Strade levigate, fioriere ai bordi, non una cicca per terra. Negli Emirati va così. E se gli portassimo un po’ di spazzatura?
Rubrica in viaggio tra tra
Abu Dhabi e Dubai. Negli Emirati si parla della curiosità e dello stupore da parte dei papaveroni al governo sull’operato di Virginia Raggi sindaca della città più bella del mondo. Chi di loro è stato in missione segreta in Italia è tornato turbato dal concetto di Capitale contemporanea progettato dai Cinque Stelle. Mai visto nulla di simile in Europa. Probabilmente si tratta di un piano urbano all’avanguardia, è stata la tesi del gran consiglio dei papaveroni riunito d’urgenza.
Per esempio, il mistero delle buche. Nelle strade degli emirati, paese che ha costruito centinaia di chilometri di autostrade a quattro corsie bordate di fiori bianchi e rossi pensando all’aumento futuro del traffico, l’asfalto è perfetto, i marciapiedi sono levigati, zero imperfezioni. Ma negli Emirati gli ortopedici come campano? E le famiglie dei fisioterapisti? E quelle dei gommisti? E i piccini degli impresari delle ditte che vincono l’appalto e lo rifanno con asfalto di bassa qualità per sostenere il bilancio di casa?
Uno scandalo, un problema sociale. Alcuni papaveroni assai impressionati si stanno domandando se non sia il caso di spostare qualche trivella dai pozzi di petrolio e metterle al lavoro su strade e marciapiedi emiratini per adeguarsi alla Città Eterna.
Certo gli Emirati non possono essere presi a esempio di democrazia, libertà e diritti umani. Godono di un pozzo, è il caso di dire, di dobloni, e si sono potuti permettere di creare dal nulla città bene amministrate che sembrano uscite da “Blade runner”. Altri paesi con un patrimonio di oro nero come il Venezuela non l’hanno destinato a infrastrutture, turismo e politiche sociali e sono sul lastrico con una popolazione ridotta alla fame.
Se la Capitale al tempo della Raggi ha detto no alla Olimpiadi, Dubai ha detto sì all’Expo del 2020. Gli Emirati stanno lavorando per essere indipendenti dal petrolio a partire dal 2050. Nel 2021, per il cinquantesimo anniversario della fondazione, lanceranno una sonda verso il pianeta Marte. Non si sa se la Raggi ha abbandonato il lancio della funivia.
L’innovativo trend capitolino li avrà sbalestrati. E l’interesse verso gli avvenimenti romani è tale che in prima pagina di “The Golf Today” del 29 dicembre spiccava una foto dell’ex premier Paolo Gentiloni alla protesta a Montecitorio contro la manovra finanziaria.
Non solo visione del futuro: negli Emirati hanno anche la fissazione della manutenzione del verde. Nonostante non ci sia un litro d’acqua. Ad Abu Dhabi i prati e le siepi sono tosati meglio che nelle tenute del duca di Wellington. Durante le tempeste di sabbia non casca nemmeno un albero. Che noia, suvvia un po’ di brivido, di creatività. Uno dei papaveroni in missione a Roma travestito da Roberto Fico, presidente della Camera, ha assistito a una scena assai interessante all’Auditorium della musica. L’addetto capitolino alla manutenzione tagliava con la falciatrice erbacce e rifiuti vari che adornano in modo artistico l’architettura di Renzo Piano tutte insieme.
In effetti, si tratta di un risparmio di tempo, hanno confermato gli economisti emiratini più filo governativi di quelli indisciplinati del ministero italiano dell’Economia. Ma come facciamo, si sono chiesti, visto che negli Emirati non c’è un pezzetto di carta, un mozzicone di sigaretta neanche a pagarlo oro grazie alla mano d’opera proveniente da tutti i paesi asiatici che trova facilmente lavoro e permesso di soggiorno?
Il problema diventerebbe trovare il modo di spargere con realismo magico la spazzatura. Una consulenza alla Raggi? ha proposto un papaverone. Ha tanto da fare, gli è stato risposto, i vestiti per la prima del teatro dell’Opera, l’albero di Natale sempre più implume. In ultima analisi ci sarebbero le pecore romane che, secondo un’eco-idea ingiustamente criticata della sindaca, erano pronte a brucare erba e cartacce e hanno un’esperienza nel ramo. Ora sono disoccupate e non sanno se potranno godere anche loro del reddito di cittadinanza.