Il ddl sulla concorrenza è già stato snaturato. Perché le categorie sono lobby potenti. Così non facciamo da noi le leggi che imponiamo ai greci
I paradossi della politica europea sono ormai sempre più curiosi. Infatti, i governi europei (che fossero socialisti, liberali e conservatori) hanno imposto alla Grecia, come condizione per il rifinanziamento del suo enorme debito, un pacchetto di riforme molto incisive in tema di liberalizzazioni e privatizzazioni senza particolari discussioni, riservate invece a tasse, tagli alla spesa pubblica e haircut. È difficile capire, allora, perché quello che va bene per gli ellenici fatichi poi ad essere attuato qui in Italia.
Basta vedere come il
disegno di legge sulla concorrenza, approntato dal ministro Guidi e il cui esame riprenderà a settembre, sia sottoposto ad un attacco concentrico.
Di che si tratta? Nel
2009, su iniziativa dell’allora deputato Pdl Della Vedova, fu approvata una norma che imponeva al governo e al Parlamento di emanare ogni anno una legge annuale sulla concorrenza che sostanzialmente recepisse le indicazioni dell’Autorità Antitrust. Purtroppo, nonostante il garante del mercato abbia prodotto molteplici indicazioni ed alcune di esse siano state inserite in provvedimenti di varia natura, una vera e propria legge annuale attuativa di quanto previsto nel 2009 non è mai stata approvata e il ddl Guidi è il primo tentativo in tal senso.
Nell’attuale bozza i cambiamenti più significativi sarebbero la liberalizzazione completa a partire dal 1° gennaio 2018 dei
prezzi di energia e gas, l’
abolizione del divieto di possedere più di quattro farmacie, l’eliminazione del
monopolio delle Poste sulla consegna degli atti giudiziari, la riforma delle
professioni forensi. In quest’ultimo caso, pare che l’ingresso di soci di capitale negli studi legali sarà circoscritto ad 1/3 del capitale sociale (e sarebbe una restrizione inutile), mentre verranno tolti alcuni limiti riguardanti il domicilio o l’appartenenza degli
avvocati a più associazioni professionali. I
notai, che hanno una capacità di fuoco superiore alla Luftwaffe, sono riusciti a impedire che i trasferimenti degli immobili a uso non abitativo di valore inferiore a 100.000 euro potessero essere affidati agli avvocati (la norma, per la verità, era scritta malino), ma non la sottoscrizione digitale degli atti di vendita delle quote di srl. Si tratta di un’innovazione importante perché se si dimostra che togliere esclusive ai notai non mette in pericolo l’Universo sarà più facile procedere ad altre liberalizzazioni. Anche il loro numero dovrebbe aumentare a 12.000, quasi triplicando l’attuale: peccato che non vengano fatti i concorsi e, quando sono indetti, i partecipanti “idonei” siano sempre pochissimi: un mestiere difficile.
Bene anche le misure per agevolare l’ingresso sul mercato di
distributori di carburanti e la trasparenza imposta a
compagnie telefoniche e
aziende energetiche. Malauguratamente, però, le riforme stralciate o modificate sono altrettanto importanti di quelle sopravvissute al fuoco di fila di lobby, burocrati, sindacati e parlamentari.
La portabilità dei
fondi pensioni è stata cancellata: evidentemente i sindacati considerano i sottoscrittori dei minus habens non in grado di decidere da sé. Gli sconti minimi sulle
polizze per l’installazione delle scatole nere sulle auto e per gli autisti virtuosi (quelli senza incidenti per 5 anni) verranno decisi dall’Ivass, l’autorità di regolamentazione che invece bisognerebbe evitare si trasformasse in un sostituto burocratico del mercato; pur essendo prevista nella prima bozza, non ha proprio visto la luce, per l’opposizione in particolare di Ncd, paladino di tutte le categorie, dai taxisti ai carrozzieri, senza rendersi conto che ciò non si traduce automaticamente in voti, la separazione tra regolamentazione e attività commerciale delle autorità portuali, la vendita nelle parafarmacie dei farmaci di fascia “C” (anche se Scelta Civica promette battaglia) e la liberalizzazione dei trasporti urbani.
In altre parole, mentre dovrebbe essere patrimonio comune di tutte le forze politiche di governo (anche degli ex, come Forza Italia e Conservatori), se non altro per l’adesione ai Trattati europei, il principio che la competizione è un formidabile mezzo di diffusione di conoscenza ed efficienza e quindi di crescita equa, gli interessi costituiti rimangono sempre fortissimi. Tuttavia, non sono pessimista: se passa il principio della legge annuale della concorrenza, lo smantellamento di privilegi, monopoli, esclusive sarà più lento ma inesorabile. E speriamo senza dover invocare Herr Schäuble.