Provocatoria e scanzonata, la fotoreporter è diventata famosa per il modo di raccontare la sua quotidianità sui social: dalla vita nel rifugio antiaereo alla fuga da Kiev. E ora il suo caso diventa un libro

Alcune cose hanno un senso, altre no. E poi ci sono cose che hanno senso solo in un rifugio antiaereo. Provate a ripeterlo a mo’ di trend di TikTok, sulle note scanzonate e popolari di “Che la luna”, gesticolando nello stereotipato modo italiano e indicando i più disparati oggetti della vostra casa. Anzi, del vostro bunker. Oggetti di uso comune che si uniscono alle bombe e alle evacuazioni, la vita quotidiana che si intreccia con la morte.

 

È questo il modo in cui, sui social, Valerisssh cerca di spiegare la guerra. Tiktoker ormai da oltre un milione di follower e fotografa di professione, al secolo è Valeria Shashenok, classe 2001. È una giovane ucraina che dallo scoppio della guerra ha deciso di raccontare quanto sta avvenendo nel suo Paese. Lo fa in un modo vivido e realistico, aggiungendo sempre un pizzico di satira e di humor nero, suo tratto distintivo, e utilizzando il canale più immediato di tutti.

 

Da buona rappresentante della Gen Z è da sempre appassionata di Internet, social e tecnologie. Aveva già un certo seguito su TikTok, come fotografa freelance, ma dallo scoppio della guerra si è trasformato tutto, compreso il suo utilizzo dei social, che sono diventati per lei uno strumento di denuncia, attivismo, e di sensibilizzazione. «Sono nata praticamente con un telefono in mano. Per me è normale condividere sui social: che sia postare foto di cieli stellati o scrivere che la Russia è un Paese aggressore», racconta Valerisssh a L’Espresso. Ora ha deciso di trasferire tutto questo nel suo libro: “24 febbraio… E il cielo non era più blu” uscirà in Italia il 13 settembre, edito da Sperling & Kupfer. È una sorta di diario molto personale e al contempo universale, corredato da fotografie e racconti da Chernihiv, sua città natale.

 

Nel libro, come sui social, descrive a modo suo la tragedia della guerra in Ucraina che si è trovata a vivere. «Quando la Russia ha invaso il mio Paese, i miei genitori, il mio cane e io siamo fuggiti in un rifugio antiaereo. E poiché lì c’era il wi-fi e le giornate erano dannatamente lunghe e noiose, ho pubblicato video che avrebbero dovuto presentare la mia nuova casa, alcuni di questi hanno persino fatto il giro del mondo. Ma la mia storia è in realtà molto diversa: è quella di una ragazza piena di grandi sogni che voleva scoprire il mondo e pensava che la guerra fosse un brutto scherzo. Fino al giorno in cui ho capito che ero nel bel mezzo del più terribile incubo della mia esistenza».

 

Shashenok sottolinea la forza dei social: uno strumento che l’ha aiutata a diffondere, informare, descrivere quanto accade, aiutare. È stato anche lo strumento che le ha permesso di fuggire e di trovare riparo a Milano.

 

Nel libro racconta del bunker in cui si è dovuta trasferire con la sua famiglia, un vecchio ufficio sotterraneo del padre. Qui poteva forse ritenersi al sicuro dalle bombe ma l’unico momento di evasione era rappresentato dai video che guardava sui social. In quel periodo imperversava un trend di TikTok, «Cose a caso di casa mia che hanno senso solo…», in cui gli utenti mostravano estemporaneamente i diversi oggetti che avevano in casa. Da qui a Valerisssh (o Lera, come la chiamano familiari e amici) è venuta l’idea di cominciare a filmare la sua “casa”, il suo rifugio antiaereo. È nato così quello che è divenuto il suo video più famoso, con oltre 50 milioni di visualizzazioni. È il primo girato all’interno del suo bunker: «La mia giornata tipica in un rifugio antiaereo». La devastazione, i terreni rasi al suolo e la cruda normalità della vita vissuta dentro un bunker. La madre che cucina, il padre seduto sulla poltrona da ufficio, il cagnolino di famiglia, Torry, spaesato da quella nuova situazione. A fare da contraltare, trend di TikTok e le note in sottofondo di “Che la luna”, tarantella popolare italo-americana.

 

«In “24 febbraio… E il cielo non era più blu” tratto argomenti molto importanti per me. Come il primo giorno di guerra o “la mappa dei sogni”. Il mio libro è una piccola parte di me. Ma molto importante», spiega. Alla mappa dei sogni infatti è dedicato uno dei capitoli centrali del libro di Shashenok. Quando aveva 16 anni, a scuola le hanno chiesto di scrivere una lettera al suo “io futuro”, per raccontare come immaginasse la sua vita e quali fossero le sue speranze. Ciò che ha scritto in quella lettera alla futura se stessa, si è avverato: viaggiare, scattare foto e pubblicarle sui social. Da allora, ha iniziato a vivere in questo modo, creando una mappa dei sogni e facendoci costantemente i conti, per trovare la forza di andare avanti, visualizzare i suoi desideri, per vederli concretizzarsi.

 

Poi c’è il racconto della fuga dall’Ucraina: il viaggio da Chernihiv a Kiev durato sette ore anziché due, a causa della colonna di macchine che bloccava la strada, tutte in cerca della salvezza. Qualcuno aveva scritto sul lunotto posteriore “Bambini a bordo”: «Ma i russi non risparmiano nessuno», sentenzia Shashenok. Da Kiev il treno per Leopoli; trovando in stazione quel «tanfo di umanità e disgrazia». Scene inimmaginabili, tantomeno nel Ventunesimo secolo e nel cuore dell’Europa. La corsa su un treno verso Przemyśl, in Polonia. Il tragitto in piedi, stipata insieme ad altri profughi. La tappa a Varsavia e infine il viaggio verso l’Italia: venticinque ore di autobus per arrivare a Milano. Tutto questo Valerisssh l’ha documentato sui social, con fotografie e consigli affidati a Instagram su come sopravvivere e riuscire a lasciare l’Ucraina (spoiler: con un pizzico di strafottenza in più).

 

Ma nemmeno quando è arrivata in Italia ha potuto tirare il fiato. La preoccupazione per i parenti rimasti in Ucraina è stata costante e ha continuato a vivere un dramma dopo l’altro. Tra i peggiori, la morte del cugino Maksim, rimasto ucciso da una bomba. Valerisssh ha subito pubblicato una storia su Instagram, raccontando di Maksim e ricevendo migliaia di visualizzazioni e condivisioni. «Ma ciò non cambia che mio cugino sia morto e che sia rimasto ucciso da una bomba», dice Valeria che sottolinea però come questo libro non voglia essere una dedica a suo cugino né ai suoi familiari. La sua dedica va al popolo russo; affinché comprenda la verità. Barcamenarsi nel mondo dei social tuttavia non è sempre semplice. Alcuni soldati ucraini, dopo averla vista filmare, le hanno chiesto di cancellare i video poiché non volevano essere ripresi.

 

Anche suo padre (che è «testardo come un mulo», ripete Valeria) ha diversi timori rispetto al suo lavoro su TikTok e Instagram. Ma lei lo rassicura, si è ripromessa di essere molto cauta. «Ho diverse foto e video sul mio telefono che posterò soltanto quando la guerra sarà finita, perché non voglio che i russi sappiano dove vivono i miei genitori», spiega. In Italia, Valeria Shashenok sognava di andarci da tempo. Certo, nemmeno negli incubi più spaventosi avrebbe immaginato di trasferirsi per sfuggire a una guerra, e che la sua esistenza fatta di studio, fotografie, amicizie, amori e normalità venisse totalmente stravolta. Ma per l’Italia nutriva da sempre un grande amore, tanto che aveva da pochi mesi visitato Roma.

 

«Sai, quando ami una persona non riesci a descrivere le ragioni specifiche per cui ami lui o lei. Lo stesso, per me, vale per l’Italia: la amo e basta», confessa Shashenok. Tuttavia, ora apprezzarla come prima sarà più difficile. Il futuro però, non sa ancora cosa le riserverà e dove deciderà di trasferirsi. «Onestamente non so dove andrò dopo, mi piacerebbe volare nello Spazio. Scegliere un Paese per la vita è complicato, non è come andare al supermercato e prendere il pane».

 

È proprio l’ironia, quel misto di black humor e sarcasmo, a condire ogni affermazione di Valerisssh, ogni post, ogni pagina del suo libro, la sua narrazione è rafforzata da uno sguardo critico, mordace e un po’ beffardo ma proprio per questo capace di entrarti dentro e commuovere. «Non faccio apposta a utilizzare questi toni ironici, non l’ho scelto: è la mia personalità. Il black humor per me è un meccanismo di difesa. Non riuscivo ad accettare di uscire per la strada e vedere attorno a me bombe e aerei militari. Il mio cervello si rifiutava di accettarlo».

 

E chi è fatto della pasta di Valeria Shashenok, se qualcosa non riesce ad accettarlo, cerca di cambiarlo. Col lavoro, l’informazione, e una punta di ironia. Cercando di arrivare a tutti e di lanciare un messaggio. «Per questo nel libro mi sono soffermata tanto sulla mappa dei sogni: così le persone potranno capire che, anche nei momenti più bui, abbiamo bisogno di crederci e sperare per il meglio, di continuare a vivere, andare avanti. Credo che tutti dovrebbero avere una mappa dei sogni. Io mi svegliavo ogni giorno nel mio appartamento di Kiev, fissavo i miei obiettivi. E ho provato a vivere immaginando di averli già raggiunti».