Una nuova direttiva del Mef fissa nuovi paletti per le nomine. E anche i compensi

Una direttiva del 31 gennaio interna al Mef, a firma del Ministro Giancarlo Giorgetti stabilisce un nuovo metodo per individuare i profili funzionali alle nomine: l’indicazione avverrà su base politica in sinergia con il gabinetto del Ministro e non più soltanto tecnica tramite il dipartimento del Tesoro e le società di “head hunters” come Egon Zehnder, Key2People e Heidrick&Struggles, questa ultima per i consiglieri di minoranza su incarico di Assogestioni.

 

Una operazione di trasparenza di potere da parte del Mef, saranno quindi Alberto Bagnai, Licia Ronzulli e Giovanbattista Fazzolari a gestire questa delicata partita su indicazione dei propri leader.

 

Ma c’è un’altra novità che sta generando non poco fermento e diverse fibrillazioni. Sta circolando una bozza relativa al regolamento che fissa i requisiti di onorabilità, professionalità e autonomia dei componenti degli organi amministrativi e di controllo delle partecipate.

 

Innanzitutto si trovano i consueti paletti giudiziari, che impediscono di ricoprire le cariche apicali a chi è stato condannato, anche con sentenza non definitiva, per reati finanziari, bancari, immobiliari e assicurativi. Importante novità riguarda l’inserimento, tra i requisiti necessari, dell’esperienza professionale di almeno un triennio per i consiglieri e un quinquennio per i presidenti e AD in settori attinenti al settore operativo della società comparabili anche per dimensione e complessità.

 

Non manca, ovviamente, la parte che suscita sempre più interesse: le leggendarie tabelle relative ai compensi. Viene definita una ripartizione che varia in base a parametri come il valore della produzione in milioni di euro e il numero dei dipendenti. Per le realtà che si collocano a oltre 200 milioni e che annoverano più di mille dipendenti, l’amministratore unico può guadagnare al massimo 240mila euro. All’interno di un meccanismo organizzato in cinque fasce si procede a scalare, fino all’ultima, con un emolumento di massimo 120mila euro per chi guida società con una valore della produzione entro i 30 mln e con meno di 100 dipendenti. Non certo briciole, seppur per poltrone di consolazione.