In un villaggio dove il virus Hiv e una guerra fratricida hanno decimato la popolazione giovane, un programma aiuta le donne rimaste a coltivare i campi ed entrare nel mercato. Come? Con cellulari, computer e applicazioni che le mettono in comunicazione con gli acquirenti

Cheptais è un villaggio della Western Province del Kenya occidentale, in una terra di confine scarsamente collegata con le cittadine principali della regione. L’Uganda è laggiù dietro quelle montagne, a dodici chilometri di distanza, e periodicamente i contadini ci vanno a piedi, a comprare le sementi, perché là costano meno.

Da un paio di decenni la comunità che vive in questa zona ha visto la diffusione del virus Hiv e, dal 2005, della violenza paramilitare. Il gruppo armato dei Sabaot Land Defence Force (Sldf), attivo soprattutto nel Distretto di Mount Elgon, ha trascinato in una guerra fratricida più di seicento persone, in maggioranza appartenenti alla popolazione contadina. “I nostri giovani sono stati decimati da questa guerra”, racconta Hellen M. Makoe, contadina del villaggio rimasta vedova a causa delle violenze causate dal gruppo armato.

Gli effetti collaterali della guerra non si esauriscono con il coinvolgimento di buona parte della popolazione maschile, ma si estendono alle donne che hanno perso i loro mariti, e che vengono per questo emarginate dalla comunità. “Le altre donne ci guardano con sospetto e ostilità se tentiamo di partecipare attivamente a progetti collettivi”, racconta ancora Helen. “Credono che vogliamo avvicinare i loro mariti per portarglieli via”.

A questa situazione complicata in cui le donne sono costrette a vivere, l’agricoltura rappresenta un ulteriore ostacolo che impedisce di essere autonome e ricostruirsi una propria dignità. “Ogni giorno andiamo a lavorare i campi con i nostri bambini - continua Helen - ma al momento del raccolto i mariti sopravvissuti dalla guerra prendono tutto e vanno via e quando ritornano sono senza denaro in attesa della prossima stagione.”

In questa situazione di tensione, i programmi avviati dall’Anglican Development Service (Ads), una ong locale supportata dalla chiesa anglicana, ha deciso, grazie a un giovane locale diventato coordinatore del programma, di implementare della attività innovative dedicate all’empowerment dei contadini del villaggio per tentare di ricostruire la comunità direttamente dall’interno. “Il nostro progetto ha avviato numerose lezioni di base sulle Ict - spiega Gerishom Boiyo, coordinatore del programma Ict dell’organizzazione -, così da permette ai contadini di usare strumenti quali i cellulari, i computer e le videocamere per avere accesso all’informazione e trovare un modo alternativo per vendere i propri prodotti”.

AL MERCATO CON GLI SMS

Tra le applicazioni e servizi mobili che i contadini hanno appreso a utilizzare durante il programma, M­Farm e Frontline Sms rappresentano due strumenti che hanno prodotto in poco tempo dei risultati concreti. M­Farm è un’applicazione web e sms nata in Kenya, che consente agli agricoltori di ricevere periodicamente i prezzi del cibo sul mercato ed entrare più facilmente in contatto con i consumatori, riducendo il potere dei cosiddetti middleman.

Questi ultimi sono i commercianti che, approfittando dell’ignoranza dei contadini sui reali prezi dei loro prodotti, acquistano frutta e verdura locali a un prezzo molto basso per rivenderlo a uno molto superiore, lucrando sulla loro vendita a discapito dei produttori. “Attraverso questa applicazione”, dichiara Lydia Wekesa, co­responsabile del programma Ict di Ads, “le contadine si sono accorte che i middleman le stanno sfruttando e hanno capito il potenziale che l’utilizzo di questi servizi digitali avrebbe potuto fornirle”.


Frontline Sms è un software open­source usato per raccogliere e distribuire informazioni via sms senza la necessità di avere una connessione internet. Grazie a questo servizio, l’organizzazione ha stretto una collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura del Kenya per fornire un canale di comunicazione diretto tra contadini ed esperti. “Il servizio funziona così:”, spiega il coordinatore, “l’agricoltore che ha un problema invia un messaggio a un numero predefinito dopodiché tutte le domande vengono raccolte e inoltrate agli esperti del Ministero dell’agricoltura, che si recano nel nostro villaggio una volta alla settimana per dialogare con gli agricoltori e rispondere ai quesiti via sms”.

L’utilizzo delle Ict rappresenta quindi, soprattutto per i contadini che abitano in zone rurali e villaggi lontani dai centri abitati, la possibilità di accedere a un’informazione generalmente monopolizzata dagli intermediari e di prendere coscienza sulle potenzialità che il lavoro nell’agricoltura può offrire a livello di vendita dei propri prodotti e di accesso al mercato.

DONNE E TECNOLOGIA DIGITALE

A Cheptais queste dinamiche diventano particolarmente visibili e influenti per le donne. Queste ultime costituiscono l’ampia maggioranza della classe contadina, che si ritrova ad affrontare una condizione sociale difficile legata al passato e che attribuisce all’uomo ogni potere decisionale legato all’economia familiare. Oltre a doversi confrontare con i problemi cronici che affliggono il lavoro nelle campagne, come il costo delle sementi, le piaghe dei raccolti, l’arbitrarietà contrattuale stabilita dai commercianti, “questo meccanismo di distribuzione dei ruoli” afferma l’antropologo Kenneth Bundi Mbaya, che ha seguito da vicino questo programma, ”prevede la donna al lavoro nei campi e l’uomo impegnato nella gestione del raccolto e delle sementi”.

Ma nonostante ciò, i mariti appaiono al momento del raccolto per sparire con i ricavi, influendo negativamente sul reale adempimento del ruolo della donna all’interno della famiglia e della propria comunità. All’interno di questa dinamica, le Ict hanno introdotto un elemento di rottura, consentendo alle donne di riconoscersi afflitte da problemi comuni, e di provare a risolverli insieme attraverso la tecnologia mobile.

“Oggi possiamo comunicare la nostra disponibilità di prodotti attraverso il cellulare”, racconta Rose Kapchanga, un’altra contadina della comunità di Cheptais, “ e i commercianti interessati vengono a prenderli nei centri di raccolta che noi donne abbiamo creato. In questo modo riceviamo il denaro direttamente dalle loro mani, e possiamo metterlo da parte per realizzare piccoli investimenti, e per pagare le tasse scolastiche ai nostri figli, senza che i nostri mariti se ne approprino ingiustamente”. L’utilizzo di tecnologie mobili in agricoltura sono state accolte con entusiasmo dalla popolazione femminile e hanno stabilito un solido contatto con il mondo, rompendo una condizione di isolamento e di solitudine immutata da decenni.

L’esempio di Cheptais mostra come le Icts possono rappresentare uno strumento di empowerement per le donne contadine, consentendo loro di seguire il ciclo di produzione dall’acquisto delle sementi alla vendita e attaccando alla base un consolidato modello di gestione familiare che vede la donna impegnata nella produzione dei prodotti agricoli e l’uomo responsabile della loro capitalizzazione. “Gli uomini cercano di impedire alle loro mogli di partecipare ai nostri corsi,”, continua Gerishon Boyio, “secondo loro le nostre attività interferiscono con il lavoro che le donne devono svolgere a casa. Per risolvere questo problema abbiamo introdotto orari diversi, per consentire alle donne di partecipare secondo le loro esigenze”.

Il cosiddetto ruolo del breadwinner (letteralmente “colui che porta a casa il pane”) viene quindi messo in discussione da strumenti che rendono superflua l’intermediazione maschile. Anche per questo le sfide da affrontare, per gli operatori del dell’organizzazione Ads, non sono pochi. Spesso, però, la principale fruizione dei corsi continua a passare attraverso i figli attraverso i corsi dedicati ai giovani del villaggio, che imparano a utilizzare le Ict e a loro volta insegnano alle madri quanto hanno appreso. La battaglia che si gioca tra le aride colline di Cheptais prescinde quindi dal mero terreno dell’agricoltura, per espandersi alle questioni di genere e all’autonomia delle donne in particolare.

Qualunque siano le conseguenze, è evidente che a Cheptais nulla sarà più come prima. L’innovazione tecnologica è diventata, per le donne del villaggio, un mezzo che ha facilitato il raggiungimento dell’indipendenza e dell’autodeterminazione.

Il reportage è stato realizzato all'interno del progetto Agritools, con il sostegno dell'European Journalism Centre (Ejc) attraverso il finanziamento della Bill e Melinda Gates Foundation