Il nuovo primo ministro inglese Rishi Sunak ha riportato sotto i riflettori una comunità numerosa e la loro tenuta di Bhaktivedanta Manor vicino Londra. Il parco ospita il quartier generale del culto induista in Occidente e da lì passano sempre più spesso i politici

Nelle ore successive alla nomina di Rishi Sunak come primo ministro britannico, sui social media indiani è rimbalzato un meme, ovvero uno dei tanti fotomontaggi che girano in Rete. Mostrava la porta del numero 10 di Downing street, residenza dei premier, circondata da scarpe ordinatamente deposte. Un modo per celebrare il nuovo leader, il primo di origini indiane a guidare il Paese: nelle case induiste e nei luoghi di culto infatti, è vietato l’ingresso con le scarpe, considerate contaminate dal mondo esterno. Per quanto sia di religione induista, difficilmente il primo ministro britannico riuscirà a far rispettare questa regola a Downing Street, dove si muovono ogni giorno decine di persone. E probabilmente non ne farà neanche un caso.

 

Benché sia un fedele praticante, Sunak non ama parlare di religione in pubblico. Quando fu scelto come cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) del governo di Boris Johnson, giurò sulla Bhagavad Gita, testo sacro dell’induismo e in particolare degli Hare Krishna. Più volte è stato visto nel tempio londinese di Bhaktivedanta Manor, quartier generale culto di Krishna in Europa: qui era anche qualche settimana prima della sua nomina, alla vigilia delle celebrazioni hindu per il compleanno di Krishna, la festività di Janmashtami.

 

Alla comunità Hare Krishna, Rishi Sunak, 42 anni, è molto legato. Lui e la moglie Akshata Murthy insieme alle due figlie Krishna e Anoushka si recano spesso al Manor. Ogni volta che vanno sono inghirlandati con fiori e accolti al suono di grosse conchiglie insufflate. Le sue visite, con o senza fotografi al seguito, terminano di solito col rifocillare di fieno le 62 mucche della comunità, razza frisona belga, sacre e coccolate secondo i dettami induisti.

[[ge:rep-locali:espresso:379068305]]

Ma chi sono gli Hare Krishna? Il nome ufficiale è in realtà International society for Krishna consciousness (Associazione internazionale per la coscienza di Krishna), o Iskcon: il gruppo fu fondato a New York nel 1966 dal maestro spirituale indiano A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, morto undici anni più tardi. I suoi insegnamenti, che vengono ancora oggi seguiti, si basano su quelli del mistico bengalese Caitanya (1486-1534) e s’innestano nel variegato alveo della religione induista, ma con una forte accezione monoteista.

 

Il gruppo ha come sede principale Mayapur, in India, e chiede fra l’altro ai suoi aderenti di seguire una dieta vegetariana, di evitare l’uso di alcol e tabacco, niente gioco d’azzardo, di attenersi al celibato fino al matrimonio, e di vivere incentrati sulla devozione. Oggi l’Iskcon si compone soprattutto di membri che risiedono fuori dai templi o dalle comunità rurali e possono anche rinunciare al tradizionale abbigliamento arancione (il colore di chi è celibe) o bianco (quello dei coniugati): ha quattrocento centri, cinquanta fra comunità rurali e fattorie e dieci scuole nel mondo.

 

In passato gli Hare Krishna sono stati molto popolari: si potevano incontrare nelle strade delle maggiori città europee. La gran parte degli adepti erano occidentali che avevano scelto di vivere secondo i dettami della religione hindu. Ora la loro presenza si è ridotta, ma il culto non è scomparso. Lo dimostra appunto Bhaktivedanta Manor, tenuta di 31 ettari con magione ottocentesca a trenta minuti dal centro di Londra, specchio perfetto degli alti e bassi vissuti dal movimento nel suo mezzo secolo di storia.

 

Donata all’Iskcon da George Harrison dei Beatles nel ’73, oggi vi abitano una settantina di monaci dedicati. Ma ad attrarre l’attenzione di politici sia di destra sia di sinistra è la vasta e ricca congregazione. Cioè coloro che, perlopiù di origine indiana, vivono fuori dal Manor e che partecipano alle attività del tempio nei giorni liberi. Nel 2020 è stata inaugurata una grande struttura che ospita una scuola frequentata da 4.300 alunni in larga parte provenienti dalla congregazione.

[[ge:rep-locali:espresso:379068307]]

Tornando alla storia, «negli anni 70 il movimento in Inghilterra è cresciuto rapidamente grazie al carisma del fondatore. Per i ragazzi di allora vivere in un monastero era un’esperienza da fare», ci spiega via e-mail Radha Mohan Das, dello staff comunicazioni del Manor. Poi arrivarono gli anni 80 con il loro consumismo spietato: alcuni guru lasciarono l’abito talare. E molti discepoli se ne andarono, sentendosi presi in giro. «Pochi prendevano i voti, ma nel frattempo Bhaktivedanta Manor diventava sempre più popolare tra la comunità indiana qui in Inghilterra», dettaglia Radha Mohan Das. Il risultato sono i 33 mila devoti “ufficiali” di oggi nel Regno Unito e 250 mila i fedeli in generale.

 

Numeri che spiegano perché negli ultimi anni il Manor sia diventato un “salotto” tenuto sempre più in considerazione dai vari leader di partito.

 

A ridosso di elezioni, dal Manor sono passati gli ex-primi ministri James Cameron e Boris Johnson. Ad ottobre il laburista Kier Starmer ha incontrato l’alto commissario indiano nel Regno Unito Vikram Doraiswami durante una visita al tempio e hanno discusso l’accordo sul libero scambio (Fta) tra Regno Unito e India.

 

«È chiaro che i politici che passano da qui cercano voti. Ma alcuni sono sinceramente interessati alla spiritualità», ammette rispondendo alle nostre domande per iscritto Visakha Devi, 74 anni, presidente del Manor. L’attuale primo ministro, nato in una famiglia hindu e dunque della stessa matrice degli Hare Krishna, è inscrivibile a quest’ultima categoria.

 

Sunak da bambino frequentava il tempio di Southampton, 110 km a Sud di Londra. Ma un paio di dettagli fanno pensare che oggi preferisca il più vicino Manor, nel sobborgo di Letchmore Heath. Il fatto che a una delle sue figlie abbia dato il nome «Krishna», che è sì una divinità del pantheon induista comune a molti templi ma preminente al Manor, è un indizio da cogliere; pare anche che abbia confidato che la sera sia solito dibattere con la moglie i versi della Bhagavad Gita, la scrittura prediletta proprio dal ramo degli Hare Krishna. Elementi che confermerebbero la tesi della predilezione dei Sunak nei confronti del Manor. Resta comunque un argomento su cui i devoti londinesi amano scherzare, consapevoli che certi vip sia meglio non tirarli troppo per la giacca. «Quando ho detto loro che secondo la mia opinione assolutamente imparziale, le nostre adorabili statue delle divinità erano senza dubbio le più belle del Regno Unito, i coniugi Sunak hanno riso di gusto», aggiunge Visakha.

[[ge:rep-locali:espresso:379068308]]

Anche lei, come Sunak, può vantare un suo personale primato all’interno dell’Iskcon: è la prima donna a ricoprire la carica di presidente in un grande tempio. Nata a New York col nome di Jean Papert, è stata fotoreporter fin dall’età di 18 anni con alcune pubblicazioni ben riuscite. Nel 1970 incontrò Prabhupada e da atea convinta adottò la via della spiritualità assieme al marito anch’egli devoto e documentarista. Dopo la morte del fondatore Prabhupada avvenuta nel 1977 il movimento si irrigidì sul ruolo delle donne, che restarono nelle retrovie. Non vi era traccia di guide spirituali donne, né donne presidenti di templi. In un’intervista al Guardian del 2019, Kalakantha Das, leader di una grossa comunità in Florida, disse che l’Iskcon era affetta da «misoginia latente», e che «molte consorelle sono cresciute sentendosi come se dovessero restare in disparte, non potendo ad esempio tenere conferenze pubbliche».

 

La nomina di Visakha a presidente del Manor, avvenuta due anni fa, ha segnato una svolta, anche se l’interessata preferisce oggi sorvolare sull’argomento. «Forse è il segno che possiamo voltare pagina sul passato», si limita a dire. L’argomento è delicato: i devoti in India o di origine indiana rappresentano l’ala più conservatrice. I devoti occidentali invece hanno un’inclinazione più liberale.

 

Di questo a Londra si preferisce non parlare molto: l’enfasi in queste settimane oltre che su Sunak è concentrata sul cinquantesimo anniversario del tempio Bhaktivedanta Manor. Per il 2023 si prevedono grandi feste: ed è facile indovinare chi sarà l’ospite d’onore.