Dei duemila ordigni più moderni, la metà non ha fatto il tagliando. E secondo alcune massaie, anche il gas russo sarebbe di scarsa qualità e annacquato con l’antica tecnica del “vino del contadino”

L’arsenale atomico di Vladimir Putin sarebbe in condizioni pessime: è quanto si deduce da un rapporto riservato della stessa intelligence russa, di difficile lettura perché lo stesso rapporto, pur essendo del mese scorso, è deteriorato in più parti, con interi paragrafi rosicchiati dai topi e alcune pagine sbriciolate a causa della pessima qualità della carta. La carta di qualità è stata tutta trafugata, negli anni Novanta, dagli oligarchi, che se ne sono serviti per stampare i menù dei loro panfili e realizzare ombrellini da cocktail.

 

Tempi lunghi Trent’anni dopo la fine del comunismo e dell’economia pianificata, l’industria russa fatica a cambiare passo. Dai piani quinquennali del Soviet Supremo gli oligarchi sono passati ai più dinamici piani quadriennali: come portare la refurtiva all’estero in soli quattro anni. Ma non è bastato a modernizzare il paese, che risente di sessant’anni di comunismo preceduti da cinquecento di zarismo, mille di feudalesimo e servitù della gleba, ventimila di steppe spopolate, mammut congelati e sparute tribù che hanno tentato inutilmente di sterminarsi a vicenda, però senza successo e dunque accumulando frustrazione e rancore.

 

Problemi Dei circa cinquemila ordigni nucleari russi, almeno tremila, costruiti nel dopoguerra da Stalin, sarebbero ancora dotati di accensione a manovella, poco affidabile perché l’addetto, costretto ad avvicinarsi per girare la manovella, rischia di decollare assieme al missile. Quanto alle duemila bombe più moderne, almeno mille non avrebbero fatto il tagliando da almeno vent’anni e non passerebbero la revisione neanche con la raccomandazione di un generale di corpo d’armata. Le rimanenti mille sarebbero in discreta efficienza, ma il sistema di mappatura elettronica è andato in tilt e dunque non si sa più dove sono. Mimetizzate tra le betulle? Nascoste nelle dacie degli alti funzionari governativi, che le userebbero per fare colpo sugli ospiti? Montate sui panfili degli oligarchi, ma solo quelle col design italiano, molto più eleganti delle vecchie atomiche sovietiche, a forma di boiler?

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Mancanze Aprendo una severa inchiesta interna sulla mancanza di olio per i cingoli dei carri armati, è emersa anche la mancanza di cingoli, nonché la mancanza degli stessi carri armati.

 

Il gas Comincia a filtrare la notizia che anche il gas russo sarebbe di qualità insoddisfacente, perché il metodo estrattivo risale agli anni Trenta e dunque il prodotto sarebbe inquinato da ruggine e melma. Le fonti più ostili al Cremlino parlano addirittura di un’annacquatura dolosa del prodotto, per speculare sul prezzo applicando il modello economico, di irraggiungibile efficacia, detto in tutto il mondo “vino del contadino”. Se ne sarebbero accorte alcune massaie occidentali che, accendendo il fornello, avrebbero impiegato sei ore per friggere un uovo.

 

I ceceni Le rinomate milizie cecene hanno fin qui lasciato a desiderare, e si mormora che la loro avanzata sia stata molto penalizzata dalle lunghissime barbe, sulle quali inciampano continuamente. La questione è delicatissima, perché per i guerrieri ceceni la barba ha un significato religioso, e l’invito a tagliarla potrebbe incrinare il già difficile rapporto tra musulmani e ortodossi. In un recente sondaggio tra le truppe, tutti i combattenti in Ucraina si dichiarano certi di avere Dio dalla loro parte. Le diciotto caselle nelle quali è possibile specificare il genere di Dio al quale si fa riferimento (per esempio: ortodossi di Mosca, ortodossi di Odessa, ortodossi di Odessa di rito moscovita, ortodossi di Mosca di rito odessita) sono tutte piene. Qualche casella non gradita mostra il foro di una pallottola. I miliziani che si dichiarano atei o agnostici sono solo lo zero virgola uno per cento, ma secondo gli esperti si tratta quasi sicuramente di soldati che, nella fretta di riconsegnare il foglio, hanno sbagliato casella.