Lo sfidante perde terreno in Arizona ma rimane in testa. Avanza in Georgia e rimonta alla grande in Pennsylvania. I cinquantamila voti della capitale Philadelphia potrebbero mettere il punto finale a una delle elezioni più combattute della storia. Mentre i trumpiani preparano ricorsi e proteste di piazza

Mancano poche ore per sapere se Joe Biden è riuscito a strappare la Casa Bianca a Donald Trump, escluse le battaglie legali che il presidente in carica promette ma forse non riuscirà a portare fino in fondo.

Considerato da sempre un alieno all'interno del Gop (grand old party), il tycoon dell'immobiliare potrebbe trovare un ostacolo insormontabile alla guerra di carte bollate in quell'oligarchia repubblicana di Washington, fatta di lobbisti e giuristi, che non vede di buon occhio la prospettiva di una nazione senza guida per i mesi a venire, con il paese esposto alle contestazioni di piazza di trumpisti armati come quella di ieri davanti agli uffici elettorali della contea di Maricopa, Arizona.

Proprio lo stato del Nordovest è fra i sei ancora impegnati nella conta dei voti. Tolto l'Alaska, che porta solo tre voti elettorali e dove Trump ha doppiato lo sfidante poco oltre metà scrutinio (56%), in ventiquattr'ore la situazione è generalmente migliorata per i democratici, salvo appunto l'Arizona.

Con oltre 200 mila schede da scrutinare nella contea di Maricopa e uno spoglio arrivato al 90%, i responsabili degli uffici elettorali hanno annunciato un aggiornamento per le 17, ora italiana, di venerdì 6 novembre. Al contrario degli stati orientali con il conteggio aperto (Georgia, Pennsylvania e North Carolina), in Arizona Trump ha ridotto lo svantaggio nei confronti del rivale a 47 mila preferenze. Erano 74 mila fino a mercoledì.

Tendenza opposta in Georgia dove Trump è sceso da 13500 voti di vantaggio con 50 mila schede ancora da scrutinare alle 665 preferenze attuali. Nelle ore immediatamente successive, la situazione si è rovesciata con Biden in testa per un centinaio di preferenze.

Alcuni pacchetti di voti sono stati bloccati per contestazioni sulla validità delle firme e hanno spostato il verdetto definitivo all'orario di tempo massimo, fissato nella serata del 6 novembre, ora locale.

In Georgia si sta giocando un'altra partita importante, quella che riguarda il seggio al Senato. Il senatore repubblicano David Perdue in lotta per la conferma con una situazione della Camera alta di perfetta parità a quota 48 è andato sotto la soglia del 50% che gli avrebbe garantito l'immediata rielezione senza ricorrere a un ballottaggio nel prossimo gennaio. Inutile sottolineare l'importanza per un presidente democratico di avere una maggioranza favorevole fra i cento senatori della federazione, soprattutto in una situazione dove la Camera presenta una maggioranza consistente, benché ridotta rispetto alle elezioni di mid term del 2018, per il partito di Biden.

A parte l'Alaska, lo stato che ha fatto meno progressi nel conteggio è il Nevada, fermo all'89% delle schede scrutinate. Nella contea di Clark, quella che include anche Las Vegas, il responsabile dei conteggi ha annunciato che il prossimo scrutinio dovrebbe arrivare non prima del pomeriggio di venerdì 6 novembre (orario della costa orientale) con una situazione di vantaggio per lo sfidante nello stato dei casinò che è raddoppiata da poco meno di ottomila a quindicimila preferenze nel passaggio dall'86% all'89% di schede scrutinate.

In Pennsylvania Trump è stato in vantaggio di 115 mila voti fino al 92% di schede assegnate. Il rimanente mezzo milione di voti ha dato a Biden la spinta verso una rimonta spettacolare. La distanza si è ridotta a 18 mila preferenze con il 95% di schede scrutinate. Ce ne sono altre 175 mila e 58 mila di queste vengono dalla capitale Philadelphia, amministrata dal sindaco democratico Jim Kenney che ha vinto un secondo mandato un anno fa distruggendo l'avversario repubblicano Billy Ciancaglini con un margine di sessanta punti.

Lo stato della dichiarazione di indipendenza del 1776 è, fra quelli a conteggio in corso, il più pesante. I suoi venti voti elettorali consentirebbero a Biden, che per ora ne ha 253, di superare la soglia dei 270 necessari alla vittoria e di costringere il presidente uscente alla prima mancata rielezione dai tempi di George Bush senior (1992).