Nel Paese oberato da troppe norme proviamo a misurare la produttività della politica. E alcuni numeri mettono i brividi

Come si misura la produttività del Palazzo? Nel Paese del bla bla, ovvero dell’opinionismo a vanvera, un metro non esiste. Ne abbiamo trovato uno per i lettori dell’Espresso.

 

Sepolti da una montagna di codici
«Più lo Stato è corrotto, più sforna leggi», ha denunciato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, contandone 250 mila. Ma quante siano davvero nessuno lo sa. Nemmeno gli stessi ministeri. Alcune certezze: secondo Normattiva (la banca dati del Poligrafico dello Stato) da marzo 1861 a dicembre 2002 sono entrati in vigore 203.068 atti normativi, tra leggi, decreti, atti regi e perfino “decreti del duce del fascismo”. Alcuni, incredibilmente, sono ancora in vigore, altri abrogati o decaduti. A questi si aggiungono 43.501 atti regionali. Un Everest burocratico. Eppure, il ministero della PA stima diecimila le leggi ancora attive. Siamo lontani dall’avere codici chiari che siano la difesa dall’arbitrio dei potenti e non quella trappola di inganni con cui l’Azzeccagarbugli voleva gabbare Renzo Tramaglino.

 

Decreti panzer: 10
Un po’ per la corsa di un esecutivo insediato per la prima volta dopo elezioni in autunno (e quindi con tempi strettissimi), un po’ per il vizietto che dilaga soprattutto dalla Seconda Repubblica in poi, in poco più di due mesi i decreti varati dal governo Meloni sono già 10, di cui 4 convertiti in legge. Praticamente alla pari del Berlusconi IV che nei primi 60 giorni di guida nel 2008 ne sfornò altrettanti. Al secondo posto i governi di Renzi e di Draghi, entrambi a quota 7. Al terzo l’esecutivo tecnico di Mario Monti con 5. Decreto è ormai sinonimo di fiducia: marce forzate per l’approvazione entro 60 giorni, strozzatura del dibattito parlamentare, ostruzionismo compreso. Fin quando non arriverà un sonoro stop dal Quirinale.

 

Poker di fiducie: 4
Nei primi 70 giorni di vita il governo Meloni ne ha richieste e incassate più di Conte e di Draghi nello stesso arco di tempo. Si va dalle norme anti-rave, alla Nato, al disegno dei ministeri, fino alla legge di Bilancio (doppia). E dire che quello dell’ex presidente Bce era già un discreto record con 55 fiducie in poco meno di due anni. Un bel ritmo: una ogni 9,5 giorni (fonte: Pagella politica).

 

Consigli dei ministri: 14
Tra riunioni fiume per la Finanziaria, calamità e decreti sicurezza, 14 sedute in poco più di due mesi per un totale di 17 ore circa di discussione.

 

Ritmo di lavoro delle Camere: convertiti 5 provvedimenti
Al 31 dicembre via libera definitivo a quattro decreti, più la legge di bilancio. Lentezza dovuta anche alla formazione di commissioni e organismi (ancora oggi incompleti) e all’inedito problema della riduzione dei parlamentari. Al momento sono 1.118 le proposte di legge al via della legislatura: 247 già in Commissione e 850 non ancora assegnate. Sono invece 19 i disegni di legge in Commissione, di cui 5 di iniziativa del governo e 14 parlamentari. Più le 32 proposte di legge di iniziativa dei consigli regionali, del Cnel e dei cittadini: in attesa di destinazione (fonte: Openpolis).

 

Sedute parlamentari: Camera batte Senato
Al 31 dicembre l’aula di Palazzo Madama si è riunita 25 volte, quella di Montecitorio 29. La gara continua.