Enrico se ne va salutando con un 'tweet' dopo l'incontro con Napolitano al Quirinale. E c'è chi, tra i democratici, avanza dubbi sulla tenuta di Matteo

Enrico Letta è salito al Quirinale. Alle 13 ha varcato i cancelli twittando la frase simbolo del suo governo: «ogni giorno come se fosse l'ultimo». E se questo è l’ultimo veramente, «grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato», scrive ancora Letta. Enrico Letta è salito al Quirinale. Alle 13 ha varcato i cancelli twittando la frase simbolo del suo governo: «ogni giorno come se fosse l'ultimo». E se questo è l’ultimo veramente, «grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato», scrive ancora Letta. Dopo quaranta minuti di colloquio finisce la passione: «dimissioni irrevocabili», riferisce il Quirinale annunciando che già domenica si concluderanno le nuove consultazioni che iniziano con il presidente del Senato Pietro Grasso e con quello della Camera Laura Boldrini, già oggi alle 17.


Non poteva fare altrimenti, l’ormai ex premier, dopo che la direzione del Pd ha votato a larghissima maggioranza la linea del segretario Renzi: 132 sì e 16 no, per un «nuovo esecutivo», con «un percorso di legislatura». «Ringrazio Enrico per il lavoro svolto», ha detto Renzi, ma ora tocca a lui. E Letta non può far altra che guidare da solo fino al Quirinale, come aveva fatto dieci mesi fa, per ricevere l’incarico. Questa volta però è solo veramente. Le opposizioni, Forza Italia, Sel e Movimento 5 stelle, chiedono comunque un passaggio formale, in parlamento. Lo chiedono ancora in mattinata, durante la capigruppo della Camera che ha intanto sospeso in lavori in attesa di capire cosa succede: «Abbiamo chiesto la sospensione dell'Aula fino alla fine della crisi» ha detto Renato Brunetta, «e abbiamo chiesto la parlamentarizzazione della crisi».

nsomma, «Letta venga a riferire», dice Brunetta, che già pregusta la scena del premier che racconta una crisi «nata e chiusa tutta nel Pd», e come il segretario del suo partito «gli abbia fatto le scarpe». Napolitano però gli risponde che non serve, perché Letta non cambierebbe idea: «il Parlamento potrà esprimersi sulle origini e le motivazioni della crisi allorché sarà chiamato a dare la fiducia al nuovo Governo». Dal movimento 5 stelle - che ha deciso di non partecipare alle prossime consultazioni - arriva per il tweet di Letta la replica del deputato Carlo Sibilia: «Se hai fallito tu che sei #palledacciaio ...cosa farà #cervellodilegno?».

E’ una provocazione, ovviamente. Il dubbio però è lo stesso di molti democratici: «Perché» si chiede Giuseppe Civati, «Renzi dovrebbe far meglio di Letta?». E se Civati ha votato contro la scelta del segretario, anche il bersaniano Alfredo D’Attorre, che come «quasi tutti i cuperliani» ha votato «convintamente», non può che riconoscere: «il problema c’è, e non è piccolo». Qualcosa però è cambiato: «il fatto che il PD ci metta la faccia qualcosa conta», spiega D'Attorre. Letta ora non pensasse, però, che con lui, il Pd, la faccia non l’ha messa.