Il democratico, 78 anni di cui 38 passati in politica a Washington, è il presidente numero 46 degli Usa, il più vecchio della storia. Il suo primo obiettivo, mentre Trump soffia sul fuoco del complotto, è l'emergenza sanitaria

Joe Biden ce l'ha fatta e non molti ci avrebbero scommesso nel giorno della sua nomina a candidato democratico il 18 agosto.
Donald Trump lascia la scena in un incendio di polemiche, proteste di piazza e ricorsi ai tribunali che vorrebbero pregiudicare l'elezione dello sfidante, ma minacciano la sicurezza di un paese messo a dura prova da un quadriennio di tensioni razziali. 
Dopo il rovesciamento del risultato del 2016 compiuto in Wisconsin e Michigan, nella regione dei Grandi Laghi colpiti dalla crisi industriale, il nuovo presidente degli Usa (numero 46 della lista storica) ha rimontato e battuto il rivale in altri due stati vinti dai repubblicani quattro anni fa. Il margine inferiore allo 0,5% significa riconteggio automatico.

Ha deciso la Pennsylvania anche se Biden è in vantaggio in un altro stato dell'Est, la Georgia, e in due dell'Ovest, Arizona e Nevada. Nel 2016 Trump aveva perso soltanto in Nevada (sei voti elettorali) e aveva incassato i 47 voti elettorali complessivi degli altri tre.
Biden è stato costantemente avanti a Ovest. Invece in Pennsylvania è passato in testa di poche migliaia di voti nella mattinata di venerdì 6 dopo avere a lungo rincorso il rivale.
Lo sfidante è stato impegnato in un lungo testa a testa anche in Georgia, dove l'ultima vittoria risale ai tempi di Bill Clinton (1992) quando un altro presidente repubblicano, George Bush, mancò la rielezione contro lo sfidante arrivato dall'Arkansas.

In quel caso si diede la colpa alla prima guerra del Golfo contro l'Iraq di Saddam Hussein, guerra peraltro stravinta. Ma la disfatta di Trump presenta una tale quantità di capi d'accusa, ognuno per sé sufficiente, che ogni analisi può privilegiarne uno senza temere l'errore.
Gli intrighi con la Russia di Vladimir Putin, un giudizio di impeachment, lo scontro con ogni organismo transnazionale (Ue, Nato, Wto), il razzismo feroce verso i migranti messicani, l'aggravamento delle discriminazioni nei confronti degli afroamericani, la gestione familistica della Casa Bianca unita a una frenesia di nomine e licenziamenti nello stile del reality “The Apprentice” di cui il magnate newyorkese è stato fortunato e abile conduttore.

Alla ridda di disastri e gaffe che hanno fatto del 45° presidente la gioia degli imitatori e il cavallo di battaglia della satira di Alec Baldwin sul Snl (Saturday night live), si è aggiunto il riduzionismo grottesco nei confronti della pandemia e la guerra alle mascherine finché il Covid-19 non si è manifestato nello stesso Trump in piena campagna elettorale e nel suo capo di staff Mark Meadows la notte delle elezioni.

La guarigione rapida non è bastata a recuperare i punti persi nei consensi a fronte di un'emergenza sanitaria con pochi uguali al mondo. Gli Stati Uniti sono in testa alle classifiche sia per contagi – a breve sarà superata quota 10 milioni – sia per morti di Corona virus (241 mila, un quinto delle vittime globali).

Il suo successore, se riuscirà a entrare in carica nei tempi previsti dalla Costituzione dei quali Trump si fa beffe in conferenza stampa e nei tweet dove grida al complotto, dovrà affrontare in primo luogo proprio il tema dell'assistenza sanitaria che Barack Obama aveva tentato di risolvere, senza grandi risultati, prima che Trump riconsegnasse il diritto alla salute soltanto a chi ha il denaro per pagarselo.

Durante la campagna elettorale Biden non ha entusiasmato. Con il settantottesimo compleanno in calendario il prossimo 20 novembre, è il presidente più vecchio della storia con un ampio vantaggio sul secondo classificato, il repubblicano Ronald Reagan, che ha raggiunto i 77 anni soltanto alla fine del secondo mandato.
Sleepy Joe è arrivato alla nomination democratica dopo avere battuto la concorrenza interna di un altro giovanotto, il radicale Bernie Sanders, 79 anni, preso in giro per il suo catastrofismo millenaristico dall'imitazione di Larry David. 

Rispetto al sinistrorso Sanders, Biden è un moderato fino al midollo che ha messo a profitto una lunghissima carriera nell'establishment di Washington tanto odiato dai seguaci di Trump. Nato a Scranton, Pennsylvania, da una famiglia cattolica di origine irlandese, è stato senatore dello stato a regime fiscale agevolato del Delaware dal 1972 per sette mandati consecutivi pari a 36 ani e tredici giorni. Nel 2008 Obama lo ha preso come vice nel ticket per la Casa Bianca, un ruolo nel quale è difficile brillare per tutti.

Dodici anni dopo, Biden sembrava messo lì per perdere in attesa di un - o di una - giovane leader democratica da mettere in campo per la corsa del 2024. Invece ce l'ha fatta, con un po' di fortuna e molto demerito dell'avversario.
Adesso ha un compito non facile e una vice, Kamala Harris, 56 anni, che dovrà fare gli straordinari. Ma questo si vedrà più avanti. Per adesso il licenziatore Trump è stato licenziato. È già molto.