L’organo di autogoverno delle toghe è chiamato a risolvere molte situazioni critiche che si trascinano da tempo. Dalle relazioni con la politica fino alla separazione delle carriere, dovrà dire la sua e muoversi per una maggiore efficienza del sistema giustizia

Non vi è dubbio che le vicende che negli ultimi anni hanno caratterizzato lo svolgimento delle attività del Consiglio superiore della magistratura abbiano minato, e non poco, la credibilità dei magistrati italiani, tanto è vero che con questo dichiarato intento è stato riformato il sistema elettorale.

Il tentativo era quello di superare l’egemonia delle correnti ed il sistema di relazione politica-magistratura che ne è alla base, attraverso l’occupazione di ruoli chiave e apicali da parte dei magistrati ordinari, specie nel ministero della Giustizia, così a volte confondendosi ruoli e responsabilità.

Ma il sistema elettorale ha prodotto risultati deludenti, presentando una composizione, quanto ai magistrati togati eletti, tra magistrati moderati e magistrati democratici che in sostanza si è concretizzata in due blocchi in contrapposizione.

Ancora più deludente è stata la scelta del Parlamento che, ignorando del tutto l’elenco di quanti spontaneamente hanno proposto la loro candidatura secondo la nuove disposizioni normative, ha provveduto a scegliere i componenti cosiddetti laici, al di là della loro indiscussa alta professionalità, secondo un chiaro sistema basato sul riflesso delle forze politiche parlamentari.

Si è aperta quindi la votazione del vicepresidente secondo una sorta di ballottaggio tra due candidati, esponenti dei due blocchi in Consiglio, ed è stato eletto l’avvocato Fabio Pinelli, vicino alle posizioni della Lega ma con capacità di relazioni trasversali visto che è socio con Luciano Violante della Fondazione Leonardo e di ItaliaDecide. Il neo eletto ha immediatamente raccolto l’invito del presidente della Repubblica dichiarando di voler prestare sempre ascolto a tutti per auspicabili scelte condivise e meditate.

Questa in sintesi la cronaca a margine della quale resta da vedere quali azioni in concreto porrà in essere il nuovo Csm per recuperare autorevolezza e credibilità.

Non certamente continuando sulla falsariga di un’azione posta in essere negli ultimi anni dal gruppo di maggioranza che, con protervia e chiusura al dialogo, ha compiuto decisioni a volte troppo partigiane e con il sistema dei due pesi e due misure.

Intanto si è dichiarata la necessità di superare la notevole mole di arretrato nei procedimenti di nomina dei direttivi e semidirettivi, non nascondendosi nemmeno che troppe valutazione di professionalità languono davanti a irrisolte situazioni critiche.

Sarà questo il Consiglio della trasparenza e dell’efficienza? Sarà questo il Consiglio che con determinazione e senza passi incerti porterà avanti una azione senza compromessi per il bene della magistratura e quindi della giustizia? È presto per dirlo ma è davvero auspicabile perché un cambio di passo rispetto al passato è del tutto necessario.

Intanto divampa la polemica su proposte di legge che riguardano l’ordinamento giudiziario, a cominciare dal possibile disegno di legge costituzionale sulla effettiva e reale separazione delle carriere. Anche in questo, e con riferimento a tutti gli atti che attengono all’esercizio della funzione giurisdizionale, il Csm è chiamato a svolgere, con propri pareri, un importante ruolo di interlocuzione.

[[ge:rep-locali:espresso:388387854]]

Intanto va sottolineato che per la prima volta nella storia della magistratura italiana, è stata scelta, all’unanimità, una donna come primo presidente della Corte di Cassazione.