Grazie a una piattaforma online, un gruppo di donne della banlieue di Dakar vendono prodotti alimentari realizzati con materie prime locali

Ubicate a qualche chilometro dal centro cittadino, le banlieu di Dakar sono le zone periferiche della città, dominate da un’architettura fatiscente e colorata dove le attività informali contribuiscono a determinarne la forma. La distribuzione alimentare e la vendita al dettaglio rappresentano il vero motore che anima ogni giorno le strade di questi quartieri.

Le donne, con le loro attività informali, ne sono le vere protagoniste. Tra vicoli e bancarelle, venditori ambulanti, distese di vestiti e oggetti usati, alcuni gruppi di donne hanno unito le forze e creato attività imprenditoriali portando avanti una attività tradizionale e utilizzando i prodotti del proprio Paese. E un altro gruppo di giovani ragazze, nel contempo, ha utilizzato la tecnologia digitale per aiutarle.

Sooretul, che in wolof significa “non troppo lontano”, è un progetto lanciato nel 2014 da una start-up di ragazze senegalesi con l’obiettivo di fornire uno spazio online a queste donne impegnate nella trasformazione di frutti e cereali locali e aiutarle a vendere i loro prodotti.

Awa Caba, co-fondatrice della start-up, ha ventisette anni ed è nata e cresciuta a Dakar. Dopo avere frequentato l’Università nella capitale, diventando ingegnere informatico, ha conosciuto altre ragazze appassionate di tecnologia e sviluppo e, insieme, hanno fondato le “Jjiguène tech hub”, una associazione che ha dato avvio a diversi progetti nell’ambito dell’agricoltura e della formazione nel campo delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) per le donne senegalesi.

“Siamo convinte che lo sviluppo di un Paese”, racconta Awa, “non sia possibile senza la presenza e il lavoro delle donne”. A livello globale, infatti, il 43% della forza lavoro nel settore dell’agricoltura è rappresentato dalle donne e il settore primario, soprattutto in Africa, è quello più sviluppato.

La piattaforma Sooretul mira a valorizzare uno dei mestieri più tradizionali delle donne senegalesi: la trasformazione dei prodotti locali e la produzione di succhi, marmellate, cous cous e altre specialità del Paese.
“Grazie al loro lavoro”, spiega la co-fondatrice del progetto, “queste donne promuovono lo sviluppo e il consumo locale, ma non riescono ad inserirsi in un mercato ormai troppo competitivo per loro, dominato dalla presenza delle multinazionali dell’agroalimentare, soprattutto francesi”.

Per i piccoli produttori e commercianti che non dispongono delle infrastrutture necessarie per sostenere le diverse fasi di produzione e commercializzazione, infatti, l’accesso alla distribuzione a grande scala diventa quasi inaccessibile. Inoltre, la continua crescita del fabbisogno alimentare urbano ha dato vita a una maggiore richiesta di differenziazione dei prodotti di consumo, che richiede ai produttori infrastrutture costose.

Cereali senegalesi come il miglio, il fonio, il mais, il riso e molti frutti locali come l’ibisco, il mango o il bouye (il frutto del baobab) sono tra le materie prime più utilizzate nel Paese per la creazione di prodotti quali il cous cous, sciroppi, succhi di frutta e marmellate. Ma la conseguenza di questo paradosso contemporaneo, come nella maggioranza dei paesi del Sud globale, è che i consumatori trovano facile accesso alle marmellate provenienti dalla Francia o dall’Europa in generale, ma faticano a reperire i frutti della loro terra.

“I consumatori non conoscono i prodotti agricoli senegalesi e le uniche occasioni che avvicinano il cittadino ai frutti della propria terra sono le fiere organizzate periodicamente”, racconta Awa Caba, che si sposta in taxi da un capo all’altro della città, con lo smartphone in mano e un occhio costantemente attento sulla casella mail.

Secondo il rapporto Grain, Fish, Money dell’Africa Progress Panel, le diverse regioni del continente africano sono sempre più dipendenti dalle importazioni, con 35 milioni di dollari di prodotti alimentari (esclusa la pesca) importati in Africa nel solo 2011.

“Attraverso la piattaforma Sooretul”, racconta l’imprenditrice, “il nostro obiettivo è quello di rafforzare le capacità di queste donne e permettere loro, col tempo, di mantenere vivo un settore tradizionale che ha ancora enormi potenzialità per lo sviluppo economico del Senegal”.

La start-up al femminile nelle banlieues di Dakar
Le piccole imprese di donne che collaborano con la piattaforma web sorgono ai margini dell’area metropolitana di Dakar. Thiaroye e Guédiawaye sono due tra le numerose banlieue della regione, situate nel punto in cui la capitale, allontanandosi dall’Oceano, perde la sua morfologia di penisola per omogeneizzarsi con il resto del Paese. Maria e Fouty Service sono due realtà solide, che garantiscono un impiego a decine di donne nei loro rispettivi quartieri e che lavorano nella trasformazione dei prodotti locali.

Mariame Mbodj è la responsabile di Maria, una piccola fabbrica situata nella banlieu di Thiaroye, nata nel 1997 e che da pochi mesi collabora con la piattaforma Sooretul. “Con il tempo abbiamo capito l’importanza di promuovere non solo il consumo dei nostri prodotti a livello nazionale”, racconta la direttrice dell’impresa femminile, “ma anche di produrre entrate per i piccoli produttori delle zone rurali, da cui noi compriamo le materie prime utili al nostro lavoro”.

“La vendita online”, aggiunge Mariame, “costituisce un’apertura rispetto ai metodi tradizionali di vendita dei prodotti trasformati. Oggi tutti dispongono di accesso a internet e la domanda di consumo è più esigente e differenziata”.

Awa Caba effettua periodicamente delle visite nelle banlieu per seguire personalmente la collaborazione tra la piattaforma digitale e questi centri tradizionali di lavoro. “Cerchiamo di sensibilizzare queste donne e di comprendere, giorno dopo giorno, le loro problematiche, in modo da adattare al meglio la nostra tecnologia alle esigenze reali e aiutarle a incrementare il proprio business”, racconta la co-fondatrice di Sooretul. Su ogni transazione finanziaria di vendita e acquisto dei diversi prodotti disponibili sulla piattaforma di e-commerce, la start-up di Dakar ricava una percentuale ed è così che le ragazze ottengono il loro guadagno.

“Il nostro obiettivo è costruire una piattaforma che racchiuda tutte le imprese femminili di questo genere”, spiega Awa, “non solo nella zona urbana, ma anche in quelle rurali”. In questo modo le giovani informatiche hanno pensato alla propria sostenibilità a lungo termine e al contempo all’ideazione di un progetto che garantisca un’entrata stabile per queste donne, fornendo loro l’accesso a nuovi mercati come alberghi e supermercati, strutture che abitualmente utilizzano prodotti di importazione.

Innovazione digitale e tradizione: un’opportunità per la nuova generazione africana
Nel quartiere di Guediawaye, Nafy Diagne Gueye è la direttrice di Fatou, un’altra impresa di donne che lavora con i prodotti locali e che porta il nome della sua nonna materna. Nafy racconta come dopo l’hivernage (la stagione delle piogge), le persone abbandonano la campagna per recarsi nelle zone urbane periferiche in cerca di un lavoro, ritrovando gli stessi problemi delle zone rurali e affrontando le nuove difficoltà del mondo urbano. “A causa della densità di popolazione di queste zone, la domanda di cibo è alta ma le possibilità di acquisto sono molto basse”, spiega la fondatrice di Fatou, “ecco perché abbiamo cominciato a lavorare i prodotti locali e a venderli al dettaglio a poco prezzo”.

La relazione con Sooretul non solo ha permesso al gruppo di donne l’accesso a un inedito target di consumatori, ma ha dato anche la possibilità di esplorare forme di collaborazione con i giovani. “La grande novità dei nostri tempi”, continua la fondatrice di Fatou, “è dovuta al fatto che oggi i giovani hanno un livello di istruzione superiore rispetto ai genitori e stanno comprendendo l’importanza di promuovere il settore primario e tutte quelle attività tradizionali che si stanno progressivamente perdendo”.

Secondo Nafy, la necessità di condivisione dei saperi tradizionali ha per attuali protagonisti i giovani neolaureati. “Senza dubbio Sooretul può rappresentare un’opportunità d’impiego non solo per le donne che fanno già questo mestiere”, insiste la donna, “ma per i ragazzi che vogliono riscoprire le proprie tradizioni e apportare nuove soluzioni innovative”.

Awa Caba torna ogni sera nel suo ufficio, uno spazio di co-working che condivide con altri giovani innovatori. Lei e le sue giovani colleghe si muovono leggere: la loro strumentazione di lavoro consiste in un computer portatile, una connessione internet e il telefono cellulare.

La realtà di una generazione urbanizzata e avida di conoscenza in Senegal prende forma in queste realtà partecipate, laboratori di curiosità aperti verso il mondo. E il settore dell’agroalimentare caratterizza una possibilità di successo per una nuova gioventù africana digitalizzata in un continente capace di nutrire l’intero pianeta.

Il reportage è stato realizzato all'interno del progetto Agritools, con il sostegno dell'European Journalism Centre attraverso il finanziamento della Bill e Melinda Gates Foundation.