Solo seguendo questa strada si potrà dire di aver effettivamente superato il problema costante della commistione e del conflitto tra poteri

Non può dirsi ancora archiviato il procedimento che porta al rinnovo del Csm visto che, dopo l’elezione della componente togata secondo il nuovo sistema elettorale, è stato convocato per il prossimo 13 dicembre il Parlamento in seduta comune per l’elezione dei membri laici che dovrebbe avvenire secondo procedure trasparenti di candidatura, da svolgere nel rispetto della parità di genere ma con un inevitabile accordo tra maggioranza ed opposizione in considerazione del quorum minimo richiesto.

 

Ed è probabilmente in vista di questa elezione che divampa il conflitto tra le correnti della magistratura che tutt’altro che essere state mitigate nella loro forza risultano essere nettamente fortificate da un sistema elettorale che non ha affatto raggiunto l’obiettivo del loro superamento.

 

L’esito delle elezioni ha visto infatti una netta contrapposizione tra la corrente moderata e quella progressista secondo un esito abbastanza scontato, con un deludente effetto del sistema proporzionale che ha consentito solo in minima parte l’elezione di soggetti non appartenenti ad alcuna corrente. Oltre le righe si deve però leggere con favore il risultato elettorale di magistrati come Stanislao De Matteis, candidato nel difficile collegio unico di legittimità, il quale - scegliendo di candidarsi come indipendente per superare gli steccati ideologici delle correnti - ha raccolto un importante numero di voti coagulando intorno a sé un gruppo eterogeneo di magistrati che si riconoscono in un modello di consigliere non necessariamente appartenente ad un gruppo prestabilito.

 

Resta però sullo sfondo un generale insuccesso del nuovo sistema elettorale con sostanziale pareggio tra le correnti che attende di essere completato con la nomina dei membri laici che faranno da vero e proprio ago della bilancia.

 

Intanto iniziano le prime schermaglie. Dai comunicati stampa degli esponenti delle correnti trasuda una chiara ed evidente presa di posizione politica che non dovrebbe certamente caratterizzare l’attività dei magistrati, se non nei limiti della interpretazione delle leggi che non può andare oltre il principio della separazione dei poteri.

 

E invece si assiste ad un dibattito sui primi atti del governo di centrodestra con toni accesi quali la preannunciata necessità di una stagione di resistenza costituzionale da una parte e dall’altra la stigmatizzazione a non diventare attori della scena politica, culminato poi con un invito ad una pubblica tenzone sul modo di declinare la giurisdizione dal punto di vista della necessaria difesa dei diritti civili ed umani.

 

C’è però da domandarsi cosa c’è oltre le correnti e la loro rumorosa deriva che sempre meno rappresentano quella parte silenziosa dei magistrati che, lavorando alacremente, oggi fanno i conti con il sistema dei controlli dei capi degli uffici nell’ottica del perseguimento dei sempre più ambiziosi ma al contempo difficili obiettivi di riduzione dei tempi della giustizia in chiave Pnrr.

 

Io credo che, sia pure non volendo affatto rinnegare il ruolo che la magistratura è chiamata a svolgere come un potere dello Stato che si fa attore nella società a difesa dei diritti fondamentali (si pensi alla giurisprudenza pretoria degli anni 70 che ha contribuito e non poco alla emersione del concetto di ambiente da tutelare anche in ottica di futuro delle nuove generazioni), in questo momento la magistratura debba andare oltre posizioni politiche o di parte e considerare i problemi che ha al suo interno, primo fra tutti quello di recuperare la credibilità che sempre più è persa per colpa di pochi con conseguenze per tutti.

 

In questa ottica il Parlamento faccia le leggi che ritiene tenendo in debito conto i principi della nostra Carta fondamentale e la magistratura ritorni al suo ruolo di interprete della legge perché è forse solo seguendo tale strada che si potrà dire effettivamente superato quel problema costante della commistione tra politica e magistratura che interessa sempre meno ai cittadini che a gran voce invocano una giustizia celere ed efficace che solo così si fa difesa di diritti fondamentali che nella loro tutela esprimono il senso democratico del nostro Stato di diritto.