La località del Catanese è contaminata da fluoro-edenite, sostanza simile all’amianto usata in edilizia. Perché contenuta in un minerale estratto nella vicina cava. Che ancora non è stata messa in sicurezza

C’era pure chi aveva pensato di farne il deposito regionale di tutto l’amianto smantellato dai tanti paesi siciliani dove ancora il grigio domina. Biancavilla, località alle pendici di sua maestà l’Etna, in fondo è già contaminata e probabilmente lo sarà per sempre. «Qualche tempo fa era stata pure emanata un’ordinanza con cui s’intimava di evitare di fare lavori all’interno delle case, perché anche piantando un chiodo si poteva respirare la polvere», raccontano i cittadini.

 

Questa polvere che arriva dalle pareti delle case e da ogni costruzione realizzata a Biancavilla fino al 2000 è la fluoro-edenite, sostanza oggetto di studio la cui dannosità è stata scoperta proprio nel paese etneo. La spia è stato l’alto tasso di tumori in un luogo dove non c’erano industrie, nessuna fabbrica chimica, nulla di nulla. Dalle prime analisi, sembravano tumori alla pleura dovuti all’amianto, ma erano di molto superiori alla media. Il problema, però, non era l’amianto, bensì una fibra simile, totalmente naturale, di origine vulcanica, contenuta nel minerale estratto da una cava che aveva fatto la fortuna delle imprese edili del posto.

 

La natura, però, si è trasformata da madre in matrigna a Biancavilla: quella cava da cui veniva estratto il materiale con cui è stata costruita gran parte della cittadina — si è scoperto — è cancerogeno. E ha causato centinaia di morti per tumore alla pleura, cinque volte in più rispetto alla media regionale. I dati degli ultimi anni sembrano al ribasso, ma la bonifica promessa non è mai stata completata.

 

Nonostante tutto questo, la popolazione sembra non reagire: «Prima c’era voglia di combattere – spiega Alberto Pistorio, geologo che ha seguito il caso – adesso no. Quando esce una nuova notizia, si accende qualcosa. Poi passa l’attenzione, sia degli abitanti sia delle istituzioni». Nel 2000, anno in cui è iniziata la bonifica, sono stati messi in sicurezza scuole e altri edifici pubblici, oltre alle strade asfaltate con quel materiale che veniva estratto dalla cava. «Un altro discorso riguarda, invece, gli edifici privati, quelli che si conoscono e quelli costruiti fuori Biancavilla».

 

Nel paese dei veleni la fiorente attività edilizia aveva indotto molti a esportare quel materiale anche fuori città, fuori provincia e fuori regione. L’impeto dell’allarme ha portato poi all’immediata bonifica, ma a non essere mai stata bonificata è rimasta proprio la fonte della fluoro-edenite: la cava di monte Calvario, un nome profetico che indica bene ciò che hanno passato le tante famiglie alle prese con più di un tumore per casa.

 

Nei pressi di quella cava oggi pascolano le pecore, mentre d’estate tutto viene incendiato per far spazio a nuova erba con cui dar da mangiare agli animali. Poco più in là ragazzi giocano con le bici sollevando polvere oppure danno calci a un pallone, come fanno tutti i bambini. Ma in un posto in cui ogni frammento di fibra potrebbe portare a un mesotelioma: «Il problema non è soltanto la cava – spiega ancora Pistorio – da lì, se non viene estratto nulla, non si solleva polvere. Il problema è legato alle aree circostanti: le zone esterne alla cava sono vicine al centro abitato e non sono state mai bonificate. Credo che, ancor più che bonificare queste zone, sia importante metterle in sicurezza ed evitare che arrivino lì le persone».

 

Quella grande area doveva diventare un parco urbano, ma ciò non è mai accaduto. «Peggio, quel posto è diventato ricettacolo di inerti – spiega Vincenzo Ventura dell’associazione Symmachia – nel 2017 sono stati stanziati 17 milioni di euro dal governo regionale per completare la bonifica, ma ancora è tutto fermo. Così si continua a morire, anche se la situazione è migliorata». Mentre la politica si risveglia solo in occasione delle elezioni amministrative, a Biancavilla la tutela della salute resta fonte di preoccupazione: «Avevamo un unico punto di riferimento, il medico Marcello Migliore – raccontano i cittadini – ma adesso anche lui è dovuto andare via. Siamo abbandonati». Intanto il male invisibile aleggia su Biancavilla e, a ogni folata di vento, rischia di portare morte.