Il muro al confine con il Messico è solo uno dei problemi che affliggono il presidente degli Stati Uniti: dalla riforma sanitaria alla Siria ecco gli altri affari sospesi della Casa Bianca 

Lui accusa tutti, media e democratici in primis, seguiti a ruota dai vari “traditori” che si annidano nell’Intelligence, nelle grandi multinazionali, nella Silicon Valley come a Wall Street e “last but not least” anche tra i funzionari della Amministrazione.

Al suo elettorato la cosa continua a piacere (anche se le defezioni aumentano) ma come ha scritto la National Review - magazine quindicinale che è un po’ la bibbia dei conservatori americani - è ora di dirlo forte e chiaro: tutti i problemi della Casa Bianca di Trump hanno una sola origine: lo stesso The Donald.

Con l’estate ormai inoltrata e un autunno alle porte che si annuncia politicamente caldo, il presidente Usa appare in scacco su diversi fronti, internazionali e interni.

1. RUSSIA
Non è solo Russiagate (vera spada di Damocle che incombe sulla testa del “Commander in Chief”), adesso Trump deve fare i conti (suo malgrado) anche con l’amico Putin. A cui forse aveva incautamente promesso che non ci sarebbero state nuove sanzioni (e anche in quel caso avrebbe messo il veto) mentre il Congresso - a maggioranza repubblicana - lo ha prontamente sbugiardato: con nuove sanzioni e una “limitazione” ai poteri del presidente in materia. Scatenando l’ira dello Zar Vladimir che ha annunciato l’espulsione di 755 diplomatici degli Stati Uniti, primo passo di una possibile, pericolosa, “escalation” nei già tesi rapporti tra i due grandi nemici della Guerra Fredda.

2. SIRIA
Aveva promesso di ribaltare la politica (troppo accondiscendente) di Obama verso Assad, aveva fissato una nuova “linea rossa” per l’uso delle armi chimiche da parte del dittatore-macellaio siriano, aveva garantito nuove armi ai ribelli “moderati” che lottano su un duplice fronte (contro Assad e contro lo Stato Islamico). L’amico Putin gli ha fatto rimangiare tutto, lui ha messo la parola fine al programma “coperto” della Cia per armare e addestrare gli unici militanti siriani che non considerano gli Stati Uniti il principale nemico. Per dirla con il titolo del Washington Post (che ha rivelato la cosa) «Ecco la mossa richiesta da Mosca».

3. IRAN, COREA DEL NORD (e CINA)
Aveva promesso di smantellare l’accordo con gli ayatollah di Teheran, ma (complice il solito Putin?) al momento ha fatto poco o nulla contro il nucleare iraniano. Contro il satrapo comunista Kim Yong-Un ha mostrato i muscoli (sotto forma di portaerei) e ha sbraitato molto. All’ennesimo lancio di un missile intercontinentale della Corea del Nord ha deciso di prendersela (via Twitter) con i cinesi e con il grande commercio che i suoi predecessori hanno fatto con Pechino (dimenticando che la sua amministrazione fa esattamente lo stesso).

4. OBAMACARE
Lui continua a twittare che sarà smantellata a giro di posta (aveva promesso che lo avrebbe fatto nel primo giorno da presidente), ma la riforma sanitaria voluta da Barack Obama a grandi linee è ancora lì e The Donald è passato di sconfitta in sconfitta. Fino all’ultimo colpo di scena quando il voto del senatore repubblicano John McCain (cui era stato appena diagnosticato un tumore al cervello), rivale sconfitto proprio da Obama nel 2008, è risultato decisivo per bloccare il “diktat” del presidente al Congresso.

5. LEALTÀ
È una delle parole che usa di più, su Twitter, nei discorsi pubblici, quando accusa gli avversari del momento (che siano l’Intelligence, i senatori repubblicani o qualche suo stretto collaboratore cacciato senza farsi troppi scrupoli). Per un analista del sito Politico Trump ha un serio problema di lealtà. Perché quella che chiede agli altri è la negazione stessa della sua intera vita di “traditore”: di mogli, amici, mentori, colleghi di affari e adesso anche di consiglieri politici.