Il leader del Carroccio: "Il mio modello di libertà è ben distante da quello di Kim Jong-Un e del partito comunista nordcoreano, ma le nostre imprese possono trarre grandi benefici da quel paese"

“Si lo confesso mi sono sentito come Don Camillo quando accompagna Peppone in Russia”. Ride Matteo Salvini che, appena sbarcato all'aereoporto di Milano, è già tempestato di telefonate per sapere cosa ci è andato a fare in Nord Corea con il senatore Antonio Razzi. “Da parte mia c'era grande curiosità verso il 38mo parallelo e ho accolto di buon grado l'invito che mi hanno rivolto Razzi e l'associazione parlamentare Amicizia Italia-Corea. Certo è che il mio modello di libertà è ben distante da quello di Kim Jong-Un e del partito comunista nordcoreano.”

Salvini ci tiene a precisare subito che preferisce non condannare né giudicare: “Finiremmo per emarginare milioni di cittadini che pagano il dazio di un embargo ingiusto e fuori dal tempo. Ma ovviamente non posso considerare la Repubblica nordcoreana come la Svizzera, come invece ama ripetere Razzi. Di sicuro però non è il regno di Satana”.

Durante la visita si è discusso anche di questioni commerciali ed economiche in vista di futuri accordi bilaterali. Insieme a Salvini e Razzi anche alcuni imprenditori italiani che già lavorano sul territorio di Pyonyang: “Hanno bisogno di know how per quanto riguarda l'agricoltura, il turismo e le energie alternative – spiega Salvini – e le imprese italiane possono trarre grandi benefici da tutto questo. Ci sono già due milioni di piante di mele del Trentino in Nord Corea e molto ancora è possibile per esportare i nostri modelli di agricoltura biologica. La Nord Corea è una sfida che dobbiamo saper cogliere”.

Il leader della Lega nega di essere a conoscenza del contenuto della lettera che Silvio Berlusconi ha indirizzato al dittatore Kim Jong-Un (“Non ho la più pallida idea di cosa ci fosse scritto, è una questione di cui dovete parlare con Razzi”), mentre conferma la storia dell'allenatore di calcio di cui il suo compagno di viaggio ha raccontato a Repubblica: “Si tratta di un progetto per portare alcune centinaia di ragazzini nordcoreani a fare degli stage presso le giovanili di alcune squadre di serie A e B italiane.” E visto che Antonio Razzi ha portato in dono a Kim Yong-Nam, presidente dell’Assemblea suprema del Popolo della Corea del Nord, un sacchetto di confetti abruzzesi, anche il segretario della Lega Nord ha fatto il suo regalo: una scultura del Trentino (“non il Grana Padano come Peppone”, ridacchia Salvini) portata da alcuni amici imprenditori di Trento.

“Sono stati cinque giorni particolari – prosegue Salvini – senza internet e senza cellulari con notti stellate senza alcuna luce nelle case. Un mondo a parte che ci è lontano. Ma con note speciali laddove i bambini nei pomeriggi si riversano nelle strade a giocare tutti insieme senza problemi di sicurezza. Un po' come tornare ai tempi dei nostri nonni e al loro spirito di comunità”.

Archiviato il viaggio in Nord Corea, Salvini si prepara a quello del prossimo mese in Russia. Decisamente più politico visti gli ottimi rapporti che il Carroccio mantiene da alcuni mesi con Vladimir Putin e la presa di posizione filorussi in occasione della crisi in Ucraina. Con Salvini i vertici dell'Associazione Lombardia-Russia e gli europarlamentari del Carroccio a Strasburgo. Questa volta più Peppone che Don Camillo.