lo spazio della bella chiesa, dietro un sontuoso altare - sacrestano compiacente - si cela uno dei monumenti funebri più possenti che io conosca. È opera di Giovanni da Nola: don Pedro de Toledo e sua moglie vi figurano inginocchiati a grandezza naturale. Don Pedro fu certamente un grande Viceré, urbanista e costruttore di una nuova Napoli che era a quel tempo la seconda città d'Europa per popolazione ed estensione dopo Parigi. Croce lo giudicò come l'uomo "del definitivo assoggettamento di Napoli allo straniero": e meno male, vien da dire, ché altrimenti la città non avrebbe Castel Sant'Elmo e i Quartieri Spagnoli con case, chiese, conventi e palazzi.

Carlo di Borbone, poi Carlos III a Madrid, diede alla capitale la Reggia di Capodimonte, il Museo Archeologico, il Real teatro di San Carlo: dirò solo dell'Albergo dei Poveri di Ferdinando Fuga, il più imponente ospizio per i bisognosi realizzato in Europa. Un fronte monumentale di 300 metri e, alle spalle, una rovina impressionante da far gridare dalla rabbia. È in corso da decenni un restauro senza destinazione. Proposi di usare la fabbrica come ampliamento della Biblioteca Nazionale: fui aspramente redarguito. Già, ma se e quando fosse restaurato l'Albergo dei Poveri cosa accoglierà questa fabbrica immensa? Un albergo di lusso? O che altro? La soluzione l'ha trovata la camorra che vi ha insediato una fabbrica di griffe false! Una grande capitale europea si lecca così le sue ferite.

Per visitare i siti indicati: Teatro antico di Neapolis, www. NapoliSotterranea.org. Per il Tunnel di Palazzo Reale: Associazione Borbonica sotterranea. Per le catacombe di San Gennaro e San Gaudioso: Cooperativa "La Paranza". Per l'area archeologica e marina della Gaiola: Centro studi interdisciplinari la Gaiola onlus