La stage di migranti in Grecia. Le donne incinte in pericolo in Polonia. Gli accordi informali tra Usa e Iran. L’Ue contro Google e la gente che muore di fame in Corea del Nord. Ecco i fatti della settimana

Fa caldo prima dell’estate. Ma il peggio deve ancora arrivare
Un’ondata di fenomeni climatici estremi si sta abbattendo senza sosta sulla terra. Dal Canada alla Siberia all’Asia, fino al fondo degli oceani. I media trasmettono foto di disastri e le agenzie meteorologiche pubblicano mappe a sostegno dell'eccezionalità di queste ondate di calore, incendi o siccità. La crisi climatica sta accelerando? Fa il punto Le Monde

 

Stage in Grecia, fino a 600 morti
«Le possibilità di trovare altri sopravvissuti sono minime», ha detto alla televisione di stato greca ERT l'ammiraglio della guardia costiera greca Nikos Spanos. Il naufragio a Pylos è destinato a entrare nella storia come una delle peggiori tragedie di migranti nel Mediterraneo. Con un numero di morti che potrebbe arrivare fino a 600. Tanti corpi non saranno mai ritrovati: per ora ne sono stati recuperati appena 78, molti dei quali bambini. I minori erano «almeno 100 chiusi nella stiva», raccontano i superstiti ai medici e ai volontari che li assistono. Il peschereccio Adriana naufragato, secondo i soccorritori, è partito vuoto dall'Egitto, si è fermato nel porto di Tobruk, in Libia, per caricare i migranti. Poi ha proseguito la sua rotta verso l'Italia.

 

In Polonia le donne incinte sono in pericolo
«Smettetela di ucciderci». Migliaia di donne polacche mercoledì 14 giugno sono scese per le strade della capitale Varsavia, dirette verso la sede del ministero della Salute. Per protestare contro le rigide norme anti-aborto introdotte all’inizio del 2021 dal governo di destra guidato da Mateusz Morawiecki.
A causa delle quali abortire nel Paese è diventato quasi impossibile: solo in caso di stupro, incesto o se la vita della donna è in pericolo. Ma in molte occasioni, anche se legittime per la legge, il diritto a interrompere la gravidanza non viene garantito.

«Vogliamo dottori, non missionari», hanno, infatti gridato i manifestanti durante la protesta scoppiata dopo la morte di una donna incinta lo scorso 24 febbraio. La cui famiglia crede che sarebbe potuta sopravvivere se le fosse stato chiesto di abortire. Invece non è stata informata. È successo nell'ospedale Giovanni Paolo II di Nowy Targ, nel sud della Polonia, in una regione profondamente conservatrice, a maggioranza cattolica.

Così Dorota Lalik, 33 anni, è morta a causa di un’infezione tre giorni dopo il ricovero. E dopo che il feto era già morto. Secondo quanto riporta i gazeta.pl, a Lalik era stato detto che la sua gravidanza poteva essere sostenuta e che la sua salute non era in pericolo. Ma non è stato così.

Quello di Lalik non è un avvenimento isolato: sono stati segnalati altri casi di ospedali che si sono rifiutati di interrompere le gravidanze anche quando le donne erano in grave pericolo. «Essere incinta in Polonia minaccia la vita delle mie sorelle, dei miei amici e delle loro figlie. Invece di unirsi in difesa della salute e della vita dei pazienti, i medici preferiscono unirsi in difesa del loro buon nome», ha dichiarato a Politico.eu una manifestante.

 

Violenza etnica in Sudan: più di 1.100 morti
La guerra in Sudan rischia di infiammare anche il Darfur e di far collassare l’intero Paese. Con conseguenze per l’Europa che fino a oggi è rimasta immobile. Proseguono infatti nella capitale, Khartoum, gli scontri tra le forze armate sudanesi, guidate dal generale Abdel Fattah Abdelrahman al Burhan e le forze paramilitari di supporto rapido RSF. Come scrive Ispi, la Capitale è ormai un campo di battaglia a cielo aperto.

Ma non c’è violenza solo a Khartoum: anche El Geneina, capitale del Darfur occidentale, è sotto assedio da settimane. Gli attivisti hanno denunciato violenze sessuali diffuse, pulizia etnica e corpi sparsi per le strade della città: più di 1.100 civili, tra cui giornalisti, avvocati e attivisti per i diritti umani, sono stati uccisi dall'inizio dei combattimenti da aprile. Secondo le Nazioni Unite l’ondata di violenza ha assunto «dimensioni etniche».

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Erdogan dice no alla Svezia nella Nato
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiuso la porta all'adesione della Svezia alla Nato per il vertice del mese prossimo a Vilnius, in Lituana. Sostenendo che Stoccolma non ha fatto abbastanza per mantenere le sue promesse, perché ha permesso ai sostenitori del Pkk di manifestare. «Mentre Stoltenberg ci parlava di far entrare la Svezia nella Nato i terroristi stavano manifestando di nuovo per le strade», ha dichiarato il presidente turco ai giornalisti che lo accompagnavano in Azerbaijan, come riporta Middle East Eye. La presenza di persone legate al Pkk in Svezia è stata un grande ostacolo per i tentativi del paese di aderire alla Nato dopo l'invasione russa dell’Ucraina. Sebbene il primo ministro svedese Ulf Kristersson abbia fatto già numerose concessioni alla Turchia, arrivando anche ad approvare l’estradizione di un sostenitore del Pkk accusato di reati di droga.

 

Gli Usa cercano un accordo informale con l’Iran
Per evitare la crisi nucleare, dopo il fallimento dei negoziati per ripristinare l’accordo del 2015. Come svela il New York Times, l’amministrazione Biden sta negoziando silenziosamente con l'Iran per limitare il programma nucleare di Teheran e per liberare gli americani imprigionati.

Con l’obiettivo di raggiungere un accordo informale e non scritto, che alcuni funzionari iraniani chiamano «cessate il fuoco politico». Che punterebbe a prevenire un’ulteriore escalation di tensione mentre l'Iran accumula scorte di uranio arricchito, fornisce alla Russia droni da utilizzare in Ucraina e reprime le proteste politiche interne.

 

Ue contro Google
Google potrebbe aver bisogno di vendere parte della sua attività pubblicitaria per evitare di abusare della sua posizione dominante nel mercato e di escludere i concorrenti. Così ha affermato mercoledì 14 giugno la Commissione europea.«Se la Commissione dovesse concludere che Google ha agito in modo illegale, potrebbe richiedere a Google di cedere parte dei suoi servizi», ha detto la commissaria antitrust, Margrethe Vestager. Perché rimedi meno drastici non metterebbero fine ai conflitti di interesse.

 

In Corea del Nord la gente muore di fame
Intervistati dalla BBC con l'aiuto dell'organizzazione Daily NK, segretamente tre persone hanno raccontato che in Corea del Nord il cibo è così scarso che i loro vicini sono morti di fame. Secondo quanto dichiarano gli intervistati il governo ha sigillato i suoi confini nel 2020, interrompendo anche le forniture di beni necessari alla sopravvivenza. Ha anche rafforzato il controllo sulla vita delle persone: «dalla chiusura del confine hanno paura di morire di fame o di essere giustiziati per aver infranto le regole», scrive Jean Mackenzie, il corrispondente da Seul di Bbc.

 

Ciclone Biparjoy: più di 170.000 persone evacuate in India e Pakistan
Venti forti e piogge intense stanno mettendo a dura prova le aree costiere dell'India nord-occidentale e del Pakistan meridionale. Finora sono state evacuate più di 170.000 persone. I meteorologi hanno avvertito che il ciclone Biparjoy, che significa «disastro» in bengalese, potrebbe distruggere case e raccolti sul suo cammino.